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Il Kosovo in Svizzera, la Svizzera in Kosovo

Hashim Thaci, un eroe nazionale sotto accusa

Folla di persone
Hashim Thaci nel luglio 2020 circondato da ex combattenti dell'UCK. Lo festeggiano al ritorno da un'udienza all'Aia. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved.

Hashim Thaci ha organizzato dalla Svizzera la lotta per la libertà del Kosovo. A quel tempo, attorno alla sua persona, sono stati perpetrati crimini tremendi. Di cosa è incolpato?

Quando 30 anni fa fondò un esercito, Hashim Thaci coniò due nomi che sono rimasti impressi. Si faceva chiamare “Gjarpri”, il serpente. L’esercito fu denominato UCK, Esercito di Liberazione del Kosovo.

Hashim Thaci, oggi 55enne, è nato in una famiglia di contadini, otto figli in una stanza, il bagno nel cortile. È cresciuto nel villaggio di Burja, 300 anime, sulle montagne di Drenica, un focolaio di ribelli.

Partigiano, politico, presidente

Oggi in Kosovo è la figura simbolo della lotta per la libertà contro la Serbia. Il montagnoso Stato balcanico si è liberato 30 anni fa dall’ex grande potenza di cui era una provincia.

Thaci ha organizzato questa lotta e plasmato il Kosovo per decenni: dal 1995 come capo dei partigiani, dal 2000 come politico e dal 2016 come presidente.

Militari e Thaci
Hashim Thaci in abiti civili nei primi anni dell’UCK. La guardia del corpo a destra porta un fucile d’assalto svizzero. SRF, Rundschau

Ora è sotto processo all’Aia con tre coimputati. Il caso riguarda oltre 100 omicidi, oltre 400 casi di tortura e rapimento, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. L’accusa promossa dinanzi al Tribunale speciale per il Kosovo concerne il periodo della Guerra del Kosovo, nel 1998 e 1999.

Mann in Anzug vor Gericht
All’Aia nel novembre 2020. Keystone / Jerry Lampen

Le indagini sono durate decenni. Carla del Ponte, ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia, le aveva iniziate già nel 1999. Tuttavia, non ha portato in tribunale le sue conclusioni sui crimini commessi dalla parte kosovara. Le ha consegnate alle sue memorie nel 2008.

Traffico di armi, crimini di guerra

Nel 2010, il relatore speciale svizzero Dick Marty ha ripreso il filo del discorso per conto del Consiglio d’Europa. Ha parlato anche di crimini di guerra tangibili, traffico di armi, traffico di droga e traffico di organi. Secondo Marty, al centro della criminalità organizzata c’era sempre lui: Hashim Thaci.

Ma le prove? Dick Marty non ne aveva, a causa delle intimidazioni ai testimoni e dell’omertà dei clan kosovari, come ha affermato lui stesso.

Hashim Thaci ha respinto tutte le accuse. Finora nulla è stato provato contro di lui, ma l’UE non risparmia gli sforzi: 312 persone sono sulla lista dei testimoni.

Imbracciare le armi

La storia del giovane Stato del Kosovo è strettamente legata a Thaci e alla Svizzera, dove è stato attivo negli anni decisivi.

Nel 1989 la Serbia di Slobodan Milošević annulla lo statuto di autonomia del Kosovo. Gli albanesi del Kosovo sono spinti a lasciare il lavoro e le scuole. Salgono sulle barricate, per il momento in modo non violento. Hashim Thaci ha 21 anni, è uno studente di Pristina. Dapprima è un attivista per la causa albanese del Kosovo, ma ben presto per resistere imbraccia le armi.

Dal 1993 drappelli di partigiani attaccano posti di polizia serbi: le prime avvisaglie. Segue la reazione della Serbia in rapida successione. Nel 1993 Thaci è incriminato per un attacco alla polizia. Nel 1994 fugge in Svizzera prima del processo. È anche l’anno della fondazione dell’UCK.

Armi per l’UCK

La Svizzera gli riconosce l’asilo come rifugiato politico. Può restare e ottiene una borsa di studio. Nel 1996 si iscrive all’Università di Zurigo e studia storia dell’Europa orientale. Guadagna come manovratore e presto parla correntemente il tedesco e lo svizzero tedesco.

Contemporaneamente, Thaci fa proseliti per l’UCK nella diaspora kosovara. I suoi connazionali in Svizzera ardono di patriottismo. Belgrado sta perseguitando gli albanesi del Kosovo in modo sempre più brutale, cosa si può fare?

Thaci coglie l’opportunità che gli si presenta. L’UCK ha bisogno di armi, denaro e combattenti. Organizza tutto in Svizzera. Le accuse di traffico di armi sono state ripetute centinaia di volte dai media svizzeri, senza prove concrete, ma Thaci non le ha mai smentite.

30’000 uomini sotto le armi

Nell’UCK è anche responsabile dell’addestramento e del reclutamento. La diaspora kosovara in Svizzera conta a quel tempo 130’000 persone. Al suo interno cresce la spinta a lottare per la libertà. Dopo il 1995 sempre più giovani kosovari partono per la loro patria. Un autobus dopo l’altro li porta dalla Svizzera a Pristina: in alcuni giorni si presentano a centinaia. In pochi anni, l’UCK ha sotto le armi 30’000 uomini.

In Kosovo l’UCK rende la sua guerriglia contro la Serbia più professionale. Ben presto si parla di “territori liberati”.

