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I suoni di una foresta in fiamme risvegliano lo spirito di un genio svizzero

Tra le principali attrattive del festival Culturescapes 2021Collegamento esterno, la Burnt Instruments Orchestra denuncia la distruzione della foresta amazzonica e segna il ritorno dello spirito e del genio del compositore e inventore Walter Smetak nella sua nativa Svizzera.

Mentre scrivo questo articolo, 80’000 ettariCollegamento esterno di foresta amazzonica stanno bruciando. Un’area equivalente sarà data alle fiamme nel tempo necessario a leggerlo. Una scala di distruzione quotidiana così abituale da non fare più notizia. Nondimeno, iniziative artistiche fuori dal convenzionale come Culturescapes -in corso fino al 1° dicembre- continuano a battersi per sensibilizzare il pubblico alle attuali e costanti minacce che incombono non solo sulla natura ma anche sulle popolazioni, indigene o meno, il cui sostentamento si basa sulle risorse naturali che stanno andando distrutte.

Il legno bruciato e morto è anche il materiale impiegato da Marco Scarassatti e Lívio Tragtenberg per realizzare le sculture musicali che compongono la loro Burnt Instruments Orchestra. I due compositori brasiliani, invitati in Svizzera dal festival Culturescapes, hanno trascorso due mesi in un villaggio discosto dei Grigioni, Scuol, ad assemblare le loro sculture sonore con legno di provenienza locale. Dopo le prime presentazioni a Coira e Bellinzona, si esibirannoCollegamento esterno oggi e venerdì (21 e 22 ottobre) al Museo Tinguely di Basilea, dove le loro invenzioni mirano ad accrescere la consapevolezza della condizione in cui versa la foresta pluviale.

La musica è il suono della foresta, il crepitio dei fuochi, ma l’esperienza è anche visiva e tattile. Gli spettatori sono invitati a toccare e suonare le sculture musicali e “sporcarsi le mani con la fuliggine del legno bruciato”, spiega Scarassatti, che è anche un ricercatore in educazione musicale e professore aggiunto all’Università federale del Minas Gerais a Belo Horizonte, Brasile.

Il suo partner nel progetto, Lívio Tragtenberg, è un veterano dell’esplorazione musicale. Ha composto decine di colonne sonore per cinema e teatro, perlopiù in Brasile e Germania, dove ha trascorso molti anni lavorando alla prestigiosa Volksbühne di Berlino con il coreografo e regista Johann KresnikCollegamento esterno.

Il legame con Smetak

L’orchestra è stata concepita e sviluppata in Brasile. La sua replica in Svizzera assume un significato più sottile: i lavori e la ricerca di Scarassatti e Tragtenberg sono intrisi delle sperimentazioni condotte dal violoncellista, compositore e inventore svizzero Walter Smetak, la cui influenza sul panorama musicale brasiliano non è da sottovalutare.

Nato a Zurigo da genitori cechi -suo padre era un reputato suonatore di cetra da tavolo e liutaio- Smetak partì per il Brasile nel 1937 dopo essere stato scritturato come violoncellista per un’orchestra della città meridionale di Porto Alegre che però, al suo arrivo, non esisteva più. Dopo molti ingaggi in tutto il Paese, nel 1957 si trasferì a Salvador (la prima capitale del Brasile e crogiolo della cultura afro-brasiliana), invitato dal compositore Hans-Joachim KoellreuterCollegamento esterno a insegnare all’Università federale di Bahia.

Al tempo, l’ateneo era il centro di un’effervescenza culturale che avrebbe avuto un profondo impatto sulla scena artistica brasiliana e internazionale dagli anni Sessanta fino a oggi. Quella generazione diede vita al movimento ormai internazionalmente acclamato chiamato Tropicalismo (o TropicáliaCollegamento esterno).

Il movimento fuse ritmi brasiliani e africani con la psichedelia e il rock anglosassoni, di massa o d’avanguardia, e si estese ad altre forme d’arte come il cinema, il teatro e la poesia. Fu capeggiato, tra gli altri, dai musicisti di Bahia Caetano Veloso, Gilberto Gil e Tom Zé, i cui talenti furono alimentati dall’influenza di intellettuali e artisti europei rifugiatisi in Sudamerica, segnatamente Koellreuter, Smetak e l’architetta italiana Lina Bo BardiCollegamento esterno.

