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L’arte nell’era del cyborg

Il corpo tra realtà e virtualità in un'opera di Björn Melhus, uno degli artisti. Kunstmuseum di Lucerna

Cos'è il corpo? La domanda non è banale, nell'epoca della genetica e delle tecnologie dell'informazione. I confini tra naturale ed artificiale, tra organismo e informazione tendono a farsi sfumati. Cinque istituzioni culturali lucernesi, tra cui il Kunstmuseum, propongono una riflessione artistica sul tema, dal titolo «Body as Site/Body as Byte».

Cyborg, organismo cibernetico: la parola evoca personaggi di film di fantascienza, come Terminator, l’uomo-macchina venuto dal futuro, o i quadri del pittore svizzero H.R.Giger. Ma il termine sintetizza anche la nuova percezione del corpo a cui l’uomo contemporaneo è indotto dall’evoluzione tecnologica e scientifica.

L’elettronica fornisce nuove estensioni al corpo umano e nel contempo apre spazi virtuali in cui la fisicità del corpo è destituita del suo ruolo tradizionale. La genetica legge il corpo umano come una serie complessa di informazioni da decifrare ed eventualmente da riprodurre e memorizzare. E come in ogni fase della storia, scienza e tecnologia si riflettono sulla concezione di sé dell’umanità.

L’arte contemporanea è tutta attraversata dalla riflessione sul corpo e sulla percezione. Cinque istituzioni culturali di Lucerna – il teatro cittadino, l’istituto superiore d’arte, l’università, la Neue Galerie e il museo d’arte – propongono ora, attraverso un’inedita collaborazione, mostre, performance e conferenze dedicate al tema «Body as Byte», il corpo come unità d’informazione. La serie di manifestazioni ha preso il via tra venerdì e domenica con un festival di danza nel teatro di Lucerna, accompagnato da di conferenze e discussioni sul tema del corpo.

Venerdì ha aperto inoltre i battenti al Kunstmuseum di Lucerna una mostra che raggruppa i lavori di una trentina di artisti contemporanei. Installazioni sonore e visive, proiezioni, fotografie, sculture e CD-Rom esplorano le interazioni tra corpo e tecnologia, tra organico ed inorganico, nel tentativo di portare i visitatori ad una diversa percezione e ad una riflessione sul corpo.

Progetti che, come tengono a sottolineare i curatori dell’esposizione, scaturiscono senza dubbio dal fascino che la tecnologia ed i suoi influssi sulla percezione e la rappresentazione del corpo esercita sugli artisti. Ma che mettono anche in evidenza come la riduzione del corpo a pura informazione sia problematica e come la realtà fisica rimanga importante.

Tra le installazioni, il Bioadapter del gruppo di artisti Fennesz/Zeitblom/Rantasa, una sorta di enorme utero artificiale, in cui i visitatori, dopo essere passati attraverso una stazione in cui suoni del loro corpo sono registrati, trascorrono una quarantina di minuti in una vasca riempita di acqua salata a temperatura corporea, al buio, ascoltando i rumori del loro corpo rielaborati al computer. Un’esperienza indubbiamente curiosa…

La mostra «Body as Byte» rimarrà aperta fino al 3 giugno.

Andrea Tognina

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