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Le nuove frontiere della democrazia elettronica

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Le opinioni sono unanimi: la prima votazione via internet della storia svizzera, ad Anières (Ginevra), è stata un successo.

L’e-voting apre nuove prospettive, ma comporta anche nuovi rischi per la democrazia.

Il fine settimana appena trascorso potrebbe entrare nella storia dei diritti politici in Svizzera. Per la prima volta, le cittadine e i cittadini di un piccolo comune ginevrino, Anières, hanno avuto la scelta tra voto alle urne, voto per corrispondenza e voto via internet.

E i votanti sembrano aver apprezzato: 323 persone hanno scelto il voto elettronico (mentre la Cancelleria di Stato ginevrina ne prevedeva 200) e 370 hanno optato per il voto per corrispondenza, mentre solo 48 si sono recate fisicamente alle urne.

La partecipazione al voto è stata alta (63,8%). Per la cronaca, i cittadini di Anières si sono espressi a favore di un credito per il restauro di un edificio, con il 60% di sì.

“È stato un plebiscito per il voto su internet”, si è affrettato a dire il cancelliere di Stato ginevrino Robert Hensler. L’esperimento è stato seguito con interesse anche all’estero: ne hanno scritto, per esempio, il New York Times e lo Herald Tribune.

La votazione di Anières era un primo test per il programma della Confederazione relativo all’e-government, ed è evidente che il forte interesse dimostrato dai cittadini del comune ginevrino faccia ben sperare per il futuro del programma.

Ma, al di là della comprensibile soddisfazione, quali sono le prospettive e i rischi del voto elettronico e della cyberamministrazione? E chi ne potrà trarre vantaggio?

Un sistema sicuro?

La prima questione che si pone è quella della sicurezza. La procedura adottata a Anières sembra garantire un alto grado di affidabilità.

Innanzitutto, ogni cittadino riceve con il materiale di voto un numero d’identificazione a 16 cifre, necessario per accedere al formulario di voto online. La possibilità di azzeccare il numero casualmente è una su cinque miliardi.

Superato questo primo stadio e espresso il suo voto, il votante deve digitare la sua data di nascita e ricopiare un secondo codice di quattro cifre, da scoprire grattando una casella contenuta nel materiale di voto. Una sorta di “gratta e vinci”, insomma.

Ultima verifica, il nome del comune di origine. “Un sistema che è sicuro almeno come il voto per corrispondenza”, afferma Robert Hensler.

Un’urna inviolabile

Rimane la questione della sicurezza dei dati raccolti nel server, l’urna elettronica. Nell’esperimento ginevrino il ruolo di avvocato del diavolo, o meglio di hacker, è toccato all’impresa informatica Hacknet.

In un primo attacco, durante un test fra maggio e giugno 2002, gli esperti informatici, dotati di carte di voto e quindi di codici d’accesso, erano riusciti ad entrare nel sistema

“Ma non sono riusciti ad andare oltre e a modificare i risultati dello scrutinio”, assicura Michel Chevallier, portavoce del progetto e-voting del canton Ginevra. In occasione del voto vero e proprio, gli hacker non sono riusciti neppure ad entrare nel sistema.

Le osservazioni di Hacknet sono ora stata integrate nella nuova versione del programma di voto, che appartiene al cantone di Ginevra e non può essere esportato.

A chi si rivolge il voto elettronico?

Ma la sola sicurezza non basterebbe a giustificare gli sforzi per l’introduzione dell’e-voting. L’obiettivo primario rimane quello di adattare i diritti politici alle nuove esigenze e alle nuove abitudini dei cittadini.

Il programma si rivolge innanzitutto ai giovani – abituati ad utilizzare le nuove tecnologie ma spesso astensionisti quando si tratta di votare – e alle persone con problemi di mobilità.

A Anières, una sorpresa in più è rappresentata dall’alto tasso di partecipazione al voto elettronico da parte delle persone sopra i 60 anni, il 12% del totale.

Il voto elettronico interessa poi in modo particolare gli svizzeri dell’estero. I tempi degli invii postali in paesi lontani impediscono spesso ai cittadini svizzeri residenti all’estero di esercitare il loro diritto di voto, osserva Gabrielle Keller, portavoce dell’OSE.

“Con il voto elettronico potremmo aumentare di molto la partecipazione al voto degli svizzeri dell’estero,” precisa. I dati di Anières, dove il 22% di chi ha votato per internet normalmente si astiene, sembrano sostenere questa speranza.

Basti pensare del resto che già l’introduzione del voto per corrispondenza a Ginevra aveva fatto aumentare di 20 punti il tasso di partecipazione alle votazioni.

Semmai, per gli svizzeri dell’estero, si pone il problema tecnico dell’accesso a internet. Gabriele Keller è fiduciosa: “Anche se non abbiamo studi definitivi, l’impressione è che il tasso di utilizzo di internet da parte degli svizzeri dell’estero sia molto alto. Ma naturalmente internet può rappresentare solo un complemento all’attuale sistema di voto.”

Nuovo stimolo ai diritti politici

L’e-voting però, analogamente a quanto è avvenuto per il voto per corrispondenza, allontana le persone dai locali di voto, luoghi dove tradizionalmente si raccoglievano le firme per iniziative popolari e referendum.

Internet può essere d’aiuto anche qui. I responsabili dei programmi di e-governement della Confederazione lavorano anche all’elaborazione di procedure affidabili per la firma elettronica.

“La Confederazione vuole aprire ai diritti politici lo spazio delle nuove tecnologie, quindi non solo nell’ambito del voto, ma anche offrendo la possibilità di raccogliere firme per il referendum e le iniziative”, dice Michel Chevallier

“C’è un cambiamento dei modi di vita che ha anche una conseguenza sui diritti politici e penso che lo stato, i poteri pubblici si debbono adattare a questo cambiamento”.

In ogni caso, i vari aspetti dell’e-governement potranno ancora essere testati nei prossimi anni. Forse ancora a Ginevra, con una votazione cantonale, e negli altri due cantoni in cui sono in corso progetti pilota: Neuchâtel e Zurigo.

swissinfo, Anne Rubin e Andrea Tognina

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