Questi maestri europei, tuttavia, non erano lì per insegnare al “buon selvaggio” i progressi del Modernismo. Al contrario, furono totalmente tropicalizzati dalla loro esperienza brasiliana e tentarono di rieducare il loro credo modernista alle soluzioni locali, alle improvvisazioni e alla creatività della gente comune.

Diversamente da Bardi e Koellreuter, che mantennero un dialogo intellettuale con un’avanguardia più globalizzata, Smetak si immerse profondamente nell’esoterismo, miscelando le teorie teosofiche con le locali culture africane e aborigene.

Un uomo sposta degli strumenti musicali dalle forme non convenzionali
Smetak mostra e suona le sue sculture sonore in un reportage della tv tedesca WDR a Salvador, Brasile, 1976. WDR

Al momento della sua morte nel 1984, Smetak aveva ormai inventato, o per meglio dire scolpito, circa 200 strumenti musicali, che sfidavano la musica tonale occidentale. Di fatto, la sua esplorazione dei microtoniCollegamento esterno lo avvicina alla più antica e complessa tradizione musicale dell’Oriente.

“Con il progetto BIO chiudiamo un cerchio”, osserva Tragtenberg. “Nonostante l’enormità del suo lavoro e la sua influenza nei circoli più radicali dei compositori contemporanei in tutto il mondo, Smetak è ancora perlopiù sconosciuto nella sua nativa Svizzera”.

Non c’è praticamente nulla su Smetak pubblicato nelle nostre lingue nazionali e neppure in inglese, benché la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia abbia finanziato la digitalizzazione dei suoi archivi musicali all’inizio del secolo. Una mostra accompagnata da incontri pubblici e concerti è stata invece proposta a Berlino nel 2018.Collegamento esterno Articoli in inglese su Smetak e il suo lavoro sono quasi inesistenti, con poche eccezioni come un approfondimentoCollegamento esterno firmato dal compositore e ricercatore statunitense Neil Leonard del Berklee College of Music (Boston) e pubblicato nel 2015 da un magazine musicale canadese.

Anche in Brasile la bibliografia su Smetak è piuttosto scarsa: il lavoro più consistente pubblicato finora dal fondatore della BIO Marco Sarassatti è ‘Walter Smetak: o alquimista dos sons’ (l’alchimista di suoni, 2008). Gli strumenti originali di Smetak sono conservati in un logoro museo statale di Salvador, il Solar Ferrão. Sono così in cattive condizioni che i suoi eredi non si farebbero più scrupoli a vendere la collezione a un’istituzione straniera infrangendo le ultime volontà di Smetak, contrario a che le sue creazioni lasciassero il Brasile. Anche i suoi quaderni, gli spartiti e i diari originali si stanno disgregando, come ho potuto vedere io stesso dalla figlia Barbara, qualche anno fa a Salvador.

Un uomo mostra delle sculture ricavate da tronchi incavati e altri frammenti d alberi
Un altro importante riferimento per la BIO è il lavoro del pittore, scultore, incisore e fotografo polacco-brasiliano Frans Krajcberg. Attivista per l’ambiente, denuncia la distruzione delle foreste brasiliane creando opere d’arte con materiali come il legno bruciato in incendi dolosi. Credit: Keystone Press / Alamy Stock Photo

Dall’arte agli scarti

Le sculture di Tragtenberg e Scarassatti affrontano un destino simile qui in Svizzera. Dopo i concerti, i seminari e le mostre del Culturescapes, le loro sculture musicali saranno probabilmente distrutte poiché nessuna delle istituzioni coinvolte ha interesse a conservarle e curarle.

“Alla fine, sembra che sia solo una questione di soldi e di costi, senza alcuna valutazione di tipo artistico”, commenta Tragtenberg. “Ho persino pensato di girare un mini-documentario che mostri il triste ciclo di vita delle opere: due mesi di duro lavoro per essere realizzate, esposte per un weekend in uno stravagante museo (il Tinguely) e buttate nella spazzatura il giorno successivo”.

Oltre alla loro rilevanza culturale, SWI swissinfo.ch ha potuto appurarne il valore estetico. Nel pomeriggio trascorso con gli artisti nel loro atelier a Scuol, la nostra intervista è stata interrotta due volte da turisti che volevano sapere se quelle sculture fossero in vendita. “Vorrei essermi segnato il loro numero di telefono”, conclude ammiccando Scarassatti.

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