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Una speranza chiamata stevia

Coltivare stevia in alternativa alla coca Keystone

German Amba ha rinunciato a coltivare coca. Il piccolo contadino boliviano ha trovato un'alternativa "dolce": la stevia. Ora cerca canali di distribuzione per il commercio equo in Svizzera.

Il 52enne è stato invitato dalle organizzazioni Pane per tutti, Sacrificio quaresimale e Mission 21 a compiere un giro di visite nella Confederazione, nell’ambito della campagna ecumenica 2010 “Più giustizia nel commercio”. In parrocchie e scuole, l’agricoltore ha illustrato le esperienze conseguite dalla cooperativa Meprosor nel villaggio boliviano di Santa Fé.

Mission 21 sostiene i coltivatori che producono la cosiddetta “erba dolce”. L’opera missionaria evangelica basilese da dieci anni, tramite la fondazione Uñatatawi, promuove anche la coltivazione di spezie e di erbe medicinali. In tal modo offre un’alternativa di reddito alla produzione di coca.

Obiettivo: certificazione

Con la stevia, i piccoli contadini di Santa Fé guadagnano quasi lo stesso che con la coca, spiega German Amba. La stevia prodotta dalla piccola cooperativa boliviana è già certificata biologica. Ora Meprosor cerca di ottenere anche la certificazione da parte dell’organismo per i marchi del commercio equo Fairtrade Labelling Organizations (FLO).

Amba sta perciò cercando canali di distribuzione solidali in Svizzera. È in trattative con le aziende per il commercio equo Kalebasse, una società di Mission 21, e Max Havelaar.

Domanda ancora esigua

Per ottenere il marchio Max-Havelaar non devono essere garantiti solo condizioni di lavoro dignitose e prezzi equi, ma l’offerta deve rispondere alla domanda. “In Svizzera la stevia è ancora poco conosciuta e la domanda è veramente esigua”, spiega la portavoce di Max Havelaar Vesna Stimac.

Inoltre finora per la stevia non c’è ancora alcuno standard internazionale del commercio equo. Una certificazione solo per il mercato elvetico sarebbe troppo dispendiosa, spiega la portavoce.

Vesna Stimac giudica la stevia un prodotto interessante, “soprattutto dal profilo della politica di sviluppo”. Per i piccoli contadini di Santa Fé rappresenta veramente un’importante alternativa alla coltivazione di coca. Purtroppo, però, “non abbiamo ancora un mercato significativo” per l’erba dolce, conclude.

Contratti con società

I principali acquirenti sono i mercati locali in Bolivia e quelli dei vicini Perù e Cile, dove sono vendute le foglie secche. La cooperativa ha già anche qualche contratto con delle società che trasformano la stevia in dolcificante per i loro prodotti. Ora vorrebbe estendere le vendite all’Europa.

La Svizzera è particolarmente interessante, poiché è l’unico paese in Europa che autorizza gli estratti di stevia. Tuttavia a precise e ristrette condizioni. Ogni nuovo prodotto contenente estratti di stevia come additivi edulcoranti necessita l’autorizzazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Quanto alle miscele per tisane, possono contenere al massimo il 2% di foglie di stevia.

Dalla Bolivia per la Svizzera

Per Heinz Bichsel, responsabile dei programmi in Bolivia presso Mission 21, la produzione per i mercati dell’America latina ha chiaramente la precedenza. L’organizzazione umanitaria sostiene comunque Meprosor nella ricerca di altri sbocchi a livello internazionale.

In maggio è prevista la presentazione in Svizzera di prodotti boliviani. In tale ambito ci sarà anche la stevia. La sfida per i contadini boliviani sarà di convincere i potenziali acquirenti che sono in grado di fornire le quantità richieste di erba dolce, mantenendo la stessa qualità e la certificazione “bio”.

La speranza della cooperativa di Santa Fé è di assicurarsi un certo volume di vendite e prezzi equi.

Franziska Herren, swissinfo.ch e InfoSüd
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

La stevia rebaudiana Bertoni è una pianta arbustiva perenne, poco resistente al gelo, che raggiunge dai 40 agli 80 cm di altezza. Ha piccole foglie lanceolate e fiorellini di colore bianco.

Originaria della zona nord-orientale del Paraguay, questa pianta è conosciuta da millenni dai popoli indigeni del Sudamerica, che utilizzano le sue foglie sia come dolcificante, sia come erba medicinale.

Fu classificata per la prima volta nel 1899 dal ticinese Mosè Bertoni, mentre il chimico Rebaudi fu il primo a studiare la sua sostanza dolcificante.

Il suo potere dolcificante è di circa 250 volte superiore a quello dello zucchero, ma ha zero calorie. L’idea della sua diffusione internazionale come edulcorante ha messo in allarme i produttori di dolcificanti artificiali occidentali.

In Europa, ad eccezione della Svizzera, come pure negli Stati Uniti l’uso dei suoi estratti nei prodotti alimentari è stato vietato, poiché alcuni suoi componenti, come lo steviolo, sono ritenuti cancerogeni.

La presunta dannosità dell’uso della stevia per la salute umana non è finora stata provata scientificamente. D’altra parte non è nemmeno stato escluso tale pericolo. Perciò, le autorità sanitarie svizzere hanno deciso di ammettere l’impiego delle foglie come ingrediente di tisane e degli estratti come edulcoranti, ma solo in minime quantità. Ogni prodotto che li contiene è sottoposto a richiesta di autorizzazione.

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