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Scenari climatici allarmanti per il futuro

Futuro meteorologicamente sempre più caldo per gli svizzeri Keystone

Secondo gli esperti svizzeri, le fluttuazioni meteorologiche e le temperature potrebbero regolarmente toccare gli estremi alla fine del secolo.

I forti venti e le temperature elevate di questi giorni non hanno però nulla a che vedere con lo studio del Poli di Zurigo e di MeteoSvizzera.

L’ondata di calore che si è abbattuta sull’Europa l’estate scorsa, provocando più di 20.000 vittime e danni all’agricoltura per la prolungata siccità, non è che un assaggio dei fenomeni climatici estremi che colpiranno il nostro continente nei prossimi cento anni.

I ricercatori dell’Istituto per le scienze del clima e dell’atmosfera del Politecnico federale di Zurigo prevedono nel corso del ventunesimo secolo un aumento della frequenza dei fenomeni atmosferici estremi.

In base ad un modello elaborato dal climatologo Christoph Schaer, l’accumulo di gas serra nell’atmosfera non provoca solo un incremento lento e continuo della temperatura media, ma anche un aumento della variabilità delle temperature stagionali. In altre parole, estati eccezionalmente calde e secche come quella del 2003 si ripeteranno sempre più spesso in futuro.

I risultati dello studio, finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica e dall’Unione Europea, sono apparsi sull’ultimo numero della rivista Nature.

Franzi e Gerda non c’entrano

Per osservare i mutamenti climatici previsti dai climatologi del Politecnico di Zurigo si dovrà quindi attendere la fine dell’attuale secolo.

Franzi e Gerda, i forti venti che dalla scorsa fine settimana spazzano la Svizzera e parte dell’Europa non sono l’avanguardia dell’estremizzazione del clima, ma normali tempeste invernali: nulla da paragonare con «Lothar», la`disastrosa tempesta che si abbatté sulla Confederazione nel 1999.

Lo conferma a swissinfo Christof Appenzeller, climatologo a MeteoSvizzera: “Le tempeste invernali di questi giorni non hanno nulla ache vedere con il nostro studio. La nostra ricerca ha elaborato dei modelli di previsione del clima a lungo termine“.

Caldo record e siccità

Le temperature registrate a giugno, luglio e agosto del 2003 in tutto il continente rappresentano un’anomalia statistica rispetto alle medie stagionali del ventesimo secolo, pur tenendo conto del graduale aumento della temperatura media globale in corso.

In molte località della Svizzera, il termometro ha superato i 35 gradi, con punte oltre i 40. Il livello dei laghi e dei fiumi è sceso ai minimi storici, minacciando la sopravvivenza della flora e della fauna caratteristiche.

L’erba dei pascoli si è seccata e la produzione di latte è calata, il vento caldo e secco proveniente dall’Africa ha favorito gli incendi dei boschi e le slavine ad alta quota. Il settore agricolo ha registrato una perdita complessiva di mezzo miliardo di franchi.

Negli altri Paesi europei, l’impatto è stato più drammatico sulle città, con un’impennata senza precedenti della mortalità tra gli anziani.

Nuovo modello climatico per il continente

Nel tentativo di spiegare le ragioni del fenomeno, Christoph Schaer ed i suoi colleghi dell’Istituto per le scienze del clima e dell’atmosfera del Politecnico di Zurigo hanno definito un nuovo modello climatico per il continente, estremamente dettagliato, che tiene conto del ciclo dell’acqua e delle variazioni della temperatura atmosferica intorno alla media stagionale.

Secondo le loro previsioni, il ventunesimo secolo non ci riserva solo un riscaldamento progressivo, ma anche un aumento delle fluttuazioni della temperatura tra un anno e l’altro e dei fenomeni climatici estremi come le ondate di calore.

“In poche parole, un’estate su due sarà altrettanto calda se non più calda di quella del 2003”, dice Schaer.

“Per quanto riguarda le altre stagioni – aggiunge il climatologo – non prevediamo alcun aumento della variabilità. Gli inverni, anzi, tenderanno ad essere sempre più temperati”.

Difficoltà d’adattamento

Modificando opportunamente le colture agricole e l’organizzazione del settore energetico, col tempo l’uomo si adatterà all’aumento della temperatura media. Sarà assai più difficile adattarsi ad impennate improvvise ed oscillazioni climatiche estreme.

Le regioni più colpite dal fenomeno, secondo gli autori della ricerca, saranno l’Europa centrale ed orientale, che nel ventunesimo secolo tenderanno a diventare zone semi aride, con un clima analogo a quello che oggi caratterizza i Paesi del bacino del Mediterraneo.

swissinfo, Maria Cristina Valsecchi

L’estate 2003, con temperature di cinque gradi centigradi superiori alla media dei decenni precedenti, non sarà più nulla d’eccezionale.

Lo sostiene una ricerca realizzata dell’Istituto per le scienze del clima e dell’atmosfera del Politecnico federale di Zurigo.

I risultati dello studio, finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica e dall’Unione Europea, sono pubblicati sull’ultimo numero della rivista Nature.

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