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La Svizzera all’Eurovision Song Contest e i suoi variopinti alti e bassi

persone ballano
Luca Hänni all'Eurovision Song Contest 2019, a Tel Aviv. Keystone

È l'anno buono? Nemo vincerà l'Eurovision Song Contest per la Svizzera interrompendo una desolante sequela di sconfitte durata 36 anni? In attesa di una vittoria, una panoramica degli alti e bassi elvetici in questa caleidoscopica competizione.

A fine febbraio, il rapper svizzero Nemo è stato scelto per rappresentare la Svizzera nella città svedese di Malmö. La sua canzone, The Code, un esuberante mix di rap, drum’n’bass, opera lirica e artcore, è stata ben accolta, al punto che il 24enne è balzato in testa ai pronostici come vincitore della gara.

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Resta da vedere se The Code saprà convincere il pubblico che voterà da circa 140 Paesi durante la semifinale il 9 maggio e poi, si spera, durante la finale l’11, ma gli facciamo gli auguri.

Attenzione, comunque. È meglio non farsi troppe illusioni. Parte del problema è che la Svizzera nel 1956 vinse la prima edizione dell’Eurovision Song Contest, giocata in casa, a Lugano, e da allora è riuscita a inanellare solo una serie quasi ininterrotta di delusioni.

Lys Assia vinse con Refrain e rappresentò la Confederazione anche nel 1957 e 1958. Partecipò alla selezione nazionale anche nel 2011 e nel 2012 (all’età di 87-88 anni), ma la giuria svizzera preferì altri artisti (un giudice paragonò la sua canzone a materiale da “nave da crociera”, innescando una peculiare polemica).

Uomo e donna
Lys Assia con il cantante francese André Claveau all’Eurovision Song Contest del 1958. Claveau vinse, Assia arrivò seconda. Keystone

Per il primo decennio circa, la Svizzera accolse anche artisti non elvetici, da Germania, Francia e Italia, o da più lontano, Esther Ofarim, da Israele nel 1963, e Yovanna, dalla Grecia, due anni dopo.

Inizialmente, sembrò che Ofarim avesse vinto la competizione con la canzone T’en va pas  (Non andartene), ma si dice che la Norvegia abbia cambiato i propri voti regalando la vittoria alla Danimarca, che superò la Svizzera per due punti. Grrrr.

La vicenda non intaccò la brillante carriera di Ofarim che, con il marito Abi, raggiunse comunque un grande successo internazionale, ad esempio con Cindarella Rockefella che nel 1968 salì in testa alle classifiche nel Regno Unito.  

La cantante israeliana Esther Ofarim a Ginevra nel 1963.
La cantante israeliana Esther Ofarim a Ginevra nel 1963. Keystone

Iniziò poi un ventennio di cantanti con passaporto svizzero e di insuccessi (anche se Daniela Simmons raggiunse la seconda posizione nel 1986). Tra loro si conta la Pepe Lienhard Band, che nel 1977 presentò a Londra Swiss Lady, un pimpante tormentone orecchiabile di pop sentimentale che ottenne una discreta sesta posizione e fu una hit in Svizzera. Non male per una canzone che inizia con un assolo di corno delle Alpi.

Nonostante il titolo, la canzone era in tedesco, in osservanza a una richiesta dell’Eurovision in vigore dal 1977 al 1999 che obbligava a presentare un’esibizione in una delle lingue nazionali del Paese partecipante. Per la Svizzera significava tedesco, francese, italiano o romancio (l’unica canzone in romancioCollegamento esterno presentata dalla Svizzera, Viver senza tei, risale al 1989).

Band
La Pepe Lienhard Band (Pepe Lienhard è all’estrema sinistra dell’immagine, con il flauto) durante le qualificazioni nazionali a Zurigo nel 1977. Keystone

Poi arrivò dal Canada una 20enne. Ne partez pas sans moi, cantava Céline Dion in diretta davanti al pubblico televisivo di 600 milioni di persone nel 1988. “Non partire senza di me”. Alle giurie degli altri 20 Paesi non importava se parlasse a un amante o all’autista di un bus, sapevano riconoscere il talento quando lo sentivano. Con l’eccezione della storica rivale della Svizzera, l’Austria, che diede alla canzone presentata dalla Confederazione “nul points” (la Svizzera ricambiò il favore facendo finire il Paese vicino in ultima posizione).

Anche la Francia non salutò positivamente lo sforzo elvetico e diede a Dion un solo punto. La Germania, invece, assieme a Portogallo e Svezia, premiarono la Svizzera con il massimo dei punti, 12. Geopolitica all’Eurovision.

