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Progetto svizzero per il lago Kivu

Il Lago Kivu, fotografato dalla sponda ruandese eawag.ch

Ricercatori elvetici dell'Istituto federale per l'approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque collaborano con il Ruanda nella ricerca di una soluzione al problema dei gas potenzialmente pericolosi del lago Kivu.

Il progetto mira ad assicurare l’approvvigionamento energetico e a ridurre i rischi per la popolazione locale.

Nei fondali del lago Kivu, frontiera naturale fra il Ruanda e la Repubblica democratica del Congo, giacciono decine di miliardi di metri cubi di metano e di anidride carbonica. L’Istituto federale per l’approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque (IFADPA) partecipa ad un progetto per lo sfruttamento del gas metano lanciato dai due Stati africani.

L’obiettivo del progetto, come spiegato giovedì dai responsabili, è duplice. Da una parte si vuole ridurre la concentrazione dei gas e i rischi di cataclisma in caso di esplosione; dall’altra produrre elettricità a partire dal metano che si trova nelle profondità del lago.

Riserva di gas

Il lago Kivu, con una superficie di 2’700 chilometri quadrati, custodisce 55 miliardi di metri cubi di metano ed una quantità quattro volte superiore di biossido di carbonio, dissolto nell’acqua a partire da 150 metri di profondità. Il valore delle riserve di gas che si trovano nel lago è stimato dagli esperti in 16 miliardi di franchi.

Il gas metano è non tossico per l’uomo, ma diventa esplosivo se sottoposto ad una forte pressione o a concentrazione. L’anidride carbonica (CO2), se si diffonde nell’aria in seguito all’esplosione del metano, può causare la morte per asfissia.

Il progetto cela perciò anche notevoli rischi. «Nessuno sa esattamente in che modo il lago reagirà all’estrazione dei gas», dichiara Alfred Wüest dell’IFADPA: «Tutti i test devono quindi essere eseguiti con la massima cautela».

A quale profondità?

Il gruppo diretto da Wüest sta cercando di chiarire, assieme ad altri esperti internazionali, le misure da adottare in vista dell’inizio dell’estrazione dei gas. Uno degli elementi più controversi è la profondità dalla quale si dovrà procedere all’estrazione.

I ricercatori dell’IFADPA sono attivi nella regione da quando, nel 2002, si verificò un’eruzione vulcanica. Il vulcano Nyiragongo produsse 38 milioni di metri cubi di lava, travolgendo parte della città. Il progetto svizzero è condotto in collaborazione con due organizzazioni locali ed è finanziato dal Fondo nazionale per la ricerca con circa 100’000 franchi.

swissinfo e agenzie

L’Istituto federale per l’approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque (IFADPA) è un istituto di ricerca del settore dei Politecnici federali che occupa 400 collaboratori; si impegna a favore di un uso ecologico, economico e socialmente responsabile dell’acqua e dei corsi d’acqua.

L’IFADPA è attivo dal 2002 nella regione del Lago Kivu; nel quadro del progetto –sostenuto con 100’000 franchi dal Fondo nazionale per la ricerca – l’istituto opera in collaborazione con due organizzazioni locali.

Dal canto loro, Ruanda e Repubblica democratica del Congo hanno deciso di rilanciare un progetto comune di sfruttamento del metano del Kivu, che permetterebbe di ridurne la concentrazione evitando il rischio di una catastrofe dovuta ad esplosioni o fuoriuscite letali di gas.

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