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Per un caffè “verde”

Le capsule di caffè consumate annualmente si contano ormai in miliardi RDB

Dalle cialde in carta filtrante a quelle in alluminio, passando per quelle di plastica, il caffè porzionato si sta imponendo a livello internazionale.

Semplici e puliti, questi sistemi hanno però anche un impatto ambientale: infatti, le cialde che ogni anno finiscono nella spazzatura si contano già in miliardi.

Secondo stime, attualmente il consumo internazionale sfiora i 10 miliardi di cialde all’anno. Da solo, il leader mondiale Nespresso ha venduto 2,3 miliardi di capsule nel 2006. E la straordinaria progressione del caffè porzionato, secondo le previsioni degli analisti, proseguirà a ritmo incalzante anche nei prossimi anni.

I produttori cercano di dissipare i timori ambientalisti, evidenziando l’ecocompatibilità dei rispettivi articoli. Nespresso sottolinea che le sue capsule sono riciclabili al 100% e spiega che l’energia per la rifusione dell’alluminio è pari al 5% di quella necessaria per la produzione della materia originale.

La concorrente Monodor, fondata dall’inventore del sistema Nespresso Eric Favre nel 1991 dopo aver lasciato la filiale di Nestlé, rileva di aver concepito capsule in polipropilene (plastica), proprio per “trovare un’alternativa all’alluminio, riconosciuto per essere un materiale poco ecologico”.

Autorità federali critiche sull’alluminio

“Dal profilo dell’impatto ambientale, il polipropilene è migliore: si può incenerire tutto insieme, capsule e caffè, guadagnando energia nella combustione dei rifiuti urbani”, conferma a swissinfo Peter Gerber, collaboratore scientifico della Sezione Beni di consumo ed ecobilanci dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).

Per riciclare quelle in alluminio, invece, viene utilizzata molta energia, poiché è indispensabile separare il caffè dal metallo, con un processo di asciugazione e poi di aspirazione, spiega l’esperto.

D’altra parte oggi il tasso di recupero delle capsule Nespresso è del 54%. Ciò significa che il 46% finisce negli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani. Qui solo una piccola parte viene recuperata con i metalli: “Il resto va perso. E così va persa molta energia: quella necessaria per la produzione dell’alluminio”, precisa Gerber.

“L’incenerimento dell’alluminio non inquina, al contrario di quello della plastica. Le plastiche contengono anche materie prime come il petrolio che è una risorsa naturale disponibile in quantità limitata”, replica il direttore di Nespresso Svizzera Marc-Alain Dubois.

Uno sviluppo sotto osservazione

Le autorità federali finora si sono limitate ad osservare la situazione. Ma a dipendenza dall’evoluzione, in futuro potrebbero intervenire, ad esempio fissando una quota minima di riciclaggio, come avvenuto con gli imballaggi di bibite e di cibo per animali, per i quali è del 75%.

Ciò potrebbe avvenire se vi fossero reclamazioni da parte degli enti di smaltimento dei rifiuti, oppure pressioni da parte di organizzazioni di tutela dei consumatori e dell’ambiente.

Le associazioni ecologiste sconsigliano sempre l’utilizzazione dell’alluminio per qualsiasi tipo di imballaggio, anche perché queste “fabbriche rilasciano nell’atmosfera sostanze tossiche”, puntualizza a swissinfo Rudy Bächtold, del WWF Svizzera.

Le responsabilità dei consumatori

Il problema specifico delle capsule di caffè finora non è stato sollevato perché il suo sviluppo è molto recente. Ma il WWF esamina costantemente la situazione e valuta le priorità, spiega Bächtold. Non è perciò escluso che in un prossimo futuro l’organizzazione lanci una campagna di sensibilizzazione su questa problematica.

Una via già intrapresa dalle associazioni dei consumatori attraverso i propri periodici di informazione. A più riprese sono stati scritti articoli per incitare la gente ad evitare le capsule, ricorda la responsabile del settore “Ambiente” presso la Federazione romanda dei consumatori Aline Clerc.

Ma la tendenza appare irreversibile: questo sistema che consente a chiunque di fare rapidamente un caffè come al bar ha già conquistato milioni di persone. Le organizzazioni per la difesa dei consumatori esortano perciò costoro a consegnare le capsule di alluminio ai punti di raccolta.

Nespresso Svizzera promuove e paga il riciclaggio

Lo stesso invito è rivolto regolarmente dalla filiale di Nestlé ai suoi clienti, ricorda il direttore di Nespresso Svizzera. L’azienda promuove e paga il riciclaggio.

Nella Confederazione Nespresso ha istituito più di 1800 punti di raccolta. La società vodese si prefigge di superare la soglia dei 2000 entro la fine di quest’anno, indica Marc-Alain Dubois. Il recupero è eseguito dalla cooperativa IGORA e tutte le capsule vengono riciclate in un centro specializzato nel canton Ginevra.

In Germania il recupero viene effettuato dall’organizzazione “Der Grüne Punkt”, spiega Dubois, aggiungendo che “Nespresso incoraggia e sostiene l’estensione del sistema tedesco ad altri paesi”.

La responsabilità di abbinare il piacere di fare senza sforzi un caffè eccellente a un comportamento rispettoso dell’ambiente è dunque nelle mani dei consumatori.

swissinfo, Sonia Fenazzi

> Il caffè è uno dei generi di consumo più diffusi al mondo.

> Nel 2006 ne sono state prodotte oltre 7,3 milioni di tonnellate.

> In Svizzera ne sono state importate quasi 74mila tonnellate.

> Il consumo annuo pro capite è stato di 8 chili.

Questo enorme mercato si è radicalmente trasformato negli ultimi anni. Le vendite del tradizionale caffè tostato sono costantemente regredite, mentre quelle del caffè predosato sono aumentate in modo massiccio. Da offerta di materia prima, il mercato del caffè si è tramutato in offerta di prodotti finiti con servizi.

Il principale artefice di questa rivoluzione è Nespresso. La filiale autonoma di Nestlé è leader mondiale del caffè porzionato. Nel 2006 il suo fatturato è progredito del 42% a 1,16 miliardi di franchi, con un totale di 1,4 milioni di macchine e 2,3 miliardi di capsule vendute. In Svizzera, il 49% dei clienti acquista le capsule tramite internet, il 27% nelle boutiques Nespresso e il 24% per telefono. Nespresso ha fallito il suo obiettivo di raggiungere una quota di recupero delle capsule del 60% entro la fine del 2005. Alla fine del 2007 era ancora di solo il 54%.

Il numero delle società che si sono lanciate nel lucroso mercato delle monodosi si è moltiplicato in breve tempo e la gamma di prodotti si è notevolmente ampliata.

Oggi si stanno espandendo i cosiddetti sistemi di multibeverage. Vengono già proposte capsule con tè, latte, cioccolata, brodi, e in progetto vi sono quelle di alimenti per bebé e alicamenti.

D’altra parte, la competizione sembra destinata ad accentuarsi nei prossimi anni. Infatti Nespresso si è premunita facendo brevettare i suoi sistemi, in modo che le sue macchine possono funzionare unicamente con le sue capsule. I brevetti scadranno però alla fine del 2011. Gli analisti prevedono perciò che dal 2012 vi saranno società che cercheranno di lanciare sul mercato imitazioni.

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