Céline Dion
Céline Dion, con Ne partez pas sans moi, vinse l’Eurovision per la Svizzera nel 1988. Keystone

La Svizzera decise di non partecipare all’edizione 2001 (Ok, fu retrocessa per essere finita negli ultimi sei nel 2000) e nel 2002 ritornò con Dans le jardin de mon âme (Nel giardino della mia anima) scritta e interpretata dalla cantante pop Francine Jordi. Anche un deludente 22esimo posto non riuscì a scalfire il sorriso permanente dal volto di Jordi che ebbe una carriera di successo come cantante e presentatrice televisiva.

Francine Jordi
Francine Jordi cantò per la Svizzera in Estonia nel 2002. Keystone

Entriamo ora nell’epoca oscura della Svizzera all’Eurovision Song Contest, quando il Paese si classificò raramente per la finale – e, se ci riusciva, terminava il concorso a metà classifica. La Confederazione aveva tutte le intenzioni di far bene nel 2007 e la Società svizzera di radiotelevisione (di cui fa parte anche SWI swissinfo.ch) scelse la star elvetica della dance René Baumann, meglio conosciuto come DJ Bobo (che raggiunse il successo internazionale con brani del calibro di Chihuahua). “È un peccato che gli svizzeri che pagano il canone finanzino un’esibizione straniera. La gente dovrebbe opporsi”, disse DJ Bobo.

Le aspettative erano alte – DJ Bobo, dopotutto, aveva venduto milioni di dischi a livello globale – ma Vampires are alive (I vampiri sono vivi) non arrivò neppure in finale. Quell’anno l’intera gara si tinse di note più inquietanti, molto probabilmente a causa della vittoria l’anno precedente della band finlandese Lordi, i cui membri, vestiti da mostri diabolici, avevano sbaragliato la concorrenza “politically correct” con la loro Hard Rock Hallelujah.

If we all give a little (Se tutti donassimo un po’) della band svizzera six4one, creata a tavolino quell’edizione 2006, non ebbe alcuna chance contro i finlandesi.

L’anno seguente, neppure una polemica attorno a critiche di satanismo da parte degli ambienti cristiani riuscì a creare il “buzz” sufficiente per aiutare DJ Bobo.

DJ BOBO
DJ Bobo fece del suo meglio. Keystone

Le scelte sorprendenti proseguirono nel 2013, quando una band dell’Esercito della salvezza, con la partecipazione del 95enne Emil Ramsauer al contrabbasso, fu nominata concorrente per la Svizzera. Le cose non iniziarono con il piede giusto, in quanto non poterono competere con il nome “Heilsarmee” (tedesco per “Esercito della salvezza”) o salire sul parco in uniforme, a causa del divieto di portare in scena contenuti politici o religiosi. Fecero quindi come Prince e divennero “Takasa” (acronimo di “The Artist Known As Salvation Army”, L’artista noto come Esercito della salvezza).

Comunque, non aiutò, e anche loro non accedettero alla finale. Ramsauer, ad oggi ancora il più vecchio partecipante di sempre all’Eurosong, morì nel 2021, a 103 anni.

Heilsarmee/Takasa
Heilsarmee/Takasa sul palco in Svizzera nel 2013. L’Eurovision si tenne a Malmö, come quest’anno. Keystone

Le delusioni proseguirono fino al 2019, quando il telegenico muratore divenuto pop-star Luca Hänni, che nel 2012 aveva vinto la versione tedesca del format “Pop Idol”, si classificò quarto. Era dal 1993 che la Svizzera non raggiungeva la top-5.

Gjon Muharremaj, alias Gjon’s Tears, fece meglio nel 2021 (il Covid fermò la competizione nel 2020) con Répondez-moi (Rispondimi) finendo sul terzo gradino del podio.

Il partecipante di quest’anno, Nemo, succede a Remo Forrer, la cui Watergun (Pistola ad acqua), una power ballad che parla di conflitti e senso di impotenza, non riuscì a scalare la classifica nel 2023 a Liverpool.

A vincere fu l’Ucraina che, per ovvie ragioni, non può ospitare quest’anno l’evento. Forrer scelse un tema serio in un momento in cui, forse, la gente aveva più voglia di evadere dalla realtà. Se sarà così anche quest’anno, le cose potrebbero mettersi bene per Nemo.

Remo Forrer
Remo Forrer a Liverpool nel 2023. Keystone/Copyright 2023 The Associated Press. All rights reserved

Traduzione e adattamento: Zeno Zoccatelli

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