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La sanità rimane da riformare

Il rifiuto della cassa malati nei titoli di testa della stampa elvetica swissinfo.ch

Per i commentatori, il rifiuto della cassa malati unica rappresenta un vero schiaffo per la sinistra. Troppo vaga, l'iniziativa non ha potuto sedurre gli svizzeri.

Ma la stampa ritiene che il voto non sia un plebiscito in favore del sistema attuale. Sarà ora necessario trovare dei rimedi al continuo aumento dei premi.

La sconfitta della sinistra in un dossier chiave come quello della sanità è evidente. E la stampa elvetica lo rileva lunedì con toni chiari. «Fallimento completo della cassa malati unica», titola ad esempio il quotidiano bernese Der Bund.

Rincara la dose il quotidiano zurighese di ispirazione liberale Neue Zürcher Zeitung, che in un commento dal titolo «La ragione prima degli esperimenti avventurosi», scrive: «I fautori di una ridistribuzione della ricchezza dovrebbero aver imparato la loro lezione».

«Per la terza volta di seguito la sinistra ha tentato di rimpiazzare i premi pro capite con modelli differenti», nota ancora la NZZ. «Ma nel fine settimana i votanti hanno di nuovo respinto con decisione la svolta socialista nell’assicurazione malattia».

Tuttavia anche il quotidiano zurighese deve ammettere che il voto di domenica contiene anche qualche segnale di critica al sistema attuale. «Il risultato dimostra che nei cantoni con alti costi della salute e alti premi delle casse malati l’insoddisfazione per l’attuale sistema ha spinto molti cittadini a dire sì a una riforma dalle conseguenze tutt’altro che chiare».

Non è un plebiscito per lo status quo

Altri giornali mettono l’accento ancora più nettamente sul fatto che il voto sulla cassa malati unica non deve segnare una battuta d’arresto nel tentativo di riformare la legge sull’assicurazione malattia (Lamal).

«I cittadini svizzeri non hanno plebiscitato lo status quo», ritiene fin dal titolo dell’editoriale il quotidiano romando 24 heures, che tuttavia rimane scettico sull’effettiva volontà politica di affrontare i problemi aperti e trovare delle soluzioni di compromesso maggioritarie.

«C’è da temere che la giornata di ieri non serva per niente ad incitare i parlamentari a raddoppiare gli sforzi per riformare il sistema della sanità», scrive il quotidiano con tono un po’ sconsolato.

Più fiducioso è invece Le Temps: «La via è libera per le riforme miranti a contenere i costi grazie ad un rafforzamento della concorrenza», afferma il quotidiano romando. Che si affretta a ricordare: «E c’è urgenza: il peso dei premi diventa insopportabile per quella parte della classe media che per poco non ha diritto alle sovvenzioni».

Tuttavia anche Le Temps non perde di vista gli ostacoli da sormontare: «Ma sarebbe vano sperare che queste riforme siano facili da concepire e imporre. Rifiutando il salto nel buio rappresentato dalla cassa unica, gli svizzeri hanno anche ribadito la loro poca fiducia nei cambiamenti radicali».

Tornare al lavoro

«Ora giù con i costi», titola dal canto suo il Tages Anzeiger. Analogamente alla maggior parte dei quotidiani, il quotidiano zurighese sottolinea la «disfatta di portata inattesa» del Partito socialista.

«Ma il piacere per la sconfitta altrui non aiuta a fare progressi nella politica della salute», avverte il Tagi. «I premi rimangono insopportabilmente alti per molte famiglie della classe media. La caccia ai buoni rischi da parte della casse malati rimane insopportabile. E il malessere dei medici per i controlli arbitrari non è una pura invenzione».

Per il quotidiano bernese Der Bund, «dopo i festeggiamenti per la vittoria gli avversari della cassa malati unica dovranno tornare rapidamente al lavoro». Il giornale ricorda che i problemi da risolvere sono molti. «La politica deve far sì per esempio che per le casse sia più interessante investire in cure adeguate per gli assicurati più vecchi e malati che nella caccia agli assicurati sani».

La bernese Basler Zeitung avverte dal canto suo che “chi mette mano ai pilastri di questo compromesso (su cui si regge la Lamal, NdR), come ha fatto la sinistra con la sua iniziativa, rischia di scatenare la reazione della controparte. Non solo l’UDC (destra nazional-conservatrice, NdR) chiede ormai di ridurre l’assicurazione di base ad un minimo. Se altri borghesi la seguono, si rischia la fine della Lamal».

La Berner Zeitung osserva tuttavia che «sarebbe sbagliato leggere nel chiaro no un desiderio di privatizzazione del settore sanitario e di riduzione delle prestazioni».

Contrastanti i giudizi della stampa ticinese sui risultati del voto di domenica. Mentre La Regione scrive che «il no uscito dalle urne non va interpretato come il rifiuto di un sistema più razionale, più trasparente e socialmente giusto», il Corriere del Ticino ritiene che il voto rappresenti «una legittimazione popolare dell’attuale sistema di finanziamento della sanità».

Un po’ fuori dal coro rispetto al resto della stampa svizzera, La Regione ricorda anche le condizioni in cui si è svolta la campagna precedente il voto, che il quotidiano definsice «oggettivamente squilibrata, in cui i fautori non hanno potuto competere con la forza finanziaria degli assicuratori».

swissinfo, Andrea Tognina

No: 71,2%
Cantoni: 24 no, 2 sì
Percentuale più elevata di no: Appenzello interno, 91,7%
Percentuale più elevata di sì: Giura, 57,7%
Partecipazione al voto: 45,5%

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