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Disoccupazione: chiudere le porte agli stranieri non serve

La decisione del governo di dimezzare le quote di lavoratori extracomunitari ammessi in Svizzera nel 2010 non servirà a contenere l’aumento della disoccupazione, sostiene l’Unione sindacale svizzera (USS).

Nella sua politica del mercato del lavoro, il Consiglio federale disconosce la realtà, rileva l’economista dell’USS Daniel Lampart. La riduzione del contingente per i lavoratori che non provengono dall’Unione europea (Ue) e dall’Associazione europea di libero scambio (AELS), è «pura cosmetica».

Anche la clausola di salvaguardia, che consiste nel reintrodurre contingenti per i lavoratori dell’Ue, è «una misura placebo», si legge in un’intervista apparsa sabato sulla Neue Luzerner Zeitung.

Secondo Lampart, anche se nessun lavoratore straniero venisse in Svizzera, l’anno prossimo la disoccupazione aumenterà lo stesso. Inoltre, già oggi il numero degli arrivi è inferiore ai contingenti possibili.

Il giro di vite per la manodopera extra-europea deciso venerdì dall’esecutivo federale è legato al persistere della crisi economica. L’anno prossimo potranno essere rilasciati al massimo 2000 permessi B (dimora) e 3500 permessi L (dimoranti temporanei), ossia la metà di quelli concessi nel 2009.

Per i cittadini dell’Ue, il governo esaminerà l’opportunità di invocare la clausola speciale di salvaguardia, detta anche “gigliottina”, nel corso della primavera.

In queste ultime settimane si erano levate numerose voci contro l’afflusso di lavoratori provenienti dall’Ue, mentre la Svizzera è alle prese con un forte aumento della disoccupazione. Anche la ministra dell’economia Doris Leuthard aveva espresso critiche e riserve, dichiarando che il Consiglio federale ha compiuto un errore rifiutandosi di ricorrere lo scorso maggio alla clausola di salvaguardia.

swissinfo.ch e agenzie

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