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Ritratto del Ticino che lavora

Come è cambiato il Ticino che lavora: il ruolo fondamentale delle donne swissinfo.ch

Femminilizzazione, terziarizzazione e crescita del tempo parziale hanno maggiormente inciso sul mutamento del mercato del lavoro dal 1970 al 2000.

Caratteristiche, queste, emerse dai dati del Censimento e presentate in un dossier curato dell’Ufficio cantonale di statistica (USTAT)

Una vera e propria miniera di informazioni che non solo propone un ritratto della situazione ticinese nel Duemila, ma ne ripercorre le evoluzioni intercorse dal 1970 al 2000 fino ad aprire una finestra sul futuro proponendo delle previsioni sulla popolazione attiva dal 2000 al 2030.

Saranno di nuovo le donne, anche nei prossimi decenni, ad imprimere dei cambiamenti al mercato del lavoro, unitamente all’invecchiamento della popolazione attiva.

“Mentre nel 1970 solo il 33% della popolazione attiva era costituita da donne – leggiamo nel numero 4 di “Dati, statistiche e società”, la rivista trimestrale dell’USTAT – questa proporzione è passata al 34% nel 1980, al 38% nel 1990, al 42% nel 2000 e potrebbe raggiungere il 46% nel 2020″.

E per quanto riguarda l’evoluzione della popolazione attiva, secondo le previsioni degli economisti il Bellinzonese dovrebbe presto diventare la regione più dinamica.

Dentro le cifre dell’occupazione

Tornando al presente, secondo il censimento federale 2000, in Ticino gli occupati sono 140 mila 861 a fronte di una popolazione in età lavorativa (quindi superiore ai 15 anni) di 261 mila 134 individui. Il rapporto è dunque pari al 53,9%, una percentuale che si situa al di sotto della media svizzera (62,7%).

Anche le cifre svizzere relative ai tassi di occupazione maschile e femminile sono più elevate di quelle ticinesi: 72,9% per gli uomini (66,8% in Ticino) e 53,2% per le donne (42,5% in Ticino). Sia in Ticino, sia in Svizzera, emerge una maggiore propensione dell’occupazione da parte degli stranieri.

Cambiato, tra il 1970 e il 2000, anche il tipo di attività dovuto ad una crescita sostanziale della popolazione attiva occupata nel terziario a scapito dei settori primario e secondario. Va tuttavia segnalata, nel settore dei servizi, una leggere flessione intervenuta nell’ultimo decennio.

Luganese in prima linea

Nel 2000 il Luganese occupa da solo 58 mila 597 persone, pari al 41,6% del totale. Seguono Locarnese e Valle Maggia (28 mila 024 occupati, pari ad una quota del 20%), Mendrisiotto ( 22 mila 832, 16,2%) Bellinzonese (19 mila 408, 13,8%) ed infine la regione Tre Valli (12 mila, 8,5%).

Il Luganese, in cui dunque si concentra maggiormente l’occupazione, ha fatto segnare una chiara evoluzione con un aumento totale di 18 mila 315 occupati (+ 1,5% annuo nel trentennio 1970-2000) e ben 25 mila 229 nel terziario (+ 3,7% annuo).

Sulle rive del Ceresio si ritrova inoltre la maggior proporzione di persone che svolgono professioni dirigenziali ed intellettuali (13,6% degli uomini e 10,6% degli stranieri). Lo stesso discorso vale anche per le donne occupate in professioni intellettuali.

L’altra metà del cielo

Sebbene il tasso di partecipazione femminile sia inferiore a quello degli uomini – per motivi culturali e per la ripartizione tradizionale dei ruoli – nell’ultimo trentennio l’occupazione in Ticino è aumentata soprattutto grazie a loro, contribuendo all’aumento degli occupati nella misura del 70%.

In Ticino oltre il 75% del personale femminile è concentrato nelle professioni tecniche, amministrative e della vendita contro una quota del 41,9% degli uomini. Le donne sono inoltre largamente sottorappresentate nelle professioni dirigenziali, intellettuali e artigianali (17,9% contro 53,1%).

Situazione simile anche a livello nazionale, seppure le quote percentuali mostrino una minore accentuazione del fenomeno. Le donne continuano a concentrarsi maggiormente tra i salariati senza funzioni dirigenziali (78,2% in Ticino contro il 64,1% per gli uomini).

E gli uomini continuano a superarle tanto nella categoria dei salariati con funzione dirigente quanto in quella degli indipendenti. E dal 1970 al 2000 non vi sono stati notevoli cambiamenti.

La segregazione occupazionale non dipende però solo dalla discriminazione di genere – che non si può escludere – ma anche dal nesso maternità-occupazione: conciliare maternità e carriera lavorativa è una vera e propria corsa ad ostacoli.

Il tempo parziale

In Ticino nel 2000 gli occupati a tempo parziale sono 31 mila 28: 6 mila 676 uomini (22%) e 24 mila 352 donne (78%). Le persone che ricorrono a questa forma di lavoro rappresentano il 22% del totale degli occupati in Ticino, ed il 24,8% in Svizzera.

Il ricorso al tempo parziale, scelto il larga misura dalle donne, appare come una delle soluzioni per rientrare nel mondo del lavoro, anche se il fenomeno è meno accentuato in Ticino rispetto alla Svizzera: 41 ticinesi e 46 svizzere su 100 scelgono il tempo parziale.

Il tempo parziale è maggiormente presente nei servizi (24%) ed è praticato soprattutto nelle professioni tecniche (23,3%), negli impieghi amministrativi (20,6%), nelle professioni dei servizi e della vendita (19,9%).

Il Ticino che non lavora

Se lo sguardo retrospettivo permette di comprendere come è cambiato il mercato del lavoro in Ticino e quali siano le nuove sfide, a destare preoccupazione è indubbiamente le disoccupazione.

L’anono scorso in Svizzera il tasso medio è diminuito, per la prima volta dal 2001, assestandosi al 3,8%. In Ticino è invece aumentato, fissandosi al 4,9%. Un andamento diverso in parte legato, secondo gli esperti, all’entrata in vigore della seconda fase degli accordi bilaterali che penalizza i cantoni di frontiera.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Popolazione residente in Ticino nel 2000: 306 mila 846
Occupati in Ticino nel 1970: 33 mila 91
Occupati in Ticino nel 2000: 140 mila 861 ( 81 mila 963 uomini, 58 mila 898 donne)
Nel 2020 la popolazione attiva potrebbe raggiungere 160 mila 442 unità (148 mila 509 nel 2000, 158 mila 051 nel 2010)

Dal 1970 al 2000 in Ticino e in Svizzera si è registrata una crescita quasi generalizzata degli occupati.

Un aumento dovuto alla femminilizzazione del mondo del lavoro, tanto in Ticino quanto nel resto dei cantoni svizzeri.

Cresciuto a ritmi sostenuti anche il tempo parziale, forma di lavoro prediletta dalle donne, poco dagli uomini e dagli stranieri.

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