L’adesione all’Onu essenziale per la cooperazione allo sviluppo svizzera
Per la cooperazione allo sviluppo elvetica l'adesione della Svizzera alle Nazioni Unite rappresenta un obiettivo prioritario. Lo ha dichiarato lunedì a Berna l'ambasciatore Walter Fust, direttore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) nel corso dell'annuale conferenza stampa, dedicata quest'anno alla collaborazione con l'ONU negli ambiti della cooperazione allo sviluppo e dell'aiuto umanitario.
Da alcuni mesi l’Onu diventato nuovamente un tema fulcro della politica interna elvetica. Il Consiglio federale considera l’adesione della Svizzera all’ONU una questione di grande importanza e per questa ragione ha l’intenzione di sottoporre, per la seconda volta, l’oggetto in votazione agli elettori ancora durante la legislatura in corso, quindi prima del 2003. La prima volta, il 16 marzo 1986, popolo e Cantoni rifiutarono l’adesione all’ONU.
Il tema dell’adesione alle Nazioni Unite non è comunque nuovo. Già nel 1945 una commissione di esperti, istituita dal Consiglio federale, giunse alla conclusione che l’adesione della Svizzera all’ONU, considerati gli obiettivi dell’organizzazione internazionale, era auspicabile.
La DSC non ha però atteso l’adesione per collaborare con le organizzazioni delle Nazioni Unite. Già da alcuni decenni, come ha precisato l’ambasciatore Fust, la DSC è attiva in seno a quindici organizzazioni dell’Onu specializzate nella cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanitario.
I partner più importanti sono il Programma per lo sviluppo (PNUD) al quale la DSC versa un contributo annuo di 52 milioni di franchi, la Fondazione per l’Infanzia (UNICEF) al quale vanno 17 milioni, il Fondo per le attività in materia di popolazione (FNUAP) 11 milioni e mezzo, l’Alto commissariato per i rifugiati (UNHCR) 25 milioni ed il Programma alimentare mondiale (PAM) al quale vengono versati 30 milioni di franchi. In totale, i contributi versati dalla Confederazione alle agenzie dell’Onu ammontano a 170 milioni di franchi l’anno.
La cooperazione con l’ONU consente inoltre di far confluire l’esperienza svizzera nella politica di sviluppo mondiale, rispetto alla sola cooperazione bilaterale. I mezzi della cooperazione svizzera possono pure essere impiegati più efficacemente.
Attualmente circa circa un terzo del budget della DSC, che ammonta ad oltre 1 miliardo e 100 milioni di franchi, viene impiegato per la cooperazione multilaterale, ossia la cooperazione tramite organizzazioni internazionali. In quest’ambito, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite assumono un ruolo primordiale. «L’ONU – ha sottolineato il direttore della DSC Walter Fust-
è l’unico foro universale dove tutti i Paesi possono partecipare all’elaborazione di soluzioni comuni per far fronte alle sfide globali poste dalla politica di sviluppo».
La cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario tramite il sistema dell’ONU consentono alla Svizzera di essere attiva con programmi e progetti anche in quei Paesi dove essa non è direttamente presente. Molti problemi globali legati allo sviluppo e molte delle crisi umanitarie di grande portata richiedono sforzi coordinati nel quadro della comunità degli stati.
Come sottolineato nel corso della conferenza annuale, la cooperazione con l’ONU è un complemento necessario e prezioso all’aiuto bilaterale della Svizzera, grazie anche al fatto che le Nazioni Unite ed i suoi organi specializzati sono indipendenti dagli interessi particolari di singole nazioni, e quindi possono appoggiare efficacemente i Paesi partner nella realizzazione delle riforme politiche.
La Svizzera è regolarmente rappresentata in seno ai consigli d’amministrazione ed ai comitati direttivi di questi organi specializzati delle Nazioni Unite ed è un partner molto apprezzato. «Grazie alla grande esperienza accumulata nella cooperazione bilaterale e nell’aiuto umanitario – ha sottolineato l’ambasciatore Fust- abbiamo potuto influenzare considerevolmente le attività di molte organizzazioni dell’ONU. Ed è ciò che continueremo a fare».
Un’affermazione, quella del direttore Fust, che è stata illustrata presentando UNAIDS, il programma comune delle Nazioni Unite di lotta al virus dell’HIV e all’AIDS. La problematica dell’AIDS -come ha sottolineato il vice direttore della DSC Serge Chapatte, responsabile della Divisione politica di sviluppo e cooperazione multilaterale- può essere affrontata ragionevolmente solo con uno sforzo coordinato a livello mondiale. Occorre trattare l’AIDS non come un problema prettamente sanitario, bensì come un problema estremamente complesso presentante una dimensione sociale, una dimensione economica e una dimensione sanitaria. Questa è la posizione assunta sin dall’inizio dalla Svizzera, ed è l’attuale posizione ufficiale dell’UNAIDS.
Lo stesso vale per i cosiddetti programmi del Corpo svizzero di aiuto in caso di catastrofe, come ha precisato il suo responsabile Toni Frisch, il quale ha ribadito che “la Svizzera e la DSC intendono manifestare la propria solidarietà con le vittime di crisi e di catastrofi anche in seno alle organizzazioni delle Nazioni Unite”.
E questo soprattutto perché offrendo non solo un aiuto a livello bilaterale, ma intervenendo anche a livello multilaterale, l,a Svizzera e la Direzione dello sviluppo e della cooperazione possono impiegare globalmente le loro limitate risorse in modo più efficace. Un risultato, quello dell’ottimizzazione degli interventi della cooperazione e dell’aiuto allo sviluppo, che sarà indubbiamente apprezzato dai contribuenti svizzeri.
Sergio Regazzoni
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