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Per la parità fra il servizio civile e militare

La protezione della natura è una delle molteplici attività di pubblica utilità in cui sono impegnati civilisti Keystone

Offrire senza indugi la libera scelta fra il servizio militare e quello civile: è la via indicata dalla Commissione federale per l'infanzia e la gioventù (CFIG) per rispondere in modo adeguato ai nuovi bisogni dell'esercito, dei giovani e dell'intero paese.

La commissione esorta il governo e il parlamento svizzeri anche ad istituire un “patto civico”, per “ridare un senso alla parola servire e credibilità al termine obbligo”. Si tratterebbe di un contratto con cui ogni giovane che assolve il servizio militare o civile formalizzerebbe il proprio impegno per la collettività e quale contropartita riceverebbe il riconoscimento degli sforzi compiuti, tramite un valore aggiunto in termini di formazione.

L’obbligo al servizio militare sancito dalla Costituzione federale “è già clinicamente morto”, ha affermato lunedì a Berna il presidente della CFIG Pierre Maudet, illustrando il rapporto della commissione. Oggi, infatti, un terzo abbondante dei giovani svizzeri chiamati al reclutamento è dichiarato non idoneo al servizio militare o al servizio sostitutivo. “In certi cantoni, come per esempio Zurigo, addirittura uno su due”, ha precisato il sindaco di Ginevra. Inoltre, non tutti coloro che sono dichiarati idonei effettuano interamente il servizio.

Presto il problema si acuirà nettamente, poiché il parlamento ha deciso che gli effettivi dell’esercito svizzero saranno quasi dimezzati. “Ma nessuno si è chiesto cosa faranno le migliaia di uomini che non saranno più arruolati e come si potrà conciliare il futuro esercito di 100mila uomini con il principio costituzionale dell’obbligo di servire”, ha sottolineato il liberale radicale ginevrino, rimproverando ai parlamentari e al governo una mancanza di riflessione sui compiti e sulla missione dell’esercito nella mutata realtà del XXI secolo.

Modi diversi di servire, ma di uguale valore

La CFIG pensa che il parlamento sarà d’accordo di offrire un’alternativa ai numerosi uomini in età di servire in esubero. “Perché dunque non nel servizio civile, che dà la possibilità a giovani intraprendenti di fare cose intelligenti?”, ha detto a swissinfo.ch il vicepresidente della commissione Luca Cirigliano.

Il giudice distrettuale argoviese riconosce che “il servizio civile fa ancora paura a molti politici”. Perciò la commissione li esorta “a rendersi conto che sia il servizio militare sia quello civile sono importanti. Vogliamo far capire che c’è bisogno di entrambi, che i giovani vogliono dare un contributo al paese in cui vivono, ma che ci sono diversi modi di farlo: uno è quello militare, l’altro quello civile”.

Secondo il socialista, l’esplosione delle domande per il servizio civile registrata in Svizzera negli ultimi anni, a fronte del calo d’interesse per il servizio militare, dimostra che i giovani hanno voglia di impegnarsi per il paese, ma per qualcosa che ai loro occhi abbia senso. Un senso che non trovano più nell’esercito, perché i mutamenti geostrategici hanno reso astratti i pericoli e il nemico, osserva.

“Una piccola rivoluzione mentale”

“Il pericolo viene proprio da chi oggi difende lo statu quo e non si accorge che l’esercito deve evolvere, che è lo strumento principale della sicurezza, ma non l’unico, che si può servire il proprio paese, la sicurezza e la stabilità con attività civili”, rincara Pierre Maudet. “Penso che occorra fare una piccola rivoluzione mentale e adattarsi alla nuova situazione”, aggiunge il capitano di milizia.

Per il liberale radicale, lanciare ora il dibattito sulla libera scelta fra servizio militare e civile significa anche anticipare “il rischio di vedere accettata in votazione popolare l’iniziativa del Gruppo per una Svizzera senza esercito che chiede l’abolizione del servizio militare obbligatorio”.

La raccolta delle firme per l’iniziativa è ancora in corso. Il termine scade all’inizio di gennaio. La CFIG potrebbe immaginare che le sue proposte siano utilizzate per elaborare un controprogetto? “La commissione non ha preso posizione sull’iniziativa e non fa controprogetti. Ciò spetta al parlamento. Questo può però utilizzare le proposte della CFIG”, ha risposto il presidente della commissione a swissinfo.ch.

“La posta in gioco è il riconoscimento dell’impegno dei giovani – uomini e donne, svizzeri e stranieri – per la collettività. È un messaggio fondamentale che si dà al paese e alla gioventù”, puntualizza Pierre Maudet.

