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Operai politicamente sedotti da destra

Operai che votano UDC? Line Rennwald ha condotto la sua ricerca principalmente a Neuchâtel swissinfo.ch

Come mai tanti operai, i cui interessi si situano chiaramente a sinistra, votano oggi per l'Unione democratica di centro (UDC), ossia la destra dura?

La giurassiana Line Rennwald ha voluto vederci chiaro analizzando questo paradosso nella sua tesi di laurea in scienze politiche; tesi fresca di stampa.

Fresca di laurea in scienze politiche all’Università di Ginevra, Line Rennwald è partita da una semplice constatazione, ossia la crescita, in tutta l’Europa, dei partiti nazional-populisti. Una caratteristica incarnata, in Svizzera, dall’Unione democratica di centro (UDC; destra dura).

Nel suo libro Line Rennwald ha focalizzato la sua attenzione su un aspetto particolare: il voto operaio a favore della destra populista.

Ha deciso di concentrare l’essenziale della sua ricerca a Neuchâtel, una regione in cui l’UDC – a soli due anni dalla creazione della sezione cantonale – ha raccolto il 22,5% dei consensi.

swissinfo: Chi sono gli operai che votano per l’UDC? Ne ha incontrati alcuni?

Line Rennwald: Ho realizzato quattro interviste con degli operai elettori dell’UDC. Uno di loro aveva una spiccata cultura politica di sinistra ma ha finito per optare, alle ultime elezioni, per l’UDC. Un altro proveniva da un elettorato astensionista mentre gli altri due dal tradizionale elettorato di destra.

swissinfo: Ha fatto fatica a trovare delle persone disposte a parlare della loro scelta politica a favore dell’UDC?

L.R.: Sì, non è stato facile poiché, generalmente, il voto resta un tabù. Ho l’impressione che in Svizzera non si ami svelare i segreti dell’urna; insomma non si è molto propensi a dichiarare apertamente per chi si vota.

Scovare degli elettori UDC è ancora più difficile, specialmente in un cantone come Neuchâtel, dove il partito è nato di recente e dove è stato demonizzato. Appena iniziato il mio lavoro di ricerca ho subito contattato il presidente della sezione Yvan Perrin.

Ecco che cosa mi ha detto: “Senta, nel cantone abbiamo raccolto il 25% delle preferenze, ma non sappiamo chi vota per noi”! Le sue sono state delle parole rivelatrici. Parole che la dicono lunga sul tabù che, in Svizzera romanda, si stringe attorno all’UDC.

swissinfo: Sulla base delle sue ricerche, quali sono le ragioni che spingono questi elettori a votare per la destra populista?

L.R.: Due, essenzialmente: una ragione di ordine economico, l’altra di natura culturale. Nel primo caso spiccano le paure nei confronti dei frontalieri, la perdita del potere d’acquisto – avvertita, del resto, da numerosi salariati in tutta la Svizzera – e la paura degli spostamenti. Si tratta, in generale, di preoccupazioni legate fondamentalmente al lavoro.

Sul fronte culturale, emerge l’ostilità nei confronti degli stranieri, l’attaccamento a valori tradizionali e all’indipendenza della Svizzera. E su questo versante le opinioni degli elettori coincidono perfettamente con i temi che l’UDC predilige nelle sue campagne politiche.

swissinfo: Le delusioni legate agli altri partiti giocano un ruolo? Poco prima citava quell’elettore che, prima di scegliere il campo UDC, votava a sinistra…

L.R.: Certo, le delusioni pesano. E sono ricorrenti in tutte le testimonianze che ho raccolto. Sono risentimenti che trovano nel populismo dell’UDC una cassa di risonanza; del resto l’UDC è un partito che non smette mai di accusare i propri avversari politici di incapacità. E, così facendo, conforta gli elettori e rafforza il loro convincimento.

