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Dal topo la risposta alle malattie del secolo?

Ricostruire il sistema immunitario umano in un topo: si presenta come una prima mondiale la scoperta effettuata dall‘Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona.

Il risultato potrebbe rivoluzionare la sperimentazione di metodi e terapie per combattere malattie infettive nell‘uomo.

HIV, epatite C e molte forme tumorali non manterranno i loro segreti ancora a lungo: i loro trucchi potranno essere osservati in azione sul primo modello del sistema immunitario dell‘uomo mai riprodotto su un animale.

Nasce a Sud delle Alpi il nuovo e rivoluzionario modo di studiare l‘immunologia umana. Su un topo. In questo modello in miniatura, ma fedelissimo, diventa per la prima possibile osservare in azione le complesse reazioni con cui l‘organismo si difende dalle infezioni o da un tumore. Prima d‘ora non era possibile osservare questo meccanismo se non in modo molto limitato.

Le idee alla base della scoperta

«In sostanza noi ci siamo basati su due idee: la prima è quella di poter trapiantare cellule staminali umane in un topo neonato – ha dichiarato ai microfoni della RTSI Markus Manz, coordinatore del progetto – in modo da far espandere il sistema immunitario contemporaneamente alla crescita del topo».

«In secondo luogo – continua Manz – abbiamo ritenuto che l‘organo ideale per trapiantare queste cellule staminali fosse il fegato, perché è lì che si formano le cellule del sistema immunitario. Abbiamo quindi inoculato cellule staminali umane nel fegato di un topolino». Che in 3,4 mesi ha ricostruito un sistema immunitario umano completo.

Manz riconosce che non si può essere sicuri al 100; in ogni caso a Bellinzona «abbiamo fatto esperimenti per testare se le reazioni fossero identiche a quelle del corpo umano». Ed è stato il caso: il topo è stato vaccinato contro il tetano; gli è inoltre stato iniettato il virus che provoca la mononucleosi. «L‘animale è stato in grado di produrre una risposta immunitaria con anticorpi e leucociti C, reagendo sia alla vaccinazione sia al virus».

Appurato che il sistema funziona, ora a Bellinzona si dovrebbe provare con virus come l‘HIV, per vedere se agisce in un modo simile. «Oviamente più test faremo, più avremo la certezza che questo sistema immunitario trapiantato nei topi funziona come quello umano», continua Manz, secondo cui se si studiano le cose in vitro la differenza è enorme.

Quali le prospettive?

Incoraggianti, per il dottor Antonio Lanzavecchia, direttore dell‘Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona. «Questo lavoro – ha spiegato – apre per la prima volta la possibilità di studiare il sistema immunitario dell‘uomo in un piccolo animale da esperimento». Per dare un esempio della portata, racconta, basti pensare che il virus HIV – responsabile dell‘AIDS – infetta solo le cellule umane.

«Quindi per studiarlo non c‘era alcun modello sperimentale. Fino a questo momento, perché ora sarà possibile usare il topo col sistema immunitario umano». E cercare nuove terapie contro il virus che, iniettato nel topo, dovrebbe comportarsi esattamente come nell‘uomo.

I farmaci sono ancora lontani ma la scoperta permetterà di velocizzare le procedure: per il professor Lanzavecchia «oggi è stato fatto un grande passo in avanti». Esperimenti di questo tipo sono stati effettuati in moltissimi laboratori in tutto il mondo nel corso degli ultimi 15 anni. Comprensibile quindi l‘orgoglio di tutti i ricercatori dell‘Istituto bellinzonese che sono riusciti a dare corpo a quella che sembrava essere solo una speranza.

E la speranza espressa giovedì a Bellinzona è che questo eccezionale risultato possa sostenere gli sforzi dei ricercatori impegnati nello studio dell‘immunologia umana e di sperimentare nuove tecniche di prevenzione e terapie per la cura di malattie infettive e tumori, che attualmente rappresentano le maggiori sfide in medicina.

swissinfo, Maddalena Guareschi, Lugano

Nato solo nel 2000, il Centro di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona ha già trovato un suo profilo nella ricerca scientifica di punta.

Da quindici anni la scienza cerca di raggiungere i risultati ottenuti adesso dagli esperti della capitale ticinese.

Gli esiti di questi esperimenti sono ora pubblicati dall’autorevole «Science» e riassumono il lavoro di due anni del team, guidato dal 36enne tedesco Markus Manz.

I topi, cui vengono iniettate cellule staminali umane, permettono di ricreare in laboratorio le condizioni identiche a quelle del corpo umano.

Questo permette dunque di osservare direttamente l’effetto di patologie e terapie, senza dover fare ricorso a persone malate.

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