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L’industria turistica di fronte al dilemma climatico

A Davos gli esperti discutono della direzione che dovrà prendere il turismo RDB

Nella località montana di Davos si è aperta una conferenza internazionale per discutere dello sviluppo dell'industria turistica mondiale, in pieno boom, nell'ottica dei cambiamenti climatici.

Durante l’incontro promosso dall’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) saranno formulate nuove strategie e misure per ridurre le elevate emissioni di CO2 legate al turismo.

Già prima dell’inizio della conferenza di tre giorni di Davos (la seconda su clima e turismo dopo quella in Tunisa nel 2003) l’UNWTO aveva rilevato che il settore turistico è tra i responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra, oltre ad essere particolarmente vulnerabile di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici.

L’UNWTO stima che dal 4 al 6% di diossido di carbonio (CO2) emesso nel mondo derivi da attività connesse al turismo. Il turismo è per sua natura nemico del clima, anche quando si considerano esclusivamente le emissioni di automobili, bus, aerei e l’elevata quantità di energia necessaria al funzionamento degli alberghi (riscaldamenti in inverno, aria condizionata in estate), sostiene l’organizzazione delle Nazioni Unite.

Se non si prenderanno presto delle misure le emissioni di CO2 «potrebbero crescere del 150% nei prossimi 30 anni».

«Per trovare una soluzione al problema dobbiamo darci da fare il più rapidamente possibile», sottolinea a swissinfo Geoffrey Lipman, vice segretario generale dell’UNWTO.

Dichiarazione di Davos

I 450 partecipanti all’incontro di Davos – tra cui rappresentanti di governi, del settore turistico, scientifico e della protezione dell’ambiente – sono chiamati a formulare le indicazioni per uno sviluppo sostenibile del turismo (trasporti, infrastrutture di accoglienza, organizzazione dei viaggi) e a proporre delle strategie attuabili anche nei paesi in cui una vasta parte della popolazione è dipendente dal turismo.

Le raccomandazioni che emergeranno dalla cittadina grigionese costituiranno le basi della Dichiarazione di Davos. La dichiarazione, sottolinea Lipman, sarà sottomessa all’incontro ministeriale del mese prossimo a Londra. Sarà pure inserita nella strategia sui cambiamenti climatici dell’ONU, che sarà discussa in occasione della conferenza sul clima di Bali (dicembre).

«Si tratta qui di un punto chiave: la dichiarazione deve essere inclusa nella road map che sarà presentata in Indonesia dal segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon», afferma Lipman.

Nel suo discorso di apertura del meeting di Davos, il vicedirettore della Segreteria di Stato dell’economia ha dal canto suo evocato la possibilità di meccanismi «morbidi» per ridurre le emissioni, come ad esempio il commercio di diritti di emissione e i progetti di riduzione nei paesi più poveri.

«Questi progetti manifestano i loro effetti nei paesi emergenti, ovvero laddove la protezione del clima e il trasferimento delle tecnologie sono i più urgenti e i più efficaci», ha detto Eric Scheidegger.

Paradisi perduti

Mentre numerose isole tropicali sono minacciate dall’innalzamento del livello del mare, le destinazioni turistiche sul Mediterraneo sono confrontate a scarsità d’acqua. Lungo l’Arco alpino, centinaia di località sciistiche potrebbero invece sparire a causa della mancanza di neve.

«Davos è un luogo simbolico siccome è tra le località montane più minacciate dal riscaldamento», rammenta Francesco Frangialli, segretario generale dell’UNWTO.

L’obiettivo principale della nostra organizzazione, sottolinea Frangialli, è di assicurare «la coerenza tra le azioni per la riduzione della povertà e il cambiamento climatico», sfere in cui «il turismo svolge un ruolo importante».

Misure inutili

Il Gruppo di lavoro Turismo e Sviluppo reagisce con scetticismo alla conferenza di Davos. «Dal nostro punto di vista, la proposta di compensare le emissioni causate dal traffico aereo come misura principale per lottare contro il cambiamento climatico è una politica poco lungimirante», ha dichiarato Christine Plüss, responsabile di questa ONG con sede a Basilea.

«Promuovere l’apertura di nuove zone turistiche, come fa regolarmente l’UNWTO, non può essere una soluzione», ha aggiunto. «Tali misure non permettono nemmeno di combattere la povertà in queste regioni».

swissinfo, Dale Bechtel, Davos
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Nel 2003 l’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite (UNWTO) ha organizzato a Djerba, in Tunisia, il suo primo vertice concernente i cambiamenti climatici e il turismo.

All’incontro avevano partecipato membri dei governi, dell’industria e della società civile, contribuendo congiuntamente alla definizione di obiettivi comuni; questi ultimi sono poi diventati una delle priorità dei responsabili politici in tutto il globo.

L’UNWTO intende adattare la Dichiarazione di Djerba in modo da conciliare le nuove esigenze di tutela ambientale, le necessità del settore turistico e gli obiettivi del Millennio.

24 settembre: il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon lancia un appello alle Nazioni Unite, davanti agli alti rappresentanti di oltre 150 Stati, affinché il problema dei cambiamenti climatici sia affrontato con la massima attenzione.

1-3 ottobre: a Davos si svolge la seconda conferenza internazionale sul turismo e i cambiamenti climatici.

12-17 novembre: 27esima sessione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici («Intergovernmental Panel on Climate Change») a Valencia, in Spagna.

3-14 dicembre: Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Bali, in Indonesia, con rappresentanti di oltre 180 paesi e osservatori di organizzazioni governative e non governative.

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