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Berlusconi si candida pure al Parlamento europeo

Keystone

Forse più che negli altri paesi dell'Unione Europea, dove sembra crescere l'astensionismo e l'euroscetticismo, in Italia la campagna elettorale ha riguardato pochissimo il ruolo del parlamento di Strasburgo, ma quasi esclusivamente il dibattito politico interno.

Il dibattito politico italiano è stato oltretutto dominato dalle polemiche sul cosiddetto “caso Noemi”, e cioè dagli interrogativi sui rapporti del capo del governo Silvio Berlusconi con una ragazza minorenne.

“Un dibattito politico scaduto a livelli davvero bassi”, ci dice Stefano Folli, il commentatore del quotidiano economico “Sole 24 ore”, che aggiunge:

“Invece di attaccare i giornali, e in particolare la stampa estera, Silvio Berlusconi avrebbe fatto meglio a rispondere alle domande che gli venivano rivolte. Anche la richiesta di sequestrare le fotografie delle feste nella sua Villa Certosa, in Sardegna, ha paradossalmente l’effetto di alimentare altri dubbi: se si tratta, come sostiene il premier, di foto innocenti, perché chiederne il ritiro da parte della magistratura?”.

Berlusconi fra popolarità e consenso

Non sembra tuttavia che la vicenda che coinvolge il “cavaliere”, e che ha messo in secondo piano il vero significato del voto del 6-7 giugno, inciderà seriamente sull’esito della consultazione, che comprenderà anche il rinnovo del governo di alcune città e province.

“Già prima del ‘caso’ avevamo registrato un piccolo calo di popolarità del capo del governo – spiega Antonio Noto, sondaggista che lavora anche per importanti canali televisivi -, e occorre vedere se le vicende delle ultime settimane hanno accentuato questa tendenza. Ma, attenzione: non bisogna commettere l’errore di confondere popolarità con consenso. La prima può scendere, senza nella sostanza intaccare il consenso politico, e dunque elettorale”.

Il Popolo della Libertà (PdL) dovrebbe riuscire un buon numero di suffragi anche alle elezioni europee: “Guardando a tutti i sondaggi, il partito di Berlusconi, quindi il Pdl nato di recente dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, dovrebbe ottenere alle europee il 40 per cento dei suffragi”, afferma l’esperto. Sarebbe una grande vittoria?

“Si e no – osserva Antonio Noto -; sì, perché comunque in Europa nessun partito sembra in grado di ottenere un simile risultato; ma è anche vero che quando si aprì la campagna elettorale lo stesso Berlusconi s’era detto sicuro che sotto la sua guida il Pdl avrebbe largamente superato il 40 per cento”.

Le speranze dell’opposizione

Sta di fatto che l’opposizione sembra incapace di ribaltare il quadro politico della vicina Repubblica. Tanto che, in questo voto, il Partito Democratico di centro-sinistra si gioca parte del suo futuro, leadership compresa.

Il neo-segretario Dario Franceschini – recentemente eletto da un frettoloso congresso proprio per traghettare il PD in questa difficile prova – spera in uno “score” del 28 per cento: meno delle ultime politiche, ma abbastanza per non dover fare i conti con una nuova stangata elettorale.

“Il principale problema del PD – secondo Stefano Folli – è l’incapacità di individuare temi che gli consentano di catturare l’attenzione dell’opinione pubblica; e a questo si somma il fatto, forse ancor più determinante, che il partito non ha ancora una sua precisa, chiara e credibile identità”.

L’incognita dei partiti minori

Nelle amministrative, inoltre, il Partito Democratico deve difendersi dall’attacco che il centro-destra porta soprattutto in due grandi città tradizionalmente ‘rosse’: Bologna e Firenze.

Deve inoltre rintuzzare l’offensiva sia dell’Italia dei valori (IDV) di Antonio di Pietro, il più deciso e virulento nella denuncia del “berlusconismo”, a cui le ultime proiezioni attribuiscono un risultato vicino al 9 per cento, sia dell’UDC di Pier Ferdinando Casini, il centrista ex alleato del cavaliere, dato dai sondaggi al 7 per cento. Senza parlare del voto di sinistra vero e proprio, quello dello schieramento comunista, che si ripresenta profondamente diviso.

