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Diagnosi tardive: e l’aids si diffonde

Migliorare il dialogo tra medici di famiglia e pazienti per contrastare la diffusione dell'HIV Keystone

Uno studio dell'ospedale universitario di Zurigo giunge alla conclusione che troppo spesso i medici diagnosticano in ritardo la presenza del virus HIV.

Per tre quarti dei 62 pazienti seguiti tra il 2002 e il 2004 dal reparto di malattie infettive, la diagnosi non è arrivata nel momento cruciale, quando il virus era ai primi stadi.

Il direttore del progetto di ricerca, il dottor Huldrych Günthard, ha spiegato a swissinfo che le persone contagiate dal virus HIV diffondono più facilmente l’infezione nel corso dei primi 90 giorni. Si tratta della fase «acuta» che si verifica prima che il corpo abbia il tempo di prendere le misure del virus.

«Dai nostri dati risulta che il 72,5% dei casi acuti di HIV non sono stati diagnosticati nel corso del primo contatto del paziente col suo medico», rivela il dottor Günthard.

«Delle ricerche hanno dimostrato che il 30% dei contagi hanno all’origine un’infezione acuta. Chi è colpito da un’infezione acuta contagia più facilmente, perché nel suo sangue e nel suo liquido seminale il virus è presente in modo più massiccio».

«Per questo è importante diagnosticare il più presto possibile le nuove infezioni. Così si può evitare che l’HIV – che conduce all’aids – si diffonda».

Sintomi poco chiari

Il dottor Günthard non è affatto sorpreso dei risultati ottenuti. Confermano altri studi eseguiti a livello mondiale e possono essere estesi al resto della Svizzera.

Anche se le conclusioni dello studio potrebbero essere lette come un rimprovero ai medici, Günthard si rifiuta di puntare il dito contro i suoi colleghi. In effetti, i primi sintomi dell’infezione non sono univoci: febbre, diarrea e microulcerazioni in bocca potrebbero far pensare a molte altre malattie.

«Non voglio dire che i medici non siano bravi abbastanza. Riconosco che diagnosticare la presenza dell’HIV è molto difficile. Ma vorrei che i medici pensassero più spesso a chiedere ai loro pazienti se ritengono che l’HIV possa entrare in considerazione come causa per il loro stato di salute».

«Ci sono dei pazienti», continua il dottor Günthard, «che non raccontano spontaneamente al loro medico se hanno avuto dei comportamenti a rischio, ma che lo farebbero se venisse loro domandato esplicitamente».

L’associazione dei medici generalisti svizzeri non mette in discussione i risultati dello studio condotto da Huldrych Günthard. Riconosce che la bassa percentuale di diagnosi precoci è «plausibile».

Ma il presidente dell’associazione, Hansueli Späth, puntualizza a swissinfo che eseguire un test per l’HIV non è sempre ovvia. «Se si vuole abbassare la percentuale di diagnosi tardiva del virus, il test dovrebbe essere fatto ad ogni visita medica, indipendentemente dalla ragione della consultazione».

«Con un test», continua Späth, «la diagnosi dell’HIV è facile. Il problema è come proporre un test del genere se non è la ragione prima di una consultazione. È nell’interesse del paziente? Chi paga? Chi ha il tempo? Il paziente ha acconsentito?»

Necessità di dialogo

Dal canto suo, l’Aiuto Aids Svizzero invoca un miglioramento della comunicazione tra medici e pazienti.

«Noi raccomandiamo ai pazienti di riflettere sulla possibilità di aver contratto il virus e chiediamo ai medici di famiglia di parlare di questa eventualità», spiega Thomas Lyssy, portavoce del gruppo di prevenzione. «È importante che ci sia un dialogo tra medico e paziente».

«Il virus HIV può colpire chiunque: ricco o povero, giovane o vecchio. Immaginatevi un medico di famiglia di fronte ad un settantaduenne che non reagisce al trattamento per l’influenza. Il medico penserà all’HIV?»

swissinfo, Matthew Allen, Zurigo
(traduzione, Doris Lucini)

Dal 1985, 27’904 test hanno confermato la presenza del virus HIV.
Nel 2004, sono stati registrati 741 nuovi casi di contagio da HIV e 300 nuovi casi di aids conclamata.
17 decessi dovuti all’aids nei primi sei mesi del 2005 (22 nello stesso periodo del 2004).

Stando ai dati dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), durante il primo semestre del 2005, in Svizzera sono state registrate 343 nuove infezioni da HIV. Nello stesso periodo del 2004 erano state 369.

L’UFSP ha lanciato uno studio che si concluderà il 30 giugno 2006. L’obiettivo è di scoprire come e quando la gente viene infettata in modo da poter migliorare la prevenzione in Svizzera.

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