A proposito dell’ex elettore di sinistra, i motivi della sua delusione risiedono nella mancanza, da parte dei socialisti, di restare vicino alla gente, al popolo di sinistra, di andare nelle piazze. Ha trovato nell’UDC un partito capace di ascoltare la gente, i comuni mortali. Capace di difendere gli interessi si una persona semplice, come lui.

swissinfo: Significa che la sinistra ha cambiato il proprio pubblico di riferimento?

L.R.: La sinistra continua ad interessarsi ai lavoratori più deboli, ma oggi è sempre più rappresentata dalle persone della nuova classe media, meglio formate, attive in settori socio-culturali, come gli insegnanti o il personale sanitario.

Essi rappresentano una buona fetta dell’elettorato di sinistra. E sono pure loro ad essere membri del Partito socialista. Le rivendicazioni del mondo operaio non sono più, probabilmente, veicolate a sufficienza all’interno del partito.

Occorre comunque precisare che gli operai che votano a sinistra sono ancora molti, ma meno che per l’UDC.

swissinfo: E’ però abbastanza sorprendente, poiché i programmi economici dell’UDC trasudano di neoliberismo…

L.R.: E’ vero. Per quanto riguarda economia e socialità le tesi dell’UDC hanno una chiara impronta neoliberista: la diminuzione delle prestazioni dell’assicurazione disoccupazione e dell’assicurazione malattia ne è un esempio.

Eppure nei miei colloqui questi elementi non emergono mai, anche perché l’UDC fa spesso capo ad un discorso che potremmo qualificare di “campanilismo dello Stato Provvidenza”, dietro il quale riesce a dissimulare i suoi programmi neoliberisti.

L’UDC vuole riservare le prestazioni sociali solo agli Svizzeri, solo ai lavoratori, a quelli che davvero lavorano. Denuncia così i presunti abusi in materia di Assicurazione invalidità, i falsi richiedenti l’asilo. Il tutto condito con toni populisti capaci di far intendere che il partito si preoccupa davvero per i più deboli.

swissinfo: La sua ricerca analizza le dinamiche delle scelte elettorali. Ma al momento di votazioni puntuali, gli elettori dell’UDC restano fedeli al partito?

L.R.: Dipende dai temi in votazione. Sarebbe interessante, per esempio, sapere come l”ex elettore di sinistra che ora vota UDC, si esprimerà sull’iniziative socialista che chiede la creazione di un’unica cassa malati. L’ultima volta che l’ho visto mi aveva detto che era favorevole.

Ma è probabilmente un’eccezione. Credo, infatti, che quando un elettore si schiera nel campo dell’UDC resta fedele al partito anche nelle votazioni. Tanto più che l’UDC si profila, nelle sue lotte contro gli stranieri, attraverso il ricorso alle urne.

Gli elettori sono anche molto attaccati alla figura di Christoph Blocher, che rafforza ulteriormente il legame al partito.

swissinfo: Line Rennwald, suo padre è socialista…Questa tesi di laurea è un modo anche per dargli qualche consiglio?

L.R.: Forse, perché no….Ma voglio sottolineare che questa tesi è il frutto del mio lavoro di ricercatrice, per cui in questo contesto non amo particolarmente insistere sui legami familiari.

Intervista swissinfo, Alexandra Richard
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

In Svizzera, dieci anni fa, l’UDC raccoglieva in media il 10% dei suffragi
Nel 2003 diventa il primo partito politico, con il 26,7% dei seggi al Consiglio nazionale (Camera del popolo)
Nelle presidenziali del 2002, in Francia il Fronte nazionale di Le Pen ha ottenuto il 25% dei voti
In Austria, nel 1999, l’FPÖ di Haider aveva raccolto il 47% dei voti operai

Line Rennwald si è laureata in scienze politiche all’Università di Ginevra. La sua tesi è stata diretta dal professor Pascal Sciorini.

Il suo lavoro di ricerca è stato pubblicato recentemente dalle edizioni “Communication jurassienne et européenne”.

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