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Qualità e vanità: il marchio svizzero in vetrina

Croce rossa su campo bianco, una questione d'identificazione Keystone

Il visitatore non rischia certo di perdersi: il Museo della comunicazione, a Berna, è riconoscibile da lontano, tappezzato com’è di bandiere svizzere di tutte le dimensioni.

Dentro il museo, un’orgia di bianco e rosso. L’emblema nazionale è condito in tutte le salse, non tutte sempre riuscite.

Il Museo della comunicazione ha scelto la scenografia di un supermercato per esporre una vasta scelta di prodotti che, in un modo o nell’altro, ricorrono alla croce bianca in campo rosso per vendersi. Così, il visitatore se ne va per acquisti da un reparto all’altro, nel bazar del marchio svizzero.

Lo sfruttamento che gli ambienti economici, culturali o sportivi fanno di questo marchio non ha limiti. A tal punto che certe ditte non esitano ad apporre l’emblema rossocrociato per oggetti prodotti all’estero. Clamoroso il caso delle pentole “svizzere” fabbricate in Cina.

Gli svizzeri sono un popolo patriota

L’ala di un aereo su cui è impressa una croce svizzera – rivela un recente sondaggio – scatena emozioni positive nell’80% degli svizzeri. Oggi, la reticenza e talvolta l’avversione della generazione del ’68 di fronte ai simboli nazionali sembra essere superata.

I cambiamenti socio-economici, la commercializzazione sempre più spinta, la globalizzazione hanno fatto sì che oggi il patriottismo non è più monopolio della destra conservatrice. Anche la sinistra vuole la sua parte. Per i giovani, poi, la croce svizzera è diventata un oggetto di consumo corrente, uno stile di vita.

L’esposizione, pur proponendone una notevole scelta, non può che abbozzare l’inventario degli oggetti con il marchio svizzero che oggi vanno di moda, tanto l’economia, la cultura, lo sport si sbizzarriscono nel proporre sempre nuove trovate. Ce n’è proprio per tutti i gusti, dall’oggetto utile e di qualità, all’accessorio sfrontatamente superfluo.

Le quattro sezioni dell’esposizione

Una prima sezione è per il marchio svizzero all’insegna dello Stato, con le ex regie federali come la Posta o le Ferrovie. Spazio anche alla defunta Swissair, risorta con il nuovo logo Swiss. C’è poi l’ente radiotelevisivo svizzero, che ha fatto del marchio elvetico quasi una sua ragione d’essere.

Una seconda sezione è dedicata allo sport, che sui sentimenti patriottici fa leva da sempre. Un filo rosso e bianco tiene insieme intere generazioni emozionate per le imprese del ciclista Ferdi Kübler, della sciatrice Vreni Schneider o del tennista Roger Federer. E per chi non ricorda le parole dell’inno nazionale, l’industria tessile ha pensato di fabbricare una maglietta – rossa – con stampato il testo – in bianco – da cantare nei momenti di trionfo sportivo.

L’esposizione propone poi un’altra sezione con prodotti alimentari e accessori di ogni tipo. Infine, un angolo anche per il folklore nella cultura e per la croce svizzera come stile di vita, dove il patriottismo si affianca al piacere.

Messaggi contradditori

La croce svizzera oggi è declinata in un’infinità di prodotti. Questa moltiplicazione le conferisce una nuova carica simbolica oppure conduce a una perdita di significato, per farla diventare una semplice decorazione? Gli organizzatori si limitano a constatare; la risposta spetta a ciascuno di noi.

Forse in passato il significato della croce svizzera è stato più coerente per una larga fascia della popolazione. Oggi, il marchio serve, tra l’altro, a definire una dimensione più personale in un mondo sempre più globalizzato. Ma i messaggi veicolati da questo simbolo sono diversissimi e addirittura contradditori. Gli oggetti e accessori esposti parlano di qualità e affidabilità svizzera, ma raccontano anche storie di pura vanità.

swissinfo, Mariano Masserini

La croce bianca su sfondo rosso è ormai onnipresente. Oggi è diventata un simbolo alla moda ed è usata anche per prodotti che con la Svizzera non hanno nulla a che vedere.

L’esposizione “Weiss auf Rot – United colours of Switzerland” è al Museo della comunicazione di Berna fino al 28 agosto 2005.

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