“Naturalmente – precisa Antonio Noto – l’insidia principale per Franceschini viene soprattutto da Di Pietro e Casini, e del resto in questa vigilia del voto non abbiamo notato la possibilità di un’ importante fuoriuscita del voto moderato dalla coalizione berlusconiana”.

Nord e Sud polarizzano

Tuttavia, in gioco ci sono anche gli equilibri all’interno del centro-destra. Al Nord, una netta affermazione della Lega, da più parti pronosticata, consegnerebbe a Umberto Bossi un’ulteriore forza di pressione su Berlusconi.

Al leader del governo italiano qualche esponente del Partito della Libertà già rimprovera, ma raramente in pubblico, un eccesso di cedimento nei confronti delle posizioni del “partito del carroccio” soprattutto per quanto concerne sicurezza e immigrazione.

All’estremo Sud, la “rivolta” del governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, che ha clamorosamente “azzerato” la giunta regionale escludendo i politici più vicini al partito del cavaliere, conferma che Berlusconi ha a sua volta bisogno di una netta affermazione per poter guidare più tranquillamente la propria coalizione.

I parlamentari meglio pagati in Europa

Anche per questo motivo, dunque per consolidare la propria leadership, il premier (ma non è l’unico, lo ha fatto anche Di Petro) ha deciso di candidarsi quale deputato al Parlamento europeo. Carica che non solo è incompatibile con quella di parlamentare italiano, ma che evidentemente lo stesso premier non ricoprirà mai, visto che nemmeno è immaginabile una sua uscita da Palazzo Chigi.

Si tratta di una delle tante anomalie italiane rispetto all’Europa. Del resto, nessuno, in queste settimane ha discusso del fatto che i parlamentari italiani a Strasburgo siano i più pagati (e non di poco) rispetto a tutti i loro colleghi dell’UE, pur non brillando in assiduità ai lavori dell’emiciclo europeo.

Aldo Sofia, Roma, swissinfo.ch

“La Svizzera osserva con interesse il processo democratico all’interno dell’Unione Europea, ma non prende posizione sulle elezioni europee” ha dichiarato a swissinfo Dominique Boillat, portavoce dell’Ufficio integrazione.

A livello europeo il Consiglio dei ministri dell’Unione, che rappresenta gli stati membri, e la Commissione europea, che rappresenta i popoli d’Europa, sono i principali interlocutori nei complessi rapporti bilaterali fra Berna e Bruxelles.

Nei 27 stati membri dell’Unione europea, tra il 4 e il 7 giugno 2009, più di 375 milioni di cittadini europei sono chiamati alle urne per eleggere i deputati al Parlamento europeo.

In Italia si potrà votare il pomeriggio del 6 giugno e domenica 7 giugno. I risultati di ognuno dei 27 stati membri saranno resi noti solamente la sera del 7 giugno.

Le elezioni europee si svolgono ogni cinque anni. Le elezioni del giugno 2009 coincidono con il trentesimo anniversario delle prime elezioni europee a suffragio universale diretto.

Il tasso di partecipazione varia sensibilmente da uno stato membro all’altro. Nel 2004 il tasso di partecipazione medio è stato del 45,5%.

Il Parlamento europeo rappresenta i cittadini degli stati membri a livello di Unione europea. Dal 1979 è l’unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini. I deputati restano in carica 5 anni. Sui 736 eurodeputati, che conterà il Parlamento, 72 saranno italiani.

Esso condivide con il Consiglio dei ministri dei governi dei 27 membri dell’UE, su un piede di parità, il potere decisionale su oltre due terzi delle proposte legislative dell’UE.

In settori come l’ambiente, i trasporti, la protezione dei consumatori, l’immigrazione illegale e nei campi legati al mercato interno, il Parlamento europeo ha il poter di accettare, emendare, o respingere le proposte di direttiva o regolamenti della Commissione europea.

Su altre questioni, come la politica fiscale, industriale e agricola, o sui nuovi membri della zona euro, il Parlamento può dare solo un parere.

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