Ma nel 1998 la Serbia contrattacca. 400 villaggi albanesi vanno in fiamme, 300.’000 kosovari sono cacciati con omicidi e saccheggi: è pulizia etnica. Il conflitto raggiunge un livello tale da allarmare la comunità internazionale.

Nel febbraio 1999 gli Stati Uniti convocano una conferenza sul Kosovo a Rambouillet, vicino a Parigi. La Serbia e i kosovari devono risolvere il conflitto al tavolo dei negoziati.

Il “leader invisibile”

Questa è l’ora di Hashim Thaci. Gli Stati Uniti lo hanno identificato come l’uomo forte del Kosovo, il mediatore capo Bob Dole lo definisce il “leader invisibile”. L’ex contadino di Burja irrompe sul palcoscenico della comunità internazionale, definendosi il “direttore politico dell’UCK”.

Thaci, a soli 29 anni, guida la delegazione kosovara ai colloqui di pace. Il comandante in capo della NATO e il Segretario di Stato americano lavorano su di lui. Ma Thaci tiene testa a entrambi. Si rifiuta di convincere l’UCK a consegnare le armi, forte anche del fatto che la parte serba sta facendo ancora meno concessioni.

La reputazione della Serbia è comunque bassa. I crimini di guerra serbi sono commessi sotto gli occhi del mondo: omicidi, stupri, torture, sfollamenti forzati, fosse comuni. La Serbia è il carnefice, il Kosovo la vittima.

Quattro persone
Hashim Thaci nel 1999 con la Segretaria di Stato americana Madeleine Albright, a destra il leader albanese Ibrahim Rugova. Keystone / Thomas Koehler

Nel marzo 1999 i negoziati di pace falliscono e la NATO lancia subito attacchi aerei contro la Serbia, senza un mandato delle Nazioni Unite. Dopo tre mesi, la Serbia ritira le sue truppe dal Kosovo.

La linea rigorosa di Thaci a Parigi gli vale la carica di primo ministro della giovane repubblica.

Mentre la guerra in Kosovo è ancora in corso, nel maggio 1999 la moglie di Thaci, Lumnije, dà alla luce a Zurigo il loro primo figlio. Thaci festeggia la nascita del figlio Endrit, “Luce”, in Kosovo, in un accantonamento dell’UCK.

Sempre armati fino ai denti

Nel giugno 1999 inizia una fase decisiva. Dopo gli attacchi aerei della NATO, i serbi si sono ritirati e in Kosovo c’è un vuoto di potere. Ancora armata di tutto punto, l’UCK provvede a garantire la sicurezza interna.

In questi mesi le unità dell’UCK occupano amministrazioni comunali e distributori di carburante, i centri di potere di questo Stato rurale. Avviano i “biznis”, la dubbia economia sommersa dei clan.

Soprattutto, però, l’UCK si accanisce ora contro i “collaborazionisti”, contro i Rom e la minoranza serba. Gli oppositori politici sono rapiti in massa, tormentati in camere di tortura e stipati in stalle per animali. L’UCK commette crimini che ora sono processati all’Aia. 

Ma Thaci ha commesso lui stesso un omicidio? O perlomeno: era a conoscenza di omicidi e persecuzioni e non li ha fermati?

Esecuzioni nella cerchia ristretta

Già nel giugno 1999 il “New York Times” pubblica un’inchiesta sul Kosovo in cui si sostiene che Thaci avrebbe ordinato l’esecuzione di sei leader rivali dell’UCK. L’inchiesta è stata in seguito messa agli atti della Corte penale dell’Aia.

Nel luglio 1999 sono ritrovati i corpi di 14 contadini serbi giustiziati in un campo aperto durante il raccolto. Vendetta dell’UCK? Anche il massacro di Gracko è un caso per l’Aia.

Due persone a un tavolo
Tre giorni dopo il massacro di Gracko, il ministro degli Esteri svizzero Joseph Deiss visita Hashim Thaci a Pristina nel luglio 1999. La Svizzera apre una rappresentanza in loco. Keystone / Ruben Sprich

Per la prima volta, Thaci si trova a combattere per la sua reputazione e per quella delle sue truppe.

Poi il serpente cambia la pelle. Thaci diventa un politico. L’abito gli sta a pennello, esalta il suo aspetto attraente. Come promesso a Parigi, nel dicembre 1999 l’UCK si scioglie. I suoi capi fondano un partito politico. Thaci ne assume la presidenza.

Negli anni successivi gli investigatori in Italia, Germania e Svizzera ricostruiscono i “biznis” degli ex pezzi grossi dell’UCK. Vengono alla luce traffici di tipo mafioso: droga, armi, prostituzione. Secondo un’analisi dei servizi segreti tedeschi del 2005, Thaci controllava “una rete criminale”. Ma non è incriminato.

“Mi dichiaro non colpevole”

Nel 2008, in veste di presidente del Governo, Thaci dichiara l’indipendenza del Kosovo.

Quando, nel novembre 2020, si rende conto che un processo contro di lui è inevitabile, afferma: “Non permetterò che il presidente della Repubblica debba comparire dinanzi a un tribunale”.

Si dimette e il giorno stesso si reca all’Aia per iniziare la sua detenzione preventiva.

“Mi dichiaro non colpevole”, afferma Hashim Thaci all’inizio del processo nell’aprile 2023.

I suoi avvocati difensori sostengono che l’UCK non era un esercito regolare con catene di comando, ma solo una libera associazione di paramilitari. Se rimarranno dubbi, allora Hashim Thaci, il serpente, si lascerà definitivamente alle spalle tutte le accuse.

A cura di David Eugster

Traduzione: Adriano Bazzocco

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