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Gli Afgani di Svizzera in favore degli attacchi aerei USA

Zemarey Hakimi, direttore dell'Istituto Afgano di Bubenberg swissinfo.ch

La comunità afgana in Svizzera, secondo un suo rappresentante, è favorevole agli attacchi militari statunitensi contro l'Afghanistan in risposta agli attentati terroristici del mese scorso a New York e Washington, che hanno provocato più di 5'600 vittime.

Per Zemarey Hakimi, che vive in Svizzera dal 1972 e gestisce l’Istituto Afgano di Bubenberg, vicino a Basilea, la comunità di espatriati afgani in Svizzera considera i bombardamenti diretti contro dei terroristi e perciò positivi.

D’accordo con il 52enne ingegnere dell’Afghanistan settentrionale è anche un suo amico Paul Bucherer-Dietschi, fondatore dell’Istituto afgano: “Gli afgani sanno che da soli non sono in grado di combattere le organizzazioni terroristiche basate nel loro paese.”

Il ruolo del vecchio re

Durante una conferenza stampa Bucherer ha anche detto che l’ex re dell’Afghanistan Mohammed Zahir Shah potrebbe rappresentare una soluzione per l’Afghanistan: “Il re è l’unica persona che non ha le mani macchiate di sangue e viene rispettato da molti.”

Il re che vive in esilio vicino a Roma da quasi 30 anni, fu rovesciato nell’estate del 1973 mentre era in vacanza in Italia. Da allora non ha mai più rimesso piede nel suo paese. Il colpo di stato incruento fu eseguito da suo cugino, Sardar Mohammed Daoud Khan, che era il segretario di stato.

Nonostante fosse visto all’epoca come un leader senza molto carisma, il re – secondo Bucherer – suscita ancora nostalgia nel popolo afgano per l’era che rappresenta.

Hakimi aggiunge: “Durante il suo regno la gente era felice.” Ma Zahir Shah, cui sono rimasti leali molti afgani, nonostante sia ancora in ottima salute, ha già raggiunto l’età di 84 anni, per cui il tempo stringe.

Due tipi di Talebani

Durante la conferenza stampa Bucherer ha sottolineato che esistono due tipi diversi di talebani, gli “afgani” e gli “internazionali”. Questo secondo gruppo, agli ordini di Osama bin Laden, è composto principalmente di mussulmani che provengono da paesi come la Tunisia, l’Algeria, il Pakistan, il Sudan e le Filippine. “I Talebani internazionali hanno i soldi e i Talebani afgani hanno bisogno di quei soldi per sopravvivere”, spiega Bucherer.

Una volta Bucherer chiese a dei giovani soldati talebani perchè seguivano gli estremisti mussulmani, i talebani “internazionali”: “Perché sono gli unici a Kabul a mangiare due pasti caldi al giorno.”

L’Istituto Afgano

Fondato da Bucherer e da sua moglie nel 1974, l’istituto è considerato ormai sia dagli afgani che dall’Unesco un vero santuario ufficiale per la conservazione del patrimonio culturale e artistico afgano. Il museo ha in prestito persino artefatti antichi di 4 mila anni, che saranno restituiti all’Afghanistan non appena il paese sarà di nuovo sicuro.

Non solo dalle bombe ma anche dai Talebani iconoclasti. Per preservare la loro versione di un paese integralista islamico credono sia giusto distruggere oggetti antichi che facciano riferimento a qualsiasi altra tradizione che non sia quella islamica (vedi la distruzione dei Budda giganti).

Billi Bierling

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