Depositi di scorie radioattive all’analisi di scienziati “nella roccia”

Massiccio del Grimsel, nel centro delle Alpi svizzere. In un laboratorio sotterraneo, scienziati cercano delle soluzioni adeguate per lo stoccaggio di scorie radioattive. Il loro sguardo deve forzatamente essere di lungo termine: questo tipo di materiale rimane pericoloso per decine di migliaia di anni.
Il laboratorio sul Grimsel si trova 450 metri sotto lo Juchlistock, nel bel mezzo del granito delle montagne dell’oberland bernese. Il sistema di tunnel che lo collega al mondo esterno è lungo circa un chilometro ed è stato aperto nel 1984.
Il programma di test condotto al suo interno vede la partecipazione di organizzazioni provenienti da Germania, Francia, Giappone, Spagna, Svezia, Taiwan, Stati Uniti così come dall’Unione europea. I vari partner svolgono esperimenti propri o lavorano su progetti ideati dalla Cooperativa nazionale per il deposito di scorie radioattive (Nagra).
“Bisogna comprendere l’ambiente sotterraneo nel quale si lavora per poter costruire dei depositi sicuri” sottolinea il dott. Urs Frick, portavoce di Nagra.
“La natura compie degli esperimenti nel corso di migliaia e migliaia di anni. Un deposito deve limitare le emissioni del materiale radioattivo per moltissimo tempo, ciò che implica una profonda analisi dell’ambiente circostante. In questo campo non possiamo permetterci errori di alcun genere”.
Tunnels d’investigazione
Le proprietà chimiche, geologiche e meccaniche dei tunnel e delle caverne scavate nella roccia sono analizzate approfonditamente in modo da trasmettere le conoscenze così acquisite ad altri siti simili che potrebbero fungere da futuri depositi.
I progetti includono la simulazione di calore generata da alti livelli di emissione radioattiva, studi su come le sostanze radioattive possano essere trasportate ed immagazzinate in zone con presenza d’acqua e valutazioni dei rischi derivanti da attività sismiche e da scavi sotterranei.
La temperatura nei tunnel del laboratorio sul Grimsel è costantemente attorno ai 12-13 gradi centigradi. “In inverno, qua dentro l’atmosfera è molto secca a causa del freddo esterno; viceversa in estate è estremamente umido” dice Frick. “Se durante la stagione calda lasciassimo un libro in quest’atmosfera, si trasformