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Niente contingenti per i lavoratori dell’UE

Il governo svizzero ha deciso mercoledì di non attivare la clausola di salvaguardia prevista dall'accordo di libera circolazione delle persone con l'Unione Europea.

Se la proposta della ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf fosse stata accettata, le imprese svizzere non avrebbero più potuto assumere senza impedimenti personale proveniente dai 15 primi paesi membri dell’Unione Europea, nonché da Malta e Cipro.

Il governo ha rinunciato a reintrodurre dei contingenti per i lavoratori dell’Unione Europea anche se “le condizioni per il ricorso alla clausola di salvaguardia sono soddisfatte”.

Malgrado la situazione congiunturale difficile, il Consiglio federale osserva che, da un punto di vista politico, una simile misura “costituirebbe un segnale negativo e svantaggioso nell’attuale contesto politico europeo”.

Inoltre, il governo sottolinea che il provvedimento (limitazione a 44’000 permessi di dimora) non avrebbe avuto un impatto così importante, che la maggioranza dei cantoni e i partner sociali sono contrari al ricorso alla clausola di salvaguardia e che la reintroduzione dei contingenti avrebbe creato un nuovo ostacolo per le imprese svizzere.

Il Dipartimento federale di giustizia e polizia è comunque stato incaricato di continuare a osservare attentamente il mercato del lavoro e l’immigrazione.

La clausola di salvaguardia contemplata nell’accordo di libera circolazione delle persone con l’UE permette alla Svizzera di limitare di nuovo temporaneamente le autorizzazioni di soggiorno qualora l’immigrazione dovesse assumere proporzioni non auspicate.

Nel caso di un’eccessiva immigrazione, è possibile la reintroduzione dei contingenti per i 15 «vecchi» stati membri dell’UE nonché per Cipro e Malta, con cui la libera circolazione è in vigore senza restrizioni dal 1° giugno 2007 (per gli altri vigono tuttora limitazioni transitorie). La condizione è che il numero di permessi accordati durante un anno superi del 10% la media dei precedenti tre anni.

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