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La Svizzera s’impegna a migliorare la protezione dei suoi siti Unesco

L'anno scorso, gli spettacolari vigneti terrazzati del Lavaux sono stati al centro di una battaglia che ha visto ambientalisti e viticoltori scontrarsi sul limite dello sviluppo autorizzato su un sito Unesco. swiss-image.ch/Marcus Gyger

La Svizzera conta undici siti iscritti nel Patrimonio mondiale dell’umanità. Non è tuttavia pienamente consapevole di questa ricchezza culturale e degli sforzi necessari per conservarla, avverte un responsabile elvetico dell’Unesco.

Malgrado le sue piccole dimensioni, la Svizzera può vantare undici siti iscritti nel Patrimonio mondiale dell’UnescoCollegamento esterno. Tra questi: i vigneti terrazzati del Lavaux, sulle rive del lago Lemano, il centro storico di Berna e l’abbazia di San Gallo. «Ma non si tratta semplicemente di una serie di undici pezzi da museo», afferma Jean-Bernard Münch, presidente della Commissione svizzera per l’UnescoCollegamento esterno, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

Il 23 marzo 2015, 200 rappresentanti dei dipartimenti federali, dei cantoni, delle associazioni e del settore turistico si sono riuniti a Berna per sottoscrivere una cartaCollegamento esterno per una migliore tutela dei siti Unesco in Svizzera. La sensibilizzazione nei confronti di questo patrimonio «sta progredendo» nella popolazione elvetica, ha detto Jean-Bernard Münch, puntualizzando però che «la maggior parte delle persone non sa veramente di cosa si tratta».

Far sì che «tutti gli svizzeri siano a conoscenza e orgogliosi» dei siti elvetici iscritti nell’Unesco è soltanto uno degli aspetti che intende sviluppare il presidente della commissione. La nuova carta, su cui si è lavorato per un paio d’anni, non è nulla di rivoluzionario, ma ha lo scopo di garantire che tutte le persone interessate «siano sulla stessa lunghezza d’onda», ha affermato Münch.

Altri sviluppi

Un patrimonio di oltre 1’000 siti

«Spesso è molto difficile gestire i siti. È quindi utile mettere tutto nero su bianco, così tutti capiscono la stessa cosa. In passato, la gestione era relativamente sparsa e autonoma e i siti hanno sofferto di tale isolamento», ha sottolineato, aggiungendo che in Svizzera non c’è alcuna legge specifica che regolamenta i luoghi dichiarati patrimonio mondiale.

Dall’adozione della Convenzione per la tutela del patrimonio culturale e naturale nel 1972, oltre 1’000 siti in 161 paesi sono stati inseriti nella lista dell’Unesco. La convenzione è stata ratificata da 191 paesi. La Svizzera l’ha fatto nel 1975 e i primi siti elvetici riconosciuti sono stati il centro storico di Berna, l’abbazia di San Gallo e il convento benedettino di San Giovanni di Müstair, nei Grigioni.

L’anno scorso, gli spettacolari vigneti terrazzati del Lavaux, iscritti nella lista dei “paesaggi culturali” nel 2007, sono stati al centro di una battaglia che ha visto ambientalisti e viticoltori scontrarsi sul limite dello sviluppo autorizzato su un sito Unesco. Nel maggio 2014, la maggioranza dei votanti locali ha alla fine respinto un’iniziativa che chiedeva una regolamentazione urbanistica più severa. Secondo Jean-Bernard Münch, la votazione è sintomatica delle incomprensioni che avvolgono i patrimoni mondiali e la loro tutela.

«La convenzione internazionale non ha lo scopo di scolpire le cose nella pietra. L’Unesco è consapevole che questi siti devono essere protetti, oggetto di ricerche e di misure di conservazione. Devono però anche evolvere con la gente che ci vive», sottolinea.

«Il Lavaux non è un semplice paesaggio, ma una zona rurale creata dai viticoltori locali. Se questi venissero a mancare, non ci sarebbe più alcun Lavaux. Le due cose vanno di pari passo».

Jodel, orologi e carnevale

La lista dei siti svizzeri dell’Unesco si è progressivamente allungata. Nel 2011 sono stati aggiunti i siti palafitticoli preistorici vicino al lago di Neuchâtel. Un altro progetto internazionale, l’opera architettonica dello svizzero Le Corbusier, è in attesa di una decisione ufficiale.

Jean-Bernard Münch indica che per il momento non ci sono altri siti elvetici in attesa, sebbene l’Ufficio federale della cultura si dica «più aperto» a nuove candidature dopo un periodo in cui aveva «tolto il piede dall’acceleratore».

Oltre agli undici siti protetti dalla Convenzione sul patrimonio dell’umanità, la Svizzera intende chiedere uno statuto di protezione speciale per quello che viene definito il patrimonio culturale immaterialeCollegamento esterno.

Nella lista ci potrebbero essere lo jodel, l’orologeria, la tradizione elvetica del design grafico e tipografico – incarnato dal carattere Helvetica – o la Fête des Vignerons, la festa dei viticoltori celebrata ogni 20 anni a Vevey, nel canton Vaud. In lizza c’è inoltre la stagione alpestre, la processione di Pasqua di Mendrisio (Ticino) e il carnevale di Basilea.

La Svizzera dovrebbe giungere a una decisione finale sulle candidature da sottoporre entro la fine del mese. Ha ratificato la Convenzione dell’Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immaterialeCollegamento esterno nel 2008.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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