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Identificare in Africa i profughi respinti

Berna vuole rimpatriare i richiedenti l'asilo indesiderati Keystone

La Svizzera vuole accelerare il processo di rimpatrio dei richiedenti l'asilo dell'Africa occidentale, respinti da Berna.

Dal 7 al 10 gennaio la consigliera federale Ruth Metzler sarà in Senegal e in Nigeria per firmare degli accordi in tal senso.

In Senegal la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) firmerà un accordo di transito, per il quale ha ricevuto il nullaosta dal Consiglio federale.

L’accordo dovrebbe permettere all’Ufficio federale dei rifugiati (UFR) di rinviare nel Paese africano i richiedenti l’asilo respinti dalla Svizzera e provenienti dall’Africa occidentale.

Una volta giunte in Senegal, queste persone verrebbero prese in consegna da funzionari svizzeri, operanti sul posto, che avrebbero 72 ore di tempo per stabilire la loro nazionalità. In caso di incertezza, il richiedente verrebbe rimandato in Svizzera.

L’importanza dell’identificazione

“La presenza in Senegal di ambasciate di Stati dell’Africa occidentale, non rappresentati a Berna, potrebbe facilitare il processo d’identificazione”, spiega Brigitte Hauser, dell’UFR.

L’identificazione dei richiedenti l’asilo africani è uno degli ostacoli principali al loro rimpatrio. La maggior parte di queste persone si rifiuta di dichiarare la propria nazionalità e non è in possesso di documenti.

Il secondo ostacolo è legato alla mancanza di accordi con i Paesi d’origine. La Svizzera è dunque interessata a stipulare degli accordi sulla riammissione di questi richiedenti l’asilo da parte dei Paesi africani. Una prima intesa potrebbe essere raggiunta con la Nigeria.

La posizione dell’OSAR

L’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR) vede di buon occhio la firma di un accordo di transito con il Senegal. “Un accordo scritto che fissa un quadro preciso sarebbe una buona cosa. Lo stesso vale per il limite di 72 ore previsto per stabilire la nazionalità del richiedente l’asilo”, commenta Yann Gollay, portavoce dell’organizzazione.

“Ci si può però chiedere se abbia senso inviare delle persone in Africa per delle procedure che potrebbero essere fatte anche qui. Qual è l’interesse di una simile procedura, se non quello di mettere gli interessati ancora più sotto pressione?” commenta Gollay.

Situazione tesa

Il viaggio di Ruth Metzler avviene in un contesto difficile sul fronte dell’asilo, dopo il recente risultato della votazione popolare dell’UDC, respinta solo di stretta misura.

Già prima della votazione il Dipartimento di giustizia e polizia aveva annunciato di voler prendere delle misure contro i richiedenti l’asilo africani che “si comportano come dei parassiti del sistema”. Un’accusa lanciata in direzione dei trafficanti di droga che “cercano una porta d’entrata per restare alcuni mesi in Svizzera e smerciare droga”.

Concretamente ciò significa che i richiedenti l’asilo, condannati dalla giustizia, devono essere rimpatriati. Fanno parte di questo gruppo fra il 5 e il 10% dei richiedenti africani, ossia fra le 500 e le 1’500 persone in tutto.

Il DFGP ha deciso di prendere questi provvedimenti anche per lottare contro l’aumento crescente di richiedenti l’asilo africani: alla fine di settembre del 2002, su 67’097 richiedenti 17’204 provenivano da un Paese africano.

La maggior parte di queste persone era originaria della Nigeria, dell’Angola, della Guinea, della Sierra Leone o della Repubblica democratica del Congo e non soddisfava i criteri relativi all’asilo.

Fondi Abacha

In Nigeria, la responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia evocherà pure il dossier dei fondi dell’ex dittatore Sani Abacha. Berna ha bloccato 535 milioni di franchi depositati a suo tempo da Abacha in Svizzera.

Un accordo fra lo Stato nigeriano e il clan Abacha, che prevedeva la restituzione ad Abuja di una parte dei fondi, in cambio della sospensione di qualsiasi azione legale contro il figlio dell’ex dittatore, Mohammed Abacha e l’uomo d’affari, Bagudu Abubakar, è fallito.

Il Tribunale federale deve ora esprimersi sui ricorsi che si oppongono alla consegna da parte di Berna di documenti concernenti questo denaro. Abuja potrà successivamente avanzare una richiesta di restituzione, a condizione che un tribunale nigeriano decida che le prove presentate sono sufficienti.

swissinfo e agenzie

La ministra di giustizia e polizia Ruth Metzler è in procinto di partire per il Senegal e la Nigeria dove discuterà con le autorità locali del problema dell’identificazione e del rimpatrio dei richiedenti l’asilo africani, respinti da Berna. In Svizzera il problema è molto sentito anche fra la popolazione perchè molti spacciatori di droga si infiltrano fra i loro connazionali che chiedono asilo politico.

Alla fine di settembre su 67 097 richiedenti l’asilo, 17 204 erano africani.
La maggior parte era originaria della Nigeria, dell’Angola, della Guinea, della Sierra Leone o della Repubblica democratica del Congo.
Fra il 5 e il 10% di questi richiedenti sono stati condannati dalla giustizia.

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