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Gettate le basi del dopo fondi Abacha

Il presidente Olusegun Obasanjo ricevuto dal suo omologo svizzero Moritz Leuenberger swissinfo.ch

I presidenti svizzero e nigeriano hanno espresso il loro compiacimento giovedì a Berna per la cooperazione tra i due paesi nella vicenda dei fondi Abacha.

Berna e Abuja vogliono ora negoziare diversi accordi bilaterali.

Il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger ha ricevuto giovedì a Berna il suo omologo nigeriano Olusegun Obasanjo. Alla riunione erano presenti pure i consiglieri federali Micheline Calmy-Rey e Christoph Blocher.

Nella conferenza stampa congiunta al termine dell’incontro, i due presidenti hanno lodato la reciproca collaborazione nella vicenda dei fondi depositati in Svizzera dall’ex dittatore nigeriano Sani Abacha.

«Un esempio» – ha detto Leuenberger – di soluzione dei problemi tra le istituzioni dei due paesi. Anche Obasanjo ha citato il caso a «modello», anche se la soluzione «ha richiesto un po’ di tempo».

La Svizzera ha restituito il 99% della somma bloccata nelle sue banche. Soltanto sette milioni di dollari rimangono oggetto di un procedimento giudiziario. Il generale Abacha e il suo clan avevano spadroneggiato in Nigeria dal 1993 sino alla morte del dittatore, nel 1998. Secondo alcune stime, avrebbero sottratto dalle casse della Banca centrale della Nigeria circa 2,2 miliardi di dollari.

Sviluppo sì, buon samaritano no

Nel corso della conferenza stampa, Moritz Leuenberger ha pure affermato di voler fare dell’Africa uno dei «punti forti» del suo anno presidenziale.

La Svizzera deve impegnarsi per lo sviluppo sociale ed economico del continente, ha indicato in seguito Moritz Leuenberger, ma Berna non deve però cercare di svolgere il ruolo del «buon samaritano» nelle crisi politiche.

Oltre a presentare la situazione economica, politica e sociale del suo paese e dell’Africa occidentale in generale, Obasanjo ha da parte sua evocato la crisi che sta attraversando il Ciad: «Non dobbiamo abbandonare questo paese», ha dichiarato. Facendo eco a quanto detto da Leuenberger, il presidente nigeriano ha però insistito sulla necessità che siano gli Stati e le organizzazioni africane ad occuparsi della gestione dei conflitti.

Diversi accordi in vista

In materia di relazioni bilaterali, Berna e Abuja intendono negoziare accordi sulla doppia imposizione fiscale e sul traffico aereo (diritti di volo reciproci). Un testo sulla protezione degli investimenti è già in vigore e un altro sul ritorno dei candidati all’asilo respinti deve ancora essere ratificato dalla Nigeria.

Obasanjo ha promesso di fare il possibile per accelerare la procedura, ha indicato il portavoce di Leuenberger André Simonazzi.

Oltre alle relazioni bilaterali, il consigliere federale e il suo ospite hanno evocato la questione dei diritti umani, della lotta contro il «divario digitale» e l’importanza della cooperazione nell’ambito di istituzioni multilaterali come l’ONU.

swissinfo e agenzia

La Nigeria è il terzo partner commerciale più importante della Svizzera in Africa (dopo il Sudafrica e la Libia).
Dopo la Libia, la Nigeria è il più grosso esportatore di greggio verso la Svizzera.
Sul fronte delle esportazioni, la Nigeria è il principale mercato in Africa per i tessili svizzeri e il secondo in Africa nera per tutta una serie di merci come i prodotti chimici, le macchine, gli strumenti, ecc.
A causa delle importazioni di petrolio, da anni la bilancia commerciale della Svizzera nei confronti della Nigeria è negativa.

Tra il 1993 ed il 1998, Sani Abacha aveva approfittato del suo potere per versare suoi propri conti circa 2,2 miliardi di dollari (2,8 miliardi di franchi) di fondi pubblici.

Abacha piazzò una parte del capitale, circa 700 milioni di dollari, nelle banche svizzere. Nel 1999, poco dopo la morte del dittatore, questi soldi furono congelati.

Nel dicembre 2003, la Svizzera ha restituito allo Stato nigeriano una prima fetta di 200 milioni.

Nel febbraio 2005, il Tribunale federale ha deciso la restituzione di ulteriori 458 milioni.

In settembre la Banca mondiale ha confermato il versamento di 290 milioni. Ad inizio novembre, è stata sbloccata l’ultima tranche di 170 milioni.

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