Convenzione delle Alpi: Svizzera bacchettata
La commissione internazionale per la protezione delle Alpi ha chiesto alla Svizzera di tornare sui suoi passi e di prendere chiaramente posizione a favore della Convenzione delle Alpi. Pur essendo stata tra gli artefici dei protocolli aggiuntivi, in settembre la Svizzera ha deciso di affossare il progetto.
Per la CIPRA, riunita in convegno a Semmering (Austria), la decisione del Consiglio nazionale di non entrare in materia sulla ratifica dei nove protocolli, decretandone così la fine, è del tutto «incomprensibile».
Il prossimo anno, sarà proprio la Confederazione – e in particolare la nuova ministra Doris Leuthard – a presiedere la Convenzione alpina. La commissione invita dunque Berna a spiegare in che modo intende portare avanti una politica alpina sostenibile. La ratifica di questi protocolli, secondo la CIPRA, deve restare una priorità.
La Convenzione sulla protezione delle Alpi riunisce otto paesi dell’arco alpino (Germania, Francia, Italia, Liechtenstein, Monaco, Austria, Slovenia, Svizzera) e l’Unione europea.
Firmata nel 1991, la Convenzione quadro mira alla salvaguardia dell’ecosistema e allo sviluppo sostenibile delle regioni alpine, sviluppo che deve prendere in considerazione gli interessi economici e culturali degli abitanti.
Per raggiungere questi obiettivi, i paesi aderenti devono prendere delle misure adeguate in tredici settori, oggetto di protocolli d’attuazione. Finora ne sono stati elaborati soltanto nove: pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile; protezione della natura e tutela del paesaggio; agricoltura di montagna; foreste; difesa del suolo; turismo; energia; trasporti; composizione delle controversie.

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