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Liberali e radicali: un matrimonio d’interesse

Stretta di mano dei presidenti dei partiti radicale e liberale svizzeri Fulvio Pelli (a sinistra) e Pierre Weiss, simbolo di una cooperazione per la fusione. Keystone

Il panorama partitico elvetico si ridisegna: mentre l'UDC si divide, liberali e radicali si uniscono. L'obiettivo dell'unione è di riacquistare peso e riportare al centro l'ago della bilancia politica svizzera.

Appartenenti alla stessa famiglia politica, liberali e radicali svizzeri ora desiderano unire saldamente i loro destini. Almeno a livello nazionale. Presentato martedì alla stampa, il piano di fusione è stato posto in consultazione interna fino al 29 agosto.

La base del Partito liberale radicale (PLR) e quella del Partito liberale svizzero (PLS) sono in particolare chiamate a pronunciarsi sul progetto di statuti e sul nome della futura formazione. Le assemblee per sciogliere gli attuali due partiti e fondare il nuovo sono in calendario il 25 ottobre prossimo.

Il terzo partito della Svizzera

Se tutto procederà come previsto dai vertici, la nuova formazione entrerà in funzione nel gennaio 2009. Nascerà allora un partito che rappresenterà “il 17,7% dei suffragi delle ultime elezioni federali e che sarà dunque il terzo partito della Svizzera in ordine di grandezza”, ha detto il presidente del PLR Fulvio Pelli.

Ma le ambizioni dei dirigenti liberali e radicali vanno oltre questo traguardo. “In Svizzera circa il 35% della popolazione si sente e si comporta da liberale. Non sempre però vota liberale”, ha affermato Pelli, sottolineando che la debolezza del liberalismo oggi è la sua frammentazione.

Unendo le loro forze, i due partiti si prefiggono perciò di cercare di “convincere tutti questi liberali a battersi insieme per garantire alla Svizzera anche in futuro quel successo che i liberali del passato le hanno assicurato”, ha spiegato il ticinese.

Una grande casa comune aperta

Con questo passo i due partiti vogliono lanciare un chiaro segnale: le porte sono aperte a tutte le altre formazioni di stampo liberale disposte a cooperare, ha puntualizzato la capogruppo liberale radicale alle Camere federali Gabi Huber.

Un messaggio rivolto in primo luogo ai dissidenti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional conservatrice) che hanno recentemente fondato il Partito borghese democratico (PBD), ma che non esclude neppure i Verdi liberali.

Più difficile appare invece un avvicinamento con l’altro partito governativo di centro: il Partito popolare democratico. Quest’ultimo negli ultimi tempi ha dimostrato la “tendenza a costituire alleanze con la sinistra e gli ecologisti. Noi abbiamo altre opinioni”, ha osservato Fulvio Pelli.

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Benvenuti ma non corteggiati

Pur strizzando l’occhio alle altre formazioni che si richiamano ai valori liberali, il nuovo partito in ogni caso non vuole esercitare pressioni sugli altri potenziali interessati alla creazione di una “grande casa comune”. “Noi siamo disponibili, ma spetterà a loro fare il primo passo”, ha precisato Gabi Huber.

“Siamo abituati a fare un passo dopo l’altro. Ora proseguiamo il processo di collaborazione avviato cinque anni fa con la formazione di un unico gruppo parlamentare fra i due partiti. Non vogliamo precipitare le cose, ma lasciare agli altri il tempo di decidere cosa fare”, ha rincarato Pelli.

Giovane ma con radici antiche

La principale preoccupazione dei dirigenti liberali e radicali per ora è dare vita l’anno prossimo – secondo le parole di Pelli – al “più grande giovane partito della Svizzera, orientato verso le grandi sfide del XXI secolo, che al contempo sarà quello con la più lunga tradizione politica nei suoi geni”.

Sarà un partito che mirerà a “convincere i cittadini di questo paese che la ragione deve tornare a prevalere sulle passioni”, ha sottolineato il presidente del PLS Pierre Weiss.

Politologi scettici

Quali siano le reali probabilità del nuovo partito di riuscire a coagulare tutte le forze liberali del paese, è “difficile prevederlo”, ha ammesso lo stesso presidente del PLR.

Fra gli osservatori non mancano comunque gli scettici sulle possibilità di successo dell’operazione. “Il PLR e il PLS cercano di salvare il salvabile”, ha dichiarato a swissinfo il politologo Michael Hermann, dell’università di Zurigo, rammentando che entrambi negli ultimi anni hanno subito una consistente erosione.

“La progettata fusione ha soprattutto una valenza simbolica, ma non riusicirà a risolvere i problemi del Partito liberale radicale”, commenta il politologo Georg Lutz, dell’università di Losanna. L’esperto “per il momento” non vede nella linea politica del PLR una possibilità di raccogliere nuove adesioni.”La vera questione per i radicali e gli altri partiti del centro destra è come e se sia possibile stringere alleanze fra di essi”, aggiunge Lutz.

swissinfo, Sonia Fenazzi

In Svizzera il liberalismo si è sviluppato sin dall’inizio del XIX secolo.

A livello politico in diversi cantoni si è dapprima imposto il movimento liberale, verso gli anni 1830.

Più a sinistra dei liberali, i radicali hanno in seguito portato alla fondazione dello Stato federale moderno nel 1848. Uno Stato nel quale hanno avuto un dominio incontrastato fino al 1918.

Anche l’Unione democratica di centro affonda le radici nel grande movimento liberale. È nata da una scissione di cerchie agricole che non si sentivano abbastanza rappresentate in seno al partito liberale radicale.

Il Partito liberale svizzero negli ultimi anni è quasi scomparso dalla scena nazionale. È ancora ben presente nei cantoni protestanti della Svizzera romanda e a Basilea Città.

Il Partito liberale radicale ha subito una costante erosione di voti negli ultimi decenni. Con poco più del 15% dei voti è tallonato dal Partito popolare democratico. Entrambi detengono 31 seggi in Consiglio nazionale.

L’Unione democratica di centro ha invece registrato un’ascesa folgorate e alle ultime elezioni dell’ottobre 2007 è diventata il primo partito della Svizzera con circa il 30% dei voti.

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