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Una «farfalla» brilla a Hollywood

Nata nel 1979 a Teheran, Talkhon Hamzavi è arrivata in Svizzera all'età di 7 anni. Keystone

La regista svizzera-iraniana Talkhon Hamzavi è in lizza per un Oscar, con il corto metraggio «Parvaneh», che racconta la storia di una rifugiata. Un risultato straordinario, tanto più che la cineasta ha realizzato il film nell’ambito del suo lavoro di diploma.

Tutti hanno l’aria molto nervosa: il produttore Stefan Eichenberger, i professori di cinema dell’Alta scuola di Belle Arti di Zurigo (ZHDK) e i membri della troupe, arrivati a Los Angeles all’inizio della settimana. La regista, Talhon Hamzavi, lascia trapelare invece un’aria di calma e di forza. «Non si può essere nervosi dal mattino alla sera», risponde al telefono «Tali», come viene chiamata da tutti, tra due appuntamenti nella città degli angeli.

Sì, poiché l’équipe deve «far campagna» per convincere i membri dell’AccademiaCollegamento esterno a votare per «ParvanehCollegamento esterno» (farfalla in farsi), film realizzato nel 2012 nell’ambito del lavoro di diploma e scelto, con altri quattro cortometraggi (su 141 selezionati in un primo tempo), nella categoria «Live Action Short Film».

In 24 minuti, Talhon Hamzavi racconta la storia di una giovane richiedente l’asilo, Parvaneh, che vive in un centro d’accoglienza nel canton Svitto, in attesa della decisione delle autorità. Quando viene a sapere che il padre, rimasto in patria, è malato, decide di inviargli dei soldi. Per racimolare qualche franco, lavora in nero da un contadino del posto, il quale approfitta però della situazione per non pagarle tutto ciò che le deve.

Il viaggio a Zurigo, dove si reca per inviare i soldi al padre, sarà costellato da numerosi choc: tra le montagne del canton Svitto e la metropoli turbolenta, tra la giovane donna velata – magnificamente interpretata dall’attrice Nissa Kashani, vodese di origine iraniana, come la regista – e la giovane punk che le viene in aiuto e tra le relazioni genitori-figli nelle due culture. Le belle immagini del cameraman Stefan Dux e la messinscena semplice e acuta rivelano, senza lunghi dialoghi, la solitudine di Parvaneh e la nascita di un’amicizia.

Numerose distinzioni

La «farfalla» ha già una lunga storia di premi, poiché ha vinto la medaglia d’argento dell’Oscar del miglior film studentescoCollegamento esterno nel 2013 e ha ottenuto numerose distinzioni in diversi festival. È quindi la seconda volta che Talkhon Hamzavi si reca a Hollywood.

Nata nel 1979 a Teheran, la regista è arrivata in Svizzera all’età di sette anni ed è cresciuta nel canton Argovia. Respinge ogni parallelo tra la sua vita e quella della sua eroina, anche se secondo il produttore Stefan Eichenberger, Tali «conosce sicuramente sulla sua pelle questa sensazione di sbarcare in un mondo totalmente sconosciuto». Come se volesse lasciare una distanza tra la sua biografia e Parvaneh, Talkhon Hamzavi le ha del resto dato un’identità afghana e non iraniana.

Anche se il cinema è sempre stato la sua passione, la giovane donna non ha potuto lanciarsi subito in uno studio artistico. «I miei genitori, loro stesso artisti, conoscono la precarietà di una simile carriera. Sono tutti e due pittori e hanno voluto che seguissi prima un apprendistato».

Ed è ciò che ha fatto. Dopo aver ottenuto un diploma di assistente di studio medico a Baden (Argovia), ha lavorato ancora due anni in questo settore. Fino a quando la sua fibra artistica è tornata prepotentemente alla ribalta. Prima ha seguito un «pre-corso» artistico ad Aarau, poi ha ottenuto una maturità professionale a Zurigo prima di iscriversi alla ZHDK, all’età di 25 anni.

Oscar e cinema svizzero

La cinematografia svizzera non si ritrova naturalmente sotto le luci della ribalta ogni anno quando vengono attribuite le 24 statuette dorate.

Nelle statistiche ufficiali dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, con due Oscar e cinque nomination, la Svizzera occupa una classifica onorevole tra i paesi non anglofoni.

L’Italia arriva in testa (11 statuette/28 nomination/3 premi speciali). Seguono la Francia (9/36/3) e la Spagna (4/19). Dietro alla Svizzera vi sono paesi come il Canada (1/6), il Giappone (1/12/3) o la Russia (1/5).

I due film svizzeri ricompensati con l’Oscar del miglior film straniero sono «La diagonale du fou» di Richard Dembo (1985) e «Viaggio della speranza» di Xavier Koller (199d1).

Tra i nominati, vi sono, tra gli altri, il documentario «War Photographer» di Christian Frei (2002) o «Auf der Strecke», cortometraggio di Reto Caffi (2008).

