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Il mercato del lavoro ha digerito i bilaterali

L'evoluzione del mercato del lavoro è conforme ai bisogni dell'economia Keystone

Un primo bilancio dimostra che la libera circolazione di persone tra la Svizzera e l'UE non ha portato più immigrati, più disoccupazione, o salari più bassi.

Stando al rapporto del Segretariato di Stato dell’economia, l’accordo, in vigore dal 1 giugno 2002, ha portato ad un’apertura senza attriti del mercato del lavoro.

L’accordo di libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Europa dei 15 (prima dell’allargamento a est dell’Unione europea del 1 maggio 2004) non ha avuto ripercussioni inaspettate sul mercato del lavoro elvetico. L’accordo non ha portato né ad una forte immigrazione, né a fenomeni di dumping salariale, né ad un aumento della disoccupazione.

Ad affermarlo è il Segretariato di Stato dell’economia (seco) che martedì ha pubblicato un rapporto a questo proposito. Preparato in collaborazione con gli uffici federali della Migrazione e di Statistica, il rapporto stila un primo bilancio degli effetti legati all’accordo sulla libera circolazione delle persone, entrato in vigore il 1 giugno 2002.

Campagna

Il seco giunge alla conclusione che i primi due anni di vita dell’accordo sono da valutare positivamente: l’apertura dei mercati del lavoro si è svolta senza inconvenienti. A tre mesi dalla votazione sull’estensione dell’accordo di libera circolazione delle persone ai nuovi paesi membri dell’UE, la constatazione del seco si vuole rassicurante.

Il rapporto è stato subito utilizzato per la campagna in vista delle votazioni di settembre. Peter Hasler, direttore dell’Unione padronale svizzera ha affermato che questo testo diventerà un elemento chiave per la campagna: «Permetterà di contrastare gli argomenti menzogneri degli oppositori con dei fatti concreti».

Anche il segretario dell’Unione sindacale, Serge Gaillard, è dello stesso parere e ritiene che l’estensione della libera circolazione ai paesi dell’Est non avrà effetti nefandi sul mercato del lavoro elvetico.

Più immigrati dall’Unione europea

Al contrario di quanto temuto dal comitato referendario – e in generale dagli ambienti che si opponevano all’accordo – l’immigrazione a partire dal 1 giugno 2002 non è aumentata, bensì diminuita. Un’evoluzione in linea con quanto c’era da attendersi in un momento di debolezza congiunturale.

Ciò che si è verificato è stato un cambiamento di proporzioni: l’immigrazione dai paesi dell’Europa dei 15, soprattutto dalla Germania e dal Portogallo, è leggermente aumentata, mentre sono arrivate meno persone da altri Stati. Questo spostamento, ha sottolineato il seco, corrisponde agli obiettivi della politica di migrazione del Consiglio federale.

Contingenti

Il rapporto afferma che l’immigrazione si è sviluppata secondo le attese e i bisogni dell’economia. Il contingente annuo di 15’300 permessi di soggiorno della durata di 5 anni, destinato a cittadini dell’UE, è stato sfruttato appieno nel corso dei primi due anni di validità dell’accordo. Si è fermata per contro al 60% del totale (115’700), la richiesta di permessi per soggiorni inferiori ad un anno.

Tenuto conto della congiuntura stagnante, la domanda di manodopera straniera è stata relativamente forte. Per il seco si tratta in questo caso della necessità di ricupero delle imprese svizzere in materia di reclutamento di lavoratori europei, non soltanto altamente qualificati, ma anche di quelli specializzati nelle professioni alberghiere e sanitarie.

Sul piano regionale, l’accordo ha comportato un’immigrazione accresciuta, in particolare nella regione ginevrina. La Svizzera orientale e il Ticino sono pure stati colpiti, ma in misura minore.

Disoccupazione

Secondo il rapporto del seco, la libera circolazione delle persone non ha avuto un impatto decisivo sull’evoluzione della disoccupazione. Non è stato registrato alcun aumento straordinario nei settori in cui il numero dei lavoratori dell’UE e dell’AELS è aumentato maggiormente. Inoltre, il tasso di disoccupazione degli Svizzeri resta notevolmente inferiore a quello degli stranieri.

Infine, le esperienze fatte dalle commissioni tripartite incaricate di sorvegliare il mercato del lavoro mostrano che le condizioni salariali e di assunzione sono «notevolmente rispettate». Su 3500 controlli svolti presso 14’000 persone, sono state constatate solo 812 infrazioni. Ciò equivale a un tasso inferiore al 6%.

Casi problematici

Tra i casi problematici, 354 riguardavano i salari, 200 le condizioni di lavoro e 257 altre disposizioni della legge sui lavoratori distaccati (annunci in ritardo o assenza di annuncio).

Il dispositivo per l’estensione di una convenzione collettiva di lavoro previsto nelle misure di accompagnamento alla libera circolazione non è ancora stato utilizzato.

swissinfo e agenzie

Il saldo migratorio è sceso da 57’710 persone a 53’813 persone nel corso del primo anno di applicazione dell’accordo e a 46’220 nel secondo.
I controlli hanno interessato 14’000 persone; sono state riscontrate solo 812 infrazioni, pari ad un tasso inferiore al 6%.

L’accordo bilaterale tra la Svizzera e l’Unione europea sulla libera circolazione delle persone è entrato in vigore il 1 giugno 2002.

L’accordo facilita ai cittadini svizzeri e a quelli dei 15 paesi membri dell’Unione europea al momento della firma di trasferirsi e lavorare in un altro Stato.

La libera circolazione dovrebbe essere estesa anche ai 10 paesi che hanno raggiunto l’Unione europea il 1 maggio 2004 (Estonia, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica ceca, Ungheria, Cipro e Malta).

I Democratici svizzeri (destra) hanno inoltrato un referendum per contrastare l’estensione dell’accordo. Il popolo svizzero sarà chiamato alle urne su questo tema il 25 settembre 2005.

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