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Ebrei svizzeri: «Singer dovrebbe scusarsi»

Alfred Donath: «Riteniamo che Singer sia abbastanza maturo per capire che deve delle scuse alla Svizzera» Keystone Archive

Dopo lo sconcerto per le accuse fatte dal presidente del Congresso ebraico mondiale alla Svizzera, le comunità israelite svizzere rispono con toni moderati.

La Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) sceglie il compromesso: lettera sì, ma niente scuse ufficiali dal presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC).

Lo scorso mese di gennaio, Israel Singer, presidente della più importante organizzazione ebraica mondiale, aveva suscitato veementi polemiche con un discorso pronunciato a Berlino nell’ambito delle commemorazioni dell’Olocausto, organizzate dal governo tedesco.

In quell’occasione, il presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC) affermava: «La neutralità della Svizzera di fronte all’orrore dell’Olocausto è stata un crimine, come la complicità dell’Austria e il collaborazionismo della Francia».

Reazioni dalla Svizzera

In un’intervista al quotidiano romando «Le Temps» del 27 gennaio, il presidente della Federazione delle comunità israelite svizzere, Alfred Donath, aveva respinto con forza le accuse, annunciando di voler chiedere a Singer delle scuse ufficiali.

La Confederazione aveva invece rinunciato ad un intervento, ritenendo le affermazioni di Israel Singer un’opinione privata, dunque non rappresentativa per la posizione di tutto il Congresso ebraico mondiale (WJC).

Venerdì, la lettera dell’organizzazione degli ebrei svizzeri è partita verso New York, sede del WJC, ma i toni sono stati smorzati. «Nella nostra lettera esprimiamo il nostro disappunto per il discorso tenuto a nome del Congresso ebraico mondiale di cui facciamo parte», ha spiegato Donath a swissinfo. Non si parla più di scuse ufficiali, ma piuttosto di precisazioni.

Colpevole, ma non solo…

Gli ebrei svizzeri tengono ad esprimere «il completo disaccordo con quanto detto, ripetendo che la Svizzera ha fatto il suo esame di coscienza con la Commissione di storici diretta dal professor François Bergier», ha precisato il presidente.

«Anche la Svizzera ha avuto delle responsabilità, ma non si possono fare dei paralleli con i collaborazionisti in Austria o in Francia. Ricordiamo che 30’000 rifugiati ebrei hanno trovato scampo in Svizzera», continua il presidente delle comunità israelitiche svizzere.

In attesa di una risposta

La stesura della lettera ha richiesto alcuni giorni e il testo è stato attentamente vagliato dal comitato della Federazione israelitica svizzera. Rimane la risoluta opposizione alla lettura dei fatti, proposta da Singer: «La condanna negli ambienti ebraici è unanime».

«Il tono della lettera non è cambiato – assicura Donath – ma riteniamo che Singer sia abbastanza maturo per capire che deve delle scuse. Non dobbiamo dirlo direttamente».

Malgrado questo, il presidente della comunità israelitica ritiene «probabile», che il presidente del Congresso ebraico mondiale non darà una risposta alle critiche arrivate dalla Svizzera.

swissinfo

La Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI) critica in una lettera le parole del presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC), Israel Singer.

In un discorso, tenuto il 25 gennaio scorso ad Auschwitz, paragonava l’agire svizzero a quello dei collaborazionisti in Austria e Francia. La neutralità è stata definita un «crimine».

La polemica si sovrappone alla questione dei fondi del WJC, depositati su conti svizzeri. Gli ebrei svizzeri attendono chiarimenti, mentre la giustizia americana indaga.

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