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La Svizzera vuole rafforzare il suo impegno in Libano

Gli attaccchi di Israele contro le opstazioni di Hezbollah hanno già fatto quasi 400 morti in Libano Keystone

Una delegazione guidata dall'ambasciatore svizzero a Beirut è stata ricevuta martedì dal primo ministro libanese Fouad Siniora.

Presente anche Toni Frisch, capo del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA), che ha fatto il punto sui progetti d’aiuto concreti realizzati dalla Confederazione.

L’ambasciatore François Barras, contattato telefonicamente dall’agenzia ATS, ha parlato di «distruzioni incredibili» in Libano.

Stando al diplomatico elvetico, un quarto della popolazione libanese si ritrova per strada a seguito dell’offensiva militare israeliana avviata il 12 luglio, dopo il rapimento da parte delle milizie Hezbollah di due soldati israeliani.

Ponti, strade e aeroporti sono danneggiati. Per un paese così ospitale si tratta una «vera catastrofe», ha aggiunto Barras.

Aiuti concreti

La Confederazione ha già lanciato vari progetti di aiuto per gli sfollati. Il CSA partecipa all’approvvigionamento di 67mila persone nella regione dello Chouf, a ovest di Beirut.

Queste persone provengono in maggioranza dai quartieri sud della capitale, bombardati dall’aviazione israeliana. Da mercoledì la squadra del CSA (12 persone) offrirà loro – in collaborazione con le organizzazioni partner – materassi, coperte, acqua e utensili da cucina.

Il CSA vuole inoltre aiutare a erigere un campo per diverse decine di migliaia di profughi nella capitale. Attualmente molti sfollati hanno trovato rifugio nelle scuole. Famiglie di 10-20 persone abitano in aule scolastiche molto piccole. Anche alberghi in cattivo stato, senza corrente elettrica né di servizi igienici funzionanti – vengono usati a questo scopo.

Evacuazione degli Svizzeri

La Confederazione continua nel frattempo ad evacuare i cittadini elvetici. Un traghetto greco noleggiato dalla Francia con 1000 posti è partito martedì sera da Beirut in direzione di Cipro. A bordo – ha indicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) – si trovavano una ventina di svizzeri.

Quasi tutti coloro che hanno voluto essere evacuati si trovano quindi ormai al sicuro, mentre circa 30 cittadini elvetici rimanono ancora nella parte sud del Libano, dove infuriano i combattimenti tra israeliani e Hezbollah.

L’ambasciata elvetica, che martedì ha dovuto chiudere temporaneamente a causa dei raid dell’aviazione israeliana, è in contatto con loro.

Aumenta la pressione israeliana

Intanto Israele ha riaffermato martedì la sua determinazione a neutralizzare Hezbollah, scartando ogni ipotesi di una tregua in tempi brevi.

Parallelamente, l’esercito ha intensificato le sue operazioni terrestri contro le posizioni di Hezbollah nel sud del Libano. L’aviazione e la marina israeliane hanno continuato a bombardare i quartieri sud di Beirut e vari centri abitati nel Libano meridionale.

Una riunione di crisi è prevista mercoledì a Roma alla presenza delle potenze occidentali e dei paesi arabi, in un clima di profonda incertezza sulla strategia da seguire.

swissinfo e agenzie

L’Aiuto umanitario svizzero è impegnato dal 18 luglio a Cipro, in Libano e in Siria. Agli oltre trenta esperti già al lavoro se n’è aggiunta una dozzina martedì.
La Svizzera ha versato 200’000 franchi al ministero libanese della sanità per l’acquisto dei medicinali e ha inviato a Beirut un kit medico di 800 chili.
Inoltre ha versato al Comitato internazionale della Croce Rossa una somma di 1,5 milioni di franchi in favore dei libanesi vittime dei bombardamenti e dei rifugiati palestinesi nei territori occupati.
Le organizzazioni internazionali stimano che siano necessari 300 milioni di dollari per rispondere ai bisogni immediati della popolazione libanese.

Il 12 luglio Israele ha lanciato un attacco contro il Libano dopo il rapimento di due soldati da parte del movimento islamista Hezbollah.

In totale almeno 390 persone, tra cui 334 civili, sono morti in Libano dopo l’inizio dell’offensiva. Gli sfollati sono 800’000.

Analogamente all’Europa, la Svizzera ha condannato la risposta «sproporzionata» delle forze armate israeliane all’aggressione di Hezbollah, a sua volta giudicata «condannabile».

Berna ha domandato alle due parti di rispettare le disposizioni del diritto umanitario internazionale.

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