Per tutti e a buon mercato

La CFIG, infatti, va oltre la libertà di scelta tra servizio civile e militare – della stessa durata – per gli uomini svizzeri. Consiglia anche di introdurre il servizio civile facoltativo per i giovani stranieri e per le donne.

Oltre a motivare tutti i giovani in età di servire che vivono in Svizzera a dare il proprio contributo alla società e partecipare così alla sua costruzione, secondo la CFIG, il servizio civile sarebbe vantaggioso dal profilo finanziario. “Attualmente i suoi costi sono pari all’1% di quelli dell’esercito”, rileva Maudet. E anche se domani le sue dimensioni si ampliassero notevolmente i costi resterebbero bassi, prevede il presidente della CFIG, basandosi sull’evoluzione degli ultimi anni.

Contro corrente

Per il momento non ci sono reazioni ufficiali. Ai Dipartimenti federali della difesa e dell’economia – ossia i ministeri competenti per il servizio militare e per quello civile – si indica che prima di poter prendere posizione si dovrà esaminare il rapporto della CFIG.

Le proposte della commissione, tuttavia, non sembrano destinate ad entusiasmare le cerchie militari e nemmeno quelle politiche, poiché vanno chiaramente contro la tendenza delle decisioni adottate negli ultimi tempi. La prassi per aderire al servizio civile da quest’anno è stata resa più complicata e la settimana scorsa il parlamento ha optato per un esercito di 100mila uomini, mentre il governo ne proponeva 80mila e la società degli ufficiali 120mila.

Ma Pierre Maudet, che all’inizio dell’anno aveva proposto un esercito di 20mila uomini, resta fiducioso. “Chi avrebbe mai creduto che l’esercito svizzero avrebbe dimezzato gli effettivi e che in più il ministro della difesa Ueli Maurer si sarebbe rallegrato di questa soluzione? Eppure è esattamente quello che è successo”, dichiara.

Per evitare che l’esercito si ritrovi nuovamente con le spalle al muro e sia costretto a subire tagli e limitazioni, i responsabili militari e politici devono giocare d’anticipo, restando fedeli ai valori, non alle strutture, consiglia il capitano ginevrino, che reclama un approccio positivo.

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Istituita nel giugno 1978, la Commissione federale per l’infanzia e la gioventù (CFIG) è un organo consultivo per il governo svizzero e altri enti della Confederazione. Prende posizione su temi che riguardano i bambini e i giovani e formula proposte in materia, all’indirizzo delle autorità elvetiche. È composta di 20 membri che per la loro attività professionale o la loro esperienza in organizzazioni sono considerati esperti nella politica giovanile e dell’infanzia. Ogni membro è nominato per un mandato di 4 anni, rinnovabile al massimo per altri 4 anni.

Secondo la CFIG, il suo modello di parificazione fra servizio civile e militare, renderebbe più attrattivo quest’ultimo, adattandolo alle esigenze del XXI secolo, e di rispettare la Costituzione sia per quanto riguarda l’obbligo di servire che l’uguaglianza di trattamento. Per evitare il rischio di un’insufficienza di effettivi per l’esercito, la CFIG suggerisce una clausola che garantisca la priorità al servizio militare in termini di reclutamento.

Il servizio civile è inteso anche come strumento per rafforzare la coesione nazionale, sia fra le regioni, sia fra le generazioni. Oltre che nei campi di attività contemplati attualmente dal servizio civile – sanità, sociale, beni culturali, natura e paesaggio, agricoltura, cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario – la CFIG auspica l’impiego di civilisti nei programmi di efficienza energetica e di cleantech, come anche come supporto per le autorità locali in manifestazioni e lavori pubblici.

In linea di principio, i civilisti assolverebbero il servizio in una regione linguistica diversa dalla loro. Al contrario, per gli stranieri che effettuerebbero volontariamente il servizio civile lo farebbero laddove abitano, in modo da agevolare la loro integrazione. In cambio del loro impegno per il paese d’accoglienza, potrebbero per esempio ricevere corsi linguistici, di civica e di storia svizzera. La loro eventuale procedura di naturalizzazione potrebbe essere accelerata.

Per le donne si riconoscerebbe e valorizzerebbe l’immenso lavoro di volontariato che oggi svolgono in modo informale. La CFIG ricorda che il valore delle prestazioni di assistenza e cure fornite gratuitamente dalle donne a parenti e conoscenti è stimato a oltre 80 miliardi di franchi l’anno.

La CFIG trasmetterà a breve il rapporto ai ministri della difesa e dell’economia e a tutti i parlamentari federali.

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