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Fecondazione artificiale: la Svizzera è prudente

Regole severe in Svizzera per la cicogna artificiale Keystone

In Svizzera, diventare genitori grazie alla medicina è più difficile che altrove. La legislazione sulla fecondazione artificiale è molto restrittiva.

Secondo uno studio, le ragioni di questa situazione stanno nella coalizione insolita fra ambienti conservatori di stampo religioso e la sinistra alleata ai verdi.

L’Italia conosce Severino Antinori, il medico che permette anche a donne anziane di realizzare il sogno di maternità e che parla senza inibizione di clonare l’essere umano

Diversa la situazione in Svizzera: nascere in provetta, utilizzare degli ovuli di donatori terzi o accedere alla banca dello sperma non è così semplice. La legislazione svizzera nel campo della medicina riproduttiva è infatti severa, molto più severa di quella della maggior parte dei paesi industrializzati.

Una ricerca comparata

Uno studio, pubblicato martedì, paragona la situazione Svizzera a quella di altri paesi. Un gruppo internazionale di politologi, sostenuti dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNS), ha esaminato la pratica e la legislazione di undici stati industrializzati.

Le tecniche di riproduzione costituiscono infatti un terreno che ha conosciuto uno sviluppo eccezionale negli ultimi anni. Anche la tecnologia genetica e la biomedicina si avvalgono di strumenti analoghi per disporre della materia prima, le cellule embrionali. Per i legislatori si tratta di una nuova sfida strettamente legata ai valori etici della società.

Le prime forme di regolamentazione sono arrivate ovunque negli anni Ottanta e da lì parte il lavoro dei ricercatori, presentato a Berna. Si tratta del primo studio comparato dei processi decisionali e degli orientamenti politici in questo campo a livello internazionale.

Il FNS parla di conclusioni «piuttosto esplosive politicamente, se si pensa agli attuali dibattiti sulla ricerca sulle cellule staminali e alla crescente concorrenza internazionale».

La situazione all’estero

Particolarmente liberali nel loro approccio alle tecniche riproduttive, si dimostrano il Canada e i paesi cattolici Belgio e Italia. In questi paesi le regole sono poche, si afferma nello studio, e i medici hanno larga autonomia nella scelta delle tecniche da impiegare per realizzare il sogno della coppia sterile.

Inoltre non si pongono delle limitazioni sullo stato sociale o l’orientamento sessuale dei richiedenti. Ma secondo gli autori, questa libertà non è data da una visione particolarmente aperta della società.

«In definitiva è proprio l’assenza di un denominatore comune fra i vari gruppi d’interesse a rendere difficile la stesura di leggi dettagliate che regolino la fecondazione assistita. Questo lascia ai medici una larga autonomia d’intervento», si legge nel rapporto.

Blocco più compatto in Svizzera

In Svizzera, come in Germania e in Norvegia, invece, le leggi sono molto precise e definiscono chiaramente il margine d’azione dei tecnici. In questi paesi si è arrivati anche a proibire la donazione di ovuli e di embrioni o la diagnostica preimplantare.

Le tecniche convenzionali, come la fecondazione in vitro, sono invece permesse ma sottoposte a disposizioni molto severe che richiedono l’autorizzazione di numerose istanze di controllo. Inoltre l’accesso a queste tecniche è riservato alle coppie sposate o almeno stabili.

Questa chiara regolamentazione è ricondotta alla maggioranza trasversale creatasi nei rispettivi parlamenti. Così anche in Svizzera la legge ha trovato il sostegno ai due estremi dello spettro politico.

Da una parte la destra conservatrice, con una forte connotazione religiosa, e dall’altra dei deputati rosso-verdi che tengono a difendere la dignità umana, contro una biomedicina sempre più aggressiva e presente sul mercato. Il dibattito ha coinvolto ampie cerchie, cosa non avvenuta in altri paesi, dove lo Stato si è limitato a regolare sommariamente la questione.

Ma c’è anche in Svizzera c’è una via per aggirare le regole, come afferma a swissinfo Christine Rothmayr, coautrice dello studio: «Esiste sicuramente un turismo della tecnologia riproduttiva che non esclude la Svizzera. Chi vuole fare ricorso alla scienza per avere dei bambini, se non può farlo in Svizzera, trova disponibilità altrove».

swissinfo e agenzie

Lo studio paragona 11 paesi industrializzati
la Svizzera, con Germania e Norvegia, fa parte dei paesi con una regolamentazione restrittiva
Si accontentano di norme minime: Canada, Belgio e Italia

La legge sulla medicina riproduttiva è nata come controprogetto indiretto all’iniziativa popolare – nel frattempo rifiutata – per la tutela dell’uomo contro le manipolazioni nell’ambito della tecnologia riproduttiva.

La legge svizzera sulla medicina della procreazione, in vigore dal 2001, tutela la dignità umana, la personalità e la famiglia e vieta gli abusi della tecnologia riproduttiva e dell’ingegneria genetica.

Essa fa del benessere del nascituro il proprio obiettivo supremo e vieta la conservazione di embrioni, la donazione di ovociti e l’esame genetico dell’embrione in provetta.

Un servizio della Confederazione conserva i dati relativi al donatore dello sperma, che sono accessibili al figlio nel caso questo ne faccia espressa richiesta.

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