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I grandi inquinatori nel mirino della conferenza di Bali

Le emissioni di gas ad effetto serra minacciano gli equilibri ambientali sul nostro pianeta Keystone Archive

I rappresentanti di 190 paesi si riuniscono da lunedì sull'isola indonesiana di Bali per lanciare una serie di trattative in vista della conclusione di un nuovo accordo sul clima entro il 2009.

A detta del capo della delegazione svizzera, Thomas Kolly, è importante che anche gli Stati uniti e i paesi emergenti, grandi produttori di CO2, adottino un programma di riduzione dei gas ad effetto serra.

In programma dal 3 al 14 dicembre, la 13esima conferenza dei paesi firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici si propone di fissare una “roadmap” (tabella di marcia) per raggiungere, entro il 2009, un accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni di CO2 a partire dal 2012.

“Si tratta di un primo passo che potrebbe sembrare piuttosto modesto e burocratico. Ma l’elaborazione di questa tabella di marcia permetterà di definire anche le soluzioni destinate ad arginare le emissioni di gas ad effetto serra”, spiega a swissinfo Thomas Kolly.

Tale accordo dovrebbe sostituire in pratica il protocollo di Kyoto, valido fino al 2012, la prima intesa raggiunta nel 1997 dalla comunità internazionale per tentare di frenare i cambiamenti climatici e prevenire catastrofi ambientali a livello planetario.

Obbiettivi ambiziosi per l’Ue

L’obbiettivo dichiarato dall’Unione europea (Ue) è di abbassare le emissioni di gas ad effetto serra per i paesi industrializzati del 30% entro il 2020 e del 60-70% entro il 2050, rispetto ai valori registrati nel 1990.

I paesi membri dell’Ue sono convinti di poter rispettare gli impegni assunti nell’ambito del protocollo di Kyoto, che chiedeva ai paesi industrializzati di ridurre come minimo del 5,2% le emissioni di gas ad effetto serra nel periodo 2008-2012, rispetto al 1990.

Nell’ambito dell’accordo di Kyoto i paesi europei si erano impegnati, da parte loro, a ridurre dell’8% le loro emissioni. Allo stato attuale, la riduzione certa per l’UE è del 7,4% e potrebbe addirittura raggiungere l’11%, se saranno attuate nei prossimi anni tutte le misure previste.

La Svizzera si allinea

Da parte sua, il governo svizzero ha annunciato il mese scorso di voler difendere una posizione vicina a quella dell’Ue alla Conferenza sul clima di Bali. Assieme agli altri paesi europei, la delegazione elvetica intende premere, affinché tutti i grandi inquinatori si impegnino a ridurre in modo consistente le proprie emissioni.

“I paesi che hanno aderito all’accordo di Kyoto producono soltanto un quarto delle emissioni complessive di CO2”, ha ricordato il capo della delegazione svizzera, Thomas Kolly.

A suo avviso, anche Stati uniti, Australia e i paesi emergenti, come la Cina, l’India o il Brasile, devono quindi partecipare agli sforzi avviati a livello mondiale per ridurre le emissioni nocive. Questi paesi sono responsabili di oltre la metà delle emissioni di gas serra che provocano un surriscaldamento dell’atmosfera terrestre.

Anche la Svizzera è chiamata però a realizzare sforzi maggiori per ridurre le sue emissioni di CO2. Valutando insufficienti le misure adottate finora, l’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) raccomanda tra l’altro alla Confederazione di aumentare le imposte che colpiscono i combustibili fossili.

Catastrofi ambientali in crescita

Secondo un rapporto pubblicato in questi giorni dall’organizzazione umanitaria britannica Oxfam, i disastri ambientali correlati ai cambiamenti climatici si sono quadruplicati negli ultimi venti anni. Da una media di circa 120 disastri ambientali l’anno registrati negli anni ’80, si è passati a circa 500 eventi del genere nell’ultimo decennio.

Il numero di persone colpite da tali disastri è inoltre aumentato del 68%, passando da una media di 174 milioni di individui l’anno tra il 1985 e il 1994 a 254 milioni l’anno tra il 1995 e il 2004.

swissinfo e agenzie

Al centro del nuovo ciclo di negoziati sul clima, che si apre con la conferenza di Bali, figurano le misure previste dal 2012 per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra.

Tra i temi in discussione vi sarà pure la questione delle compensazioni versate ai paesi tropicali, allo scopo di incitarli a lottare contro la deforestazione. La distruzione delle foreste provoca un aumento del 20% delle emissioni di CO2.

Tra i punti in esame vi è inoltre la creazione di un fondo destinato ad aiutare i paesi poveri a far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, come pure il trasferimento di tecnologie energetiche ecologiche dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo.

Concluso nel 1997, l’accordo di Kyoto prevede di ridurre del 5%, entro il 2012, le emissioni di gas ad effetto serra rispetto ai valori del 1990.

Finora oltre 170 paesi hanno firmato o ratificato il protocollo di Kyoto. Tra i paesi firmatari figurano anche gli Stati uniti, che si sono però ritirati nel 2001, considerando che questo accordo pregiudica gli interessi dell’economia americana.

Secondo le stime, le emissioni di CO2 degli Stati uniti dovrebbero aumentare d’un terzo entro il 2010, rispetto ai valori del 1990.

Inventore del taxi solare, lo svizzero Louis Palmer intende mettere a disposizione il suo veicolo per trasportare i capi di Stato che si incontrano alla Conferenza sul clima di Bali.

Partito il 3 luglio scorso da Lucerna per un giro del mondo di esibizione, il Solartaxi ha già accolto a bordo alcune personalità di spicco, tra cui la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey a New Delhi.

Il Solartaxi è un veicolo a tre ruote, munito di un rimorchio di sei metri quadrati ricoperto di pannelli solari. Può raggiungere i 90 km/h e percorrere fino a 400 km senza sosta.

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