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Hani Ramadan inciampa nella legge sulla scuola

Hani Ramadan è deciso a lottare Keystone

Il governo di Ginevra licenzia l'insegnante mussulmano Hani Ramadan.

Il suo comportamento in varie occasioni e le sue posizioni in favore della sharia, pubblicate in un articolo di Le Monde, sono incompatibili con la sua carica.

Hani Ramadan, cittadino svizzero di origine egiziana, è docente di francese in una scuola pubblica e dirige contemporaneamente anche il Centro islamico di Ginevra, un centro minore nel panorama mussulmano elvetico.

Di origine egiziana e naturalizzato svizzero, è un nipote di Hassan al-Banna, fondatore dell’organizzazione dei “Fratelli mussulmani” in Egitto. Espulso dal suo Paese, era fuggito in Pakistan, da dove, munito di documenti pachistani, era giunto in Svizzera.

Nel 1995 ha ripreso dal padre, Said Ramadan, la direzione del Centro islamico, la più piccola delle due istituzioni religiose e culturali islamiche di Ginevra.

Pur non essendo stato nominato ufficialmente, Ramadan è considerato l’imam della sua comunità.

In varie occasioni si è espresso in modo poco consono alla sua funzione di insegnante, difendendo posizioni estremistiche: durante manifestazioni pubbliche, nell’ambito di discorsi e, di recente, in un articolo pubblicato da Le Monde.

Il 10 settembre, nel prestigioso quotidiano francese, Hani Ramadan aveva difeso la sharia e giustificato la lapidazione in caso di adulterio. L’11 ottobre è sospeso dall’insegnamento con effetto immediato.

Parallelamente il governo cantonale di Ginevra chiede all’ex procuratore generale Bernard Bertossa di indagare sulle attività di Hani Ramadan.

Fedeltà allo Stato

L’insegnante è venuto meno al suo dovere di fedeltà nei confronti dello Stato, scrive Bertossa nel suo rapporto. Il docente ha infatti “difeso pubblicamente opinioni contrarie ai valori che la scuola pubblica ha quale missione di difendere e di trasmettere”.

Secondo l’art. 120 della legge sull’istruzione pubblica del cantone, che risale al 6 novembre 1940, “i funzionari dell’istruzione pubblica devono osservare nel loro comportamento la dignità che corrisponde alle responsabilità che hanno nei confronti del Paese. I funzionari devono essere laici. Si può fare una deroga solo per il corpo insegnante universitario”.

Il principio della laicità

L’incarico di direttore generale del Centro islamico di Ginevra conferisce a Ramadan il ruolo di un imam. Al riguardo, l’inchiesta ha stabilito che il direttore “detiene un potere generale che gli conferisce un’influenza dominante sulla comunità. Come imam dirige infatti la preghiera, pronuncia prediche in occasione delle cerimonie del venerdì e celebra i matrimoni religiosi”.

L’insegnante – nota ancora Bertossa – esercita dunque funzioni ecclesiastiche “incompatibili con il dovere di laicità prescritto dalla legge sulla pubblica istruzione”. Va detto che nel cantone di Ginevra vige una rigida separazione fra Stato e religione e il principio di laicità è “sacro”.

Hani Ramadan era già stato avvertito a due riprese nel 1998 e nel 2000 ma non aveva modificato il suo comportamento. Di recente ha promesso di ricorrere, se necessario, fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo. A swissinfo ha comunque confermato di voler presentare ricorso contro la decisione di sospenderlo dall’insegnamento.

I commenti dei giornali romandi

I due principali quotidiani di lingua francese danno ampio risalto alla vicenda di Hani Ramadan.

Le Temps giustifica la decisione del governo ginevrino. Secondo il giornale, il Consiglio di Stato non vieta a Hani Ramadan di esprimersi. Dichiara semplicemente che la carica di imam del Centro islamico di Ginevra e la pubblicazione di alcuni suoi propositi in un giornale internazionale sono incompatibili con la funzione di insegnante.

Il quotidiano sottolinea pure che Hani Ramadan non ha fatto altro che mettere continuamente alla prova il suo datore di lavoro e che quest’ultimo gli aveva fatto capire a più riprese e con determinazione, quali erano i limiti. Lo stato di diritto, scrive il quotidiano romando, non è negoziabile.

Anche la Tribune de Genève pone l’accento sull’importanza della laicità nel cantone di Ginevra e loda l’ex procuratore Bernard Bertossa che ha insistito sul rispetto scrupoloso del “dovere di laicità”.

Evitando la trappola dell’articolo pubblicato da Le Monde, scrive la Tribune, Bertossa pone l’accento sul dovere di lealtà dei funzionari pubblici nei confronti dello Stato.

Nel suo rapporto l’ex procuratore amplia e precisa la nozione di obbligo di discrezione, scrive la Tribune de Genève, suggerendo al contempo ai governanti di non abusarne, limitando troppo la libertà di espressione dei funzionari.

Elena Altenburger, swissinfo

Fino a che punto un insegnante di una scuola pubblica può esprimere le sue opinioni apertamente? A questa domanda hanno rispostro, senza mezzi termini, il governo ginevrino e l’ex procuratore Bernard Bertossa.

Basta rispettare i doveri di laicità, fedeltà allo Stato e il dovere di discrezione.

Centro islamico, diretto da Ramadan, piccola comunità, frequentato da giovani, politicizzato
Fondazione culturale islamica, aperta a tutti, più grande, frequentata dalle cerchie mussulmane più disparate

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