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Processo Swissair: Mario Corti alla sbarra

Mario Corti, ultimo responsabile di Swissair, non si è trincerato dietro il silenzio Keystone

Lunedì l'ultimo presidente della direzione di SairGroup ha deposto in aula, respingendo le accuse del pubblico ministero di Zurigo.

L’ex direttore delle finanze, Georges Schorderet, si è avvalso invece della possibilità di non rispondere. In una presa di posizione personale ha definito il fallimento di Swissair una tragedia.

È cominciata lunedì a Bülach, nel canton Zurigo, la seconda settimana del processo Swissair. La presenza in aula di Mario Corti ha calamitato l’interesse del pubblico: in centinaia sono accorsi ad assistere alla sua deposizione.

Corti, ultimo presidente della direzione di SAirGroup, ha risposto in modo dettagliato e tranquillo alle domande del giudice, mentre ha mantenuto il silenzio su quelle formulate dalla procura e su quelle inerenti alla compagnia aerea belga Sabena.

“Dopo quattro anni finalmente ho la possibilità di esprimermi senza essere interrotto”, ha detto Mario Corti.

Da parte sua Schorderet, che a differenza di Corti non ha voluto rispondere alle domande, in una presa di posizione personale ha definito “totalmente infondate” tutte le accuse.

“Insieme ai miei collaboratori abbiamo cercato giorno e notte di assicurare un futuro al gruppo”, ha dichiarato. “Rimpiango di non esserci riuscito. Il fallimento di Swissair è stata anche per me una grande tragedia”.

Sia Corti che Schorderet si sono dichiarati non colpevoli e hanno difeso il loro operato.

Meglio fallire prima?

Il pubblico ministero zurighese accusa invece Corti di diminuzione dell’attivo in danno dei creditori, amministrazione infedele, false indicazioni su attività commerciali, cattiva gestione e favori concessi a creditori.

L’ex direttore finanziario di Nestlé aveva preso il controllo di Swissair sei mesi prima del tracollo dell’aviolinea con il compito di risanare l’azienda. In lui erano dunque riposte tutte le speranze di sopravvivenza.

Il diretto interessato ha sottolineato che la sua assunzione alla direzione di SAirGroup non era stata pianificata, precisando che ci si trovava “in una situazione straordinaria”.

L’ex responsabile di Swissair ha definito poi “assurda” l’ipotesi, secondo cui sarebbe stato meglio dichiarare fallimento in anticipo. In ogni caso vi sarebbe stata una situazione di grounding, ha detto, e ha respinto categoricamente la tesi che la direzione avesse proceduto ad un’integrazione delle diverse filiali di SAirLines e ad un condono dei debiti dell’aviolinea a scapito dei creditori.

Cambiamento di rotta

La sospensione della cosiddetta strategia “Hunter” o del “cacciatore”, che prevedeva il rilevamento di partecipazioni in varie compagnie aeree europee dopo la bocciatura popolare dello Spazio economico europeo (SEE) nel 1992, è però avvenuta nel corso di un processo più ampio e non è stata una decisione presa su due piedi.

L’effettivo cambiamento di strategia è avvenuto in seguito alla crisi dirigenziale venutasi a creare in seno al gruppo, che ha portato anche al licenziamento, all’inizio del 2001, dell’ex numero uno Philippe Brugisser.

Non è vero – ha spiegato Corti – che vi è stato un improvviso peggioramento nel corso 2000: sia Swissair che Crossair, così come le filiali nel ramo dell’aviazione, erano sane ma determinate partecipazioni erano problematiche.

Verso la fine del 2000 era però chiara la necessità di cambiar rotta, ha detto. L’ultimo presidente della direzione ha confermato anche il versamento in suo favore di 12 milioni di franchi per “la sicurezza della sua famiglia”.

swissinfo e agenzie

Il processo ha luogo dal 16 gennaio al 9 marzo presso il Tribunale distrettuale di Bülach (canton Zurigo).

Il Tribunale si riunisce nella sala multiuso della cittadina alle porte di Zurigo che può ospitare fino a 1500 persone. I dibattimenti sono pubblici.

Gli interrogatori dei 19 imputati devono essere realizzati entro il 5 febbraio. A partire dal 15 febbraio seguono la requisitoria della procura pubblica e le difese degli avvocati.

Gli inquirenti hanno lavorato quattro anni e mezzo prima di presentare la prima versione dell’atto d’accusa nella primavera 2006. Sono state interrogate 300 persone ed effettuate 20 perquisizioni.

I documenti consegnati al tribunale sono riuniti in 4150 classificatori che messi uno vicino all’altro raggiungono una lunghezza di 270 metri.

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