Il fiume Oubangui, nei pressi della capitale Bangui. Michael Zumstein / Agence Vu
Campo profughi vicino all'aeroporto di Bangui; qui sono ammassate 30,000 persone fuggite dai combattimenti tra i membri della Seleka e le milizie cristiane (dicembre 2013). Michel Zumstein / Agence Vu
Parenti e amici piangono la morte di 'Fionboy', un giovane rimasto ucciso negli scontri tra Seleka e anti-Balaka. Michel Zumstein / Agence Vu
Nell'ex residenza dell'imperatore Bokassa, giovani reclute della Seleka abbandonate a loro stesse attendono nella speranza di essere integrate in un esercito regolare. Michel Zumstein / Agence Vu
Barella insanguinata all'esterno della moschea Ali Babolo. Michel Zumstein / Agence Vu
Membri del "Movimento di rivolta delle Forze armate centrafricane per il popolo" durante un'istruzione militare in un villaggio nella periferia di Bangui. Michel Zumstein / Agence Vu
Nel quartiere cristiano di Boy Rabé, a Bangui, una donna piange la morte di un caro. Michel Zumstein / Agence Vu
Miliziani cristiani, che si fanno chiamare anti-balaka, in posa con le loro armi sulla strada principale della città di Njoh. Michel Zumstein / Vu
La tempesta si avvicina a Bangui. Michel Zumstein / Agence Vu
Un soldato francese di pattuglia a Bangui. Michel Zumstein / Vu
Sulla strada tra Bangui e Bouali, un giovane mostra la cicatrice lasciatagli da un colpo di machete ricevuto, da quello che dice, da miliziani della Seleka. Michel Zumstein / Agence Vu
Un gruppo di musulmani, il cui quartiere è stato saccheggiato da miliziani cristiani, è evacuato dai militari francesi. Michel Zumstein / Agence Vu
Il fotografo franco-svizzero Michaël Zumstein segue da vicino la crisi nella quale è sprofondata la Repubblica Centrafricana dal marzo 2013, quando i ribelli della Seleka, principalmente musulmani, si sono impadroniti di Bangui.
Questo contenuto è stato pubblicato il 05 febbraio 2014 - 17:00
I dieci mesi durante i quali la Seleka è stata al potere, sono stati contraddistinti da profonde divisioni tra minoranza musulmana e maggioranza cristiana, sfociate in atroci violenze e violazioni dei diritti umani da ambo le parti.
I combattimenti hanno causato lo sfollamento di circa un milione di persone, un quarto della popolazione. Le stime fanno stato di almeno 2'000 morti dal marzo 2013.
Le Nazioni Unite hanno ammonito che il conflitto in questa ex colonia francese potrebbe sfociare in un genocidio. Per sostenere i 5'000 membri del corpo di pace dell’Unione Africana, la Francia ha inviato sul posto 1'600 soldati. L’Unione Europea ha dal canto suo accettato di inviare 500 soldati. Malgrado la presenza delle truppe straniere, la spirale di violenza sembra non arrestarsi. (Tutte le fotografie: Michaël Zumstein, Agence VU).
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