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Gheddafi non vuole soldi dal canton Ginevra

Hannibal Gheddafi respinge un risarcimento finanziario da parte della autorità del canton Ginevra per la pubblicazione delle foto segnaletiche scattate al momento del suo arresto nel luglio 2008. Il figlio del leader libico vuole invece che venga istituito un tribunale internazionale per dimostrare la sua innocenza.

“Non voglio compensazioni finanziarie, perché ciò non farebbe giustizia. Non ho paura di nulla e ho fiducia che la mia causa sia giusta. Per questo motivo chiedo un arbitrato internazionale, che la Svizzera teme, perché ciò provocherebbe un grande scandalo”, ha dichiarato giovedì Hannibal Gheddafi. A detta del figlio di Muammar Gheddafi, le accuse nei suoi confronti “sono state costruite ad arte e lo dimostreremo, al momento opportuno, al mondo intero”.

La vicenda risale al 15 luglio del 2008, quando Hannibal Gheddafi e la moglie erano stati arrestati in un grande albergo ginevrino, in seguito ad una denuncia per maltrattamenti sporta contro di loro da due domestici. La coppia era stata rilasciata dopo due giorni dietro pagamento di una cauzione di mezzo milione di franchi. L’arresto del figlio di Muammar Gheddafi ha innescato una grave crisi diplomatica tra Berna e Tripoli, che ancora non è stata risolta. Nelle prigioni libiche rimane incarcerato un cittadino svizzero, l’imprenditore Max Göldi, condannato a quattro mesi di carcere per “violazione della legge sul soggiorno e l’immigrazione”.

Il Tribunale di prima istanza di Ginevra ha intanto dedicato giovedì una prima udienza alla domanda di risarcimento inoltrata dai legali di Hannibal Gheddafi, in seguito alla pubblicazione delle sue foto segnaletiche nella “Tribune de Genève” il 4 settembre 2009. Gli avvocati di Hannibal Gheddafi hanno citato congiuntamente il Cantone di Ginevra – ritenuto responsabile del comportamento del funzionario che ha trasmesso le foto – e il giornale ginevrino, che le ha pubblicate

Per bocca del suo rappresentante David Lachat, il Cantone lemanico ha auspicato una rapida conclusione del procedimento. “Una soluzione giudiziaria celere potrebbe agevolare l’appianamento della crisi fra la Libia e la Svizzera”, ha sottolineato l’avvocato, secondo cui il Tribunale dovrebbe determinarsi unicamente sull’entità dell’indennizzo. Il Cantone di Ginevra è disposto a versare un indennizzo “equo”, ma invita il Tribunale a determinarsi sulla questione di sapere se la “Tribune” aveva il diritto o no di pubblicare le foto, ha rilevato Lachat.

swissinfo.ch e agenzie

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