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Per tre svizzeri su quattro, il papa deve ritirarsi

Giovanni Paolo II: la sua visita in Svizzera porta anche a critiche alla Chiesa cattolica Keystone Archive

Il 74% degli svizzeri ritiene che Giovanni Paolo II debba dimettersi per ragioni di età e salute. Lo afferma un sondaggio pubblicato dal settimanale «L’Hebdo».

I risultati concordano con la posizione di critica verso il Vaticano, sollevata in una lettera aperta da quaranta personalità cattoliche alla vigilia della visita del papa.

A pochi giorni dalla visita del papa, le riflessioni sul suo ruolo e sul suo rapporto con la Svizzera si sommano. Stando all’ultimo sondaggio, gli svizzeri sono molto critici verso Karol Wojtyla e verso il papato in genere.

Tre svizzeri su quattro ritengono infatti che Giovanni Paolo II debba dimettersi a causa dell’età avanzata e del cattivo stato di salute. L’opinione è più diffusa in Svizzera tedesca (75,8 per cento) rispetto alla Romandia (69,4 per cento), mentre non emergono differenze di rilievo tra le diverse fasce d’età.

Il sondaggio, condotto dal 17 al 22 maggio dall’istituto demoscopico Link in Svizzera tedesca e Romandia per conto del settimanale «L’Hebdo», non registra che minime differenze di opinione fra gli intervistati cattolici e quelli protestanti. I cattolici hanno solo qualche punto di clemenza in più verso l’anziano capo della Chiesa cattolica.

Gerarchia contro base?

I risultati dell’inchiesta si allineano alla lettera aperta, pubblicata il 16 maggio da una quarantina di personalità della diocesi di Basilea – tra cui professori di teologia e membri del clero – nella quale si invita il pontefice a rispettare l’età canonica di 75 anni e a dimettersi. La presa di posizione non ha mancato di far reagire la gerarchia ecclesiastica.

In un’intervista concessa a swissinfo, il presidente della conferenza episcopale svizzera, il vescovo di Coira Amedée Grab critica la lettera aperta: «Non riesco a capacitarmi che un ospite venga accolto in questa maniera. Non è né il momento giusto, né la giusta strada per comunicare la cosa. Inoltre non si capisce perché il papa, che ha compiuto 84 anni debba ritirarsi, imbrigliando anche i suoi successori».

Più distaccato Albert Longchamp, direttore di «Choisir», un periodico culturale gesuita: «Non sono sorpreso dal risultato del sondaggio. Rimangono però da conoscere le ragioni di questa posizione. Si tratta di compassione verso l’uomo sofferente e malato o di una critica ad un responsabile che dovrebbe controllare la chiesa cattolica?»

Per Agnell Rickenmann, segretario della Conferenza episcopale svizzera, la risposta è invece una sola: «La gente reagisce così, perché tutta la società è fissata su delle esteriorità. Vorrei dire che c’è un’esasperazione del culto della gioventù».

Critica alla dottrina morale

Dal sondaggio emerge inoltre che l’opinione pubblica è più sconcertata dalle prese di posizione del pontefice in materia di morale sessuale piuttosto che dal suo ruolo pastorale o politico: la sua opposizione al preservativo è ritenuta dal 34,6 per cento degli interpellati come «irresponsabile» se si considera l’evoluzione del virus dell’aids. Una maggioranza solida non si sente legata alle indicazioni morali del Vaticano.

Sempre nel sondaggio, il 70 per cento degli interrogati ritiene «disumano» il divieto di risposarsi per i divorziati. Una maggioranza auspica inoltre che i vescovi non siano più scelti dal Papa, ma dalla Chiesa locale.

Ma anche l’organizzazione stessa della Chiesa non soddisfa gli svizzeri: da un altro sondaggio della settimana scorsa, realizzato dall’istituto Gfs di Berna, risulta contestata l’irremovibile posizione del papa sul celibato e sul ruolo del clero. Anche l’impossibilità di far accedere alla comunione i credenti di altre confessoni cristiane, recentemente riaffermata dalla Congregazione per la fede, non trova il consenso degli svizzeri.

Secondo i due sondaggi, la maggioranza dei cattolici si aspetta che la Chiesa avvii un cambiamento di corso con il prossimo Papa. In particolare, i fedeli svizzeri chiedono il sacerdozio femminile, la libertà nel celibato e servizi divini ecumenici con messa ed eucaristia comuni. Delle risoluzioni analoghe erano già state votate da numerosi consigli cantonali dei laici lo scorso anno.

Unità della chiesa e regionalismo

Richieste come quella dell’apertura del sacerdozio alle donne non sono esclusive alla Confederazione. La particolarità elvetica risiede piuttosto nelle modalità della formulazione della richiesta, ha spiegato in un’intervista alla «Berner Zeitung» il vescovo di Basilea Kurt Koch. La conferenza episcopale rinvia però tutte le richieste al primato dottrinale del Vaticano e dei Concili.

Visto che la fumata nera da Roma è inequivocabile, i vescovi hanno chiuso il dibattito, anche se in Svizzera mancano i sacerdoti. Una comunità su due non dispone di un suo prete e i laici, spesso donne, continuano ad avere un ruolo importante nelle comunità, senza avere accesso ai sacramenti.

Per questo monsignor Koch, che dirige la diocesi di Basilea, ritiene sia giunto il momento di riconoscere, almeno parzialmente, la diversità delle chiese locali. Quale debba essere l’autonomia concessa a questi patriarchi è una questione da discutere e «una decisione definitiva appartiene solo a un Concilio».

Una Chiesa svizzera?

Gli osservatori cattolici ritengono comunque che le affermazioni critiche verso la Chiesa cattolica siano dovute a delle particolarità tutte elvetiche: «Anche se oggi la maggioranza della popolazione in Svizzera è cattolica – ritiene ancora il gesuita Albert Longchamp – questo paese rimane fortemente segnato dalla Riforma protestante, specialmente nella Svizzera tedesca questo porta alla forte critica alla gerarchia della Chiesa cattolica».

Sarebbe la cultura democratica elvetica a far sì che la critica sia tanto aperta e esplicita. Il papa, vecchio e ammalato, sarebbe per molti il simbolo della staticità della dottrina sociale del cattolicesimo. Proprio questa dottrina è al centro della critica di chi è dentro e fuori la Chiesa.

swissinfo e agenzie

Secondo l’ultimo censimento federale, il 42% degli svizzeri sono cattolici;
Il 35% è protestante;
Il 12% è ateo, il 4.3% mussulmano e lo 0.2% di religione ebraica.

Sabato 5 giugno, Giovanni Paolo II sarà alla BernArena, la pista di ghiaccio della città di Berna, dove parlerà a circa 10’000 giovani, riuniti per il primo raduno dei giovani cristiani svizzeri.

Domenica 6 giugno, alle ore 10.00, il Pontefice presiederà una messa nella zona dell’Allmend davanti a decine di migliaia di fedeli provenienti dall’intera Svizzera e dai paesi vicini.

In seguito, il Papa si recherà all’aeroporto militare di Payerne da dove decollerà per ritornare a Roma.

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