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I tifosi svizzeri hanno fede nella nazionale

Circa 12'000 gli svizzeri che sono giunti in Portogallo Keystone

Sotto il sole portoghese, gli svizzeri si scoprono più patriottici che mai. Il pareggio contro la Croazia (0-0) non ha intaccato la loro fede.

Migliaia di tifosi, che sono giunti in Portogallo per l’Euro 2004, credono ancora che la loro squadra accederà ai quarti di finale.

Chi ha detto che gli svizzeri sono freddi e incapaci di fare festa? In Portogallo i tifosi della nazionale rossocrociata cantano, si abbracciano e sbandierano i colori del loro paese.

E poco importa se la squadra elvetica è poco quotata e il pareggio con la Croazia non è stato un inizio brillante: la testa dice loro che non andranno lontano, il cuore proietta la squadra nei quarti e i sogni la vedono in finale.

Almeno questo è quanto dice un coro che gli svizzeri tedeschi hanno coniato sulle note di “Nel blu dipinto di blu”: Schwiiz alé, ohoh, Finale ohohoho…

Da ogni angolo della Svizzera

Si chiamano Florian, Marco, Thomas, Gilles o Barbara, e vengono un po’ da tutta la Svizzera. Certo, il tifoso tipico è un giovane maschio tra i 20 e i 35 anni, ma non mancano i supporter più attempati e le donne.

“Noi siamo partiti in autobus da Ginevra”, racconta Barbara, una basilese sulla cinquantina che insieme a Kurt, il suo compagno, ha deciso di seguire la nazionale in Portogallo il giorno stesso in cui si è qualificata per gli Europei.

“Ci abbiamo impiegato più di 24 ore ad arrivare qui, ma ne è valsa la pena. Con noi c’erano delle ragazze che si sono messe in viaggio da sole. È bello vedere come il calcio unisca le persone più diverse per età, ceto sociale, sesso e opinione”.

L’atmosfera di festa non ha contagiato solo Barbara. Anche Florian ne è entusiasta: “È incredibile, lontani da casa sembrano sentirsi tutti meno osservati e si lasciano trascinare dall’entusiasmo. Comunque nel 2008 dimostreremo che sappiamo fare festa anche in Svizzera”.

Calcio e cultura

Ufficialmente l’Associazione svizzera di football ha distribuito 6’500 biglietti per le partite della nazionale, ma in Portogallo sono arrivati almeno in 12’000. Si sono ingegnati per procurarsi i biglietti per gli incontri, un mezzo di trasporto ed un alloggio e sono ben intenzionati a scoprire il paese che li ospita.

“Noi siamo accampati da un amico portoghese che abita a poche centinaia di metri dallo stadio di Coimbra”, racconta Gilles, uno studente in giurisprudenza che per assistere agli Europei ha rimandato a novembre gli esami finali. “Grazie a lui scopriamo il Portogallo”.

Non tutti hanno la fortuna di avere una guida locale, ma armati di buona volontà si lanciano alla scoperta delle ricchezze del paese: il santuario di Fatima, i monasteri sparsi un po’ per tutto il paese, Porto, Lisbona, l’Algarve…

Köbi mon amour

La volontà di tingere di rosso e bianco l’estate portoghese si rispecchia nelle creazioni scaturite dalla fantasia dei tifosi. Aldilà delle magliette della squadra – Markus ne ha messe in valigia cinque per poter passeggiare sempre di biancorosso vestito – è tutto un tripudio di striscioni, bandiere, trucco e cappellini.

C’è chi si è messo in testa un pezzo di formaggio i cui buchi sono tappati da palline rossocrociate. Non quello di Ivano però, che essendo a metà italiano ha mantenuto il formaggio svizzero ma ci ha messo delle palline tricolori. Il suo amore per l’Italia non gli impedisce di cantare l’inno svizzero e di farlo con gioia, anche se è stonato e per ricordarsi le parole deve cercare un pro memoria nelle tasche.

Aldilà dei vari Frei e Chapuisat, il beniamino dei tifosi sembra essere il buon vecchio allenatore Köbi Kuhn. Quattro ragazzi passeggiano con una lettera del suo nome scritta sulla schiena e un campo di calcio disegnato sul petto, sempre nel giusto ordine perché tutti possano ricomporre il puzzle.

Ed è “Köbi” che chiamano i ragazzini all’uscita dello stadio dopo la partita contro la Croazia. L’allenatore li raggiunge benevolo e acconsente a scattare la foto ricordo.

Brividi di felicità

Köbi Kuhn e suoi hanno veramente di che essere contenti. “Sono molto fiero dei nostri tifosi”, ha affermato il centrocampista Raphaël Wicky al termine della partita con la Croazia. “E spero che anche loro possano essere fieri di noi. Giocare davanti ad un pubblico così è magnifico.”

Michel Pont, l’allenatore aggiunto della squadra svizzera ammette di “aver avuto la pelle d’oca” quando ha saputo che 1,8 milioni di svizzeri avevano seguito la partita alla televisione.

E i brividi gli vengono anche adesso, mentre dice che “per quanto riguarda il cuore, non abbiamo da invidiare niente a nessuno. A Leiria, i nostri tifosi sono stati formidabili”.

swissinfo, Doris Lucini e Mathias Froidevaux, Rio Maior

12’000 svizzeri erano allo stadio di Leiria per la partita contro la Croazia
In Svizzera, 1,8 milioni di persone hanno visto la partita alla TV (record)
15’000 tifosi rossocrociati erano a Wembley nel 1996 per l’incontro d’apertura degli Europei Inghilterra – Svizzera

I tifosi svizzeri sono arrivati in Portogallo in aereo, treno, autobus o automobile. Non tutti hanno riservato un hôtel. C’è chi è partito all’avventura.

L’Associazione svizzera di football ha distribuito biglietti a 6’500 persone. Gli altri tifosi si sono rivolti all’Uefa, ad agenzie di viaggio o ad amici che abitano in Portogallo.

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