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Protezione del clima: «È finito il tempo dei dubbi»

La Svizzera introdurrà dal 2008 una tassa sul CO2 prodotto dai combustibili Keystone

Il segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon ha sollecitato gli stati ad agire in fretta contro il mutamento climatico. «Se non agiamo le conseguenze saranno catastrofiche», ha detto Ban di fronte al vertice ONU a New York.

Moritz Leuenberger sostiene questo appello. Qualsiasi altra cosa sarebbe irresponsabile, ha detto il ministro dell’ambiente svizzero.

La scienza ha dimostrato in modo sufficientemente chiaro i rischi del surriscaldamento del clima, ha detto Ban, che ha fatto della politica ambientale uno degli assi centrali dell’attività dell’ONU. Nessuno stato può risolvere da solo il problema, la protezione del clima è una sfida globale e quindi indiscutibilmente un compito delle Nazioni Unite.

«La sfida senza paragoni del mutamento climatico richiede un’azione senza precedenti», ha affermato di fronte ai rappresentanti di circa 150 paesi. Si tratta della prima conferenza di questo livello dedicata al clima. Dovrebbe rappresentare un segnale politico chiaro in vista dei colloqui sul clima che si terranno in dicembre a Bali.

Speranze per Bali

I negoziati sull’isola indonesiana dovranno servire a dare un seguito al protocollo di Kyoto, che arriva a scadenza nel 2012. Per gli anni successivi dovrebbero essere fissati obiettivi di riduzione dei gas a effetto serra ancora più severi.

Al termine della conferenza di New York Ban ha parlato di un «avvenimento pionieristico e storico». I partecipanti avrebbero dichiarato la loro intenzione di giungere ad un accordo a Bali.

Anche Leuenberger, che si è impegnato per una nuova regolamentazione vincolante sul clima, ha tratto un bilancio positivo della conferenza. C’è unanimità sul fatto che gli stati devono assumersi le loro responsabilità, ha detto a swissinfo il ministro dell’ambiente svizzero. «Si è trattato di un buon inizio in vista dei prossimi passi».

Resistenze per motivi d’interesse

Leuenberger ha però ammesso che a seconda degli interessi dei singoli stati vi sono anche alle resistenze e che non c’è ancora unanimità sulla via da seguire.

Sarebbe legittimo che paesi emergenti come Cina, India e altri vogliano sviluppare ulteriormente la loro economia e che siano scettici verso alcune idee.

Il ruolo degli USA

Rimangono inoltre ancora dei dubbi sulla posizione che gli Stati Uniti intendono assumere. Washington non aveva aderito al protocollo di Kyoto.

Osservatori critici temono che gli USA, chiamandosi fuori dall’accordo, vogliano eludere obiettivi concreti e vincolanti per la protezione del clima. Il presidente George W. Bush, assente al vertice ONU, ha indetto per la fine della settimana una propria conferenza sul clima.

La ministra degli esteri degli USA Condoleeza Rice ha tuttavia assicurato che questa conferenza servirà solo a dare maggior sostegno agli obiettivi dell’ONU in vista dell’incontro di Bali. «Crediamo che la strada seguita dall’ONU sul clima sia la forma giusta per negoziare sui passi futuri».

Tutti sono chiamati in causa

Nel suo discorso Moritz Leuenberger aveva sottolineato che tutti devono partecipare alla lotta contro il mutamento climatico, sia gli stati industrializzati, sia quelli in via di sviluppo. Sarebbero necessari un obiettivo comune e una riduzione sostanziale delle emissioni.

Ogni paese sarebbe obbligato a ridurre i propri gas a effetto serra. Chi non lo fa avrebbe difficoltà a convincere altri a impegnarsi. Con questa dichiarazione Leuenberger ha preso di mira anche ambienti svizzeri che vorrebbero ridurre le emissioni solo attraverso investimenti all’estero.

Un ventaglio di misure

Accanto alla riduzione delle emissioni nei singoli paesi servirebbe però anche progetti internazionali per il clima e altri strumenti.

Leuenberger ha ripetuto la sua rivendicazione di una tassa globale sul CO2, idea che aveva presentato già nel 2006 a Nairobi. Una simile tassa favorirebbe lo sviluppo delle energie rinnovabili e di nuove tecnologie.

La tassa, basata sul principio «chi inquina paga», permetterebbe inoltre di mettere a disposizione dei paesi in via di sviluppo fondi per misure di adattamento alle nuove condizioni climatiche.

swissinfo, Rita Emch, New York
(traduzione dal tedesco: Andrea Tognina)

La legge svizzera sul CO2 è entrata in vigore il 1° maggio 2000.

Il suo obiettivo è di ridurre entro il 2010 le emissioni di CO2 del 10% rispetto alla situazione del 1990.

La legge prevede misure supplementari se l’obiettivo non sarà raggiunto con misure volontarie.

Con la legge sul CO2 la Svizzera vuole realizzare gli obiettivi stabili dal protocollo di Kyoto, che scade nel 2012.

Nel dicembre 2007 inizieranno nell’ambito dell’ONU nuovi negoziati in vista di un nuovo accordo sul clima.

Il nuovo accordo dovrebbe prevedere direttive più severe. Stando alle attuali conoscenze scientifiche, le emissioni dovrebbero esser ridotte in maniera molto più drastica per avere un effetto sul mutamento climatico.

Il ministro dell’ambiente Leuenberger ha reso noto in agosto i suoi piani per ridurre entro il 2020 le emissioni del 20% rispetto al 1990. Misura centrale sarebbe una tassa sule emissioni di gas a effetto serra.

La Svizzera persegue gli stessi obiettivi di riduzione dell’Unione europea.

Emissioni di CO2 in Svizzera secondo la legge sul CO2 (totale carburanti e combustibili) in milioni di tonnellate di CO2 l’anno:

Situazione 1990: 40,93
Situazione 2006: 41,19
Obiettivo 2012: 36,84 (obiettivo del protocollo di Kyoto: 40,53)

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