Il produttore basilese Arthur Cohn ha ricevuto dal canto suo tre Oscar per il miglior documentario nel 1962, 1991 e 2000.

Altro laureato meno conosciuto: la casa di produzione Praesens Film, creata nel 1924 dal pioniere dell’aviazione Walter Mittelholzer, uno dei primi direttori di Swissair. Questa società ha ottenuto tre nomination e tre Oscar: migliore sceneggiatura per «Marie-Louise» nel 1945, migliore attore bambino a Ivan Jandl nel 1948 e migliore sceneggiatura originale per «Die Gezeichneten» nel 1948.

Inserito nella prima selezione per il miglior film straniero in ottobre, il lungometraggio svizzero «Der Kreis» non ha invece avuto l’onore di figurare nella «shortlist» (5 film) per la cerimonia finale.

L’87esima edizione degli Oscar si terrà il 22 febbraio a Los Angeles.

Altre culture

Il cambiamento di carriera non costituisce l’eccezione tra gli apprendisti cineasti. «La metà dei nostri studenti ha una maturità professionale e proviene da orizzonti diversi, dall’informatica al settore commerciale», spiega Bernhard Lehner, montatore, direttore del bachelor e professore di Talhon Hamzavi.

L’ex studentessa non è neppure la sola ad avere radici culturali diverse. «Vi sono molti giovani come lei, precisa il professore. Forse questi antagonismi culturali creano un terreno fertile per i racconti cinematografici».

Il professore non nasconde tuttavia che Talhon Hamzavi si è rapidamente distinta. «I suoi lavori hanno sempre ottenuto le note migliori, ciò che succede solo per due o tre studenti ad ogni anno di corso. È una persona molto calma, timida, riservata. Aveva già trovato un intreccio molto forte per il suo film di bachelor». «Taub» (Sordo, 2010) raccontava la storia di una coppia alla deriva – alcol e medicinali – e di un incidente provocato dai sonniferi amministrati per sbaglio dai figli.

«Tali è estremamente precisa e scava molto su questi soggetti, prosegue Bernhard Lehner. Costruisce le sue fiction su temi realisti. Ciò che colpisce è che con la sua grande riservatezza e la sua modestia, traccia un così bel cammino. Non fa teoria, sa ciò che vuole e va molto d’accordo coi membri della sua troupe».

Il produttore Stefan Eichenberger, che ha studiato con lei come diversi altri membri dell’équipe, conferma: «È molto intuitiva, non riflette per cent’anni. Bisogna imparare a darle fiducia, poiché non spiega come mai vuole fare le cose in tale o tal altra maniera».

Casting «molto fortunato»

Le riprese di «Parvenah» non sono state facili, rileva Stefan Eichenberger. «Abbiamo girato in un vero centro a Morschach, nel canton Svitto, con veri richiedenti l’asilo, e a Zurigo. Il tutto in dieci giorni», racconta. Per Susan Müller, responsabile del casting di «Parvaneh», la ricerca di attori per il film si è rivelata un’esperienza «molto fortunata».

«Tali aveva un’idea ben precisa degli attori che voleva nel film Conoscevo Nissa Kashani, che ha studiato alla Manufacture di Losanna e che avevo incontrato un anno prima nel quadro della piattaforma ‘JungeTalente.chCollegamento esterno’. Sapevo che Nissa parlava un po’ tedesco. Ho proposto le due attrici a Tali, che dopo averle incontrate ha subito detto sì».

«È magnifico che il film sia riuscito ad andare così lontano», si rallegra Susan Müller. «Qualunque sia il risultato, è già un esito positivo», afferma Bernhard Lehner. La ZHDK, che a Los Angeles sarà rappresentata dalla professoressa di Stefan Eichenberger, seguirà la cerimonia in diretta nel cinema della scuola. «Stapperemo in ogni caso lo champagne!», annuncia Bernhard Lehner.

In California, la troupe di «Parvaneh» si prepara alla lunga notte del 22 febbraio. La «campagna degli Oscar» è sostenuta finanziariamente dall’ente di promozione Swiss Films, dalla Radiotelevisione Svizzera e dall’Ufficio federale della cultura.

Un’eventuale statuetta andrebbe ad aggiungersi a un palmarès svizzero che, nell’ambito della fiction, è rimasto lo stesso dal 1991. In quell’anno, Xavier Koller aveva ottenuto l’Oscar del miglior film straniero per «Viaggio della speranza». Un viaggio che è anche quello di Parvaneh nel film di Talkhon Hamzavi e, forse, anche quello della regista verso la «fabbrica dei sogni». A conferma di quello che dicono i suoi colleghi e i suoi amici, resta modesta: «Sto scrivendo il mio primo lungometraggio. Ci vuole molto tempo… non posso ancora dire nulla».

(traduzione di Daniele Mariani)

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