Prospettive svizzere in 10 lingue

Le multinazionali devono rispettare i diritti umani

Una delle violazioni più evidenti dei diritti umani resta il lavoro minorile Keystone

La Commissione dei diritti umani dell’Onu, riunita a Ginevra, discute in questi giorni di norme che potrebbero costringere in futuro le multinazionali a rispettare meglio i diritti umani.

La Dichiarazione di Berna chiede che gli Stati membri della Commissione impongano misure più severe e concrete.

Intervistata da swissinfo Florence Gerber, della Dichiarazione di Berna (DB), mette in evidenza il motivo per cui questa organizzazione non governativa svizzera, che si impegna per uno sviluppo più equo, fa appello in questo momento all’Onu.

La sua commissione per i diritti umani ha in agenda discussioni sull’applicazione di norme più severe per le multinazionali sul tema del rispetto dei diritti umani.

Il timore è che le norme già adottate in passato, come il Global Compact del 2003, restino semplici dichiarazioni di buona volontà o vengano indebolite dalle lobby economiche, che fanno pressione sui governi.

Il patto mondiale Onu del 2003, denominato “Global Compact”, stabilisce regole di comportamento generali, la cui applicazione resta ancora piuttosto vaga.

“Noi chiediamo che la Commissione sui diritti umani adotti un testo che serva di base per un futuro trattato vincolante sull’applicazione delle norme e convenzioni già esistenti”, sottolinea Florence Gerber.

Un quadro giuridico internazionale coerente

“Il problema delle multinazionali è la loro ubiquità : sono dappertutto e spesso riescono a sfuggire alle proprie responsabilità giudiziarie, che finiscono per ricadere sulle filiali locali, sull’indotto o sui fornitori. E la casa madre, spesso con sede in Occidente, ne esce senza troppi danni”, prosegue la portavoce della DB.

Uno dei progetti più avanzati in materia di imprese multinazionali e diritti umani è il “Global Leader Iniziative”, creato da Mary Robinson, ex alto commissario Onu per i diritti umani.

Sono 7 in tutto le multinazionali che si sono impegnate concretamente in questo progetto, per dare peso maggiore ai diritti umani nella propria politica d’impresa, adottando ad esempio un codice di comportamento aziendale interno. Tra di esse figurano anche due gruppi elvetici, Novartis e ABB.

Nestlé è meno progressista, ma fa comunque parte del patto mondiale Global Compact.

Il potere dello Stato e quello delle multinazionali

Ecco la dichiarazione del portavoce di Nestlé, Marcel Rubin, contattato da swissinfo: “Noi sosteniamo e rispettiamo la protezione dei diritti umani internazionali e vogliamo essere sicuri che le ditte del nostro gruppo non si rendano complici di abusi in materia di diritti umani”.

“È nel nostro interesse incoraggiare il miglioramento delle condizioni sociali, che sono un fattore essenziale per uno sviluppo sostenibile”, sottolinea Rubin, che mette in chiaro però come spetti soprattutto agli Stati far rispettare i diritti umani.

Opinione condivisa anche da Jean-Daniel Vigny, rappresentante del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) alla sottocommissione Onu per i diritti umani. La Svizzera partecipa come osservatore alla Commissione ed entrerà a farne parte in qualità di membro nel 2007.

“La Svizzera ritiene che i diritti umani debbano essere in primo luogo rispettati dagli Stati, e in quanto Stato la Svizzera non è pronta a firmare un trattato che vincoli entità non statali, come le multinazionali”.

“Ma il nostro paese vuole d’altro canto iniziare una riflessione molto ampia sul tema, contrariamente ad altri paesi che vorrebbero affossarlo”, conclude Vigny.

swissinfo, Raffaella Rossello

Secondo la Dichiarazione di Berna, in tema di multinazionali e rispetto dei diritti umani, sarebbe tempo che l’Onu imponesse norme più severe rispetto a quelle stabilite, in senso non ancora vincolante, dal Global Compact nel 2003.

Sono considerati diritti umani: salari minimi, trasparenza, lotta contro la corruzione e promozione dello sviluppo sostenibile. E ancora, lotta contro il lavoro minorile o forzato e ogni forma di discriminazione razziale.

La Commissione per i diritti umani Onu non parla di stabilire nuove norme giuridiche, ma dell’istituzione di un quadro legale internazionale più coerente, che impegni a rispettare le norme già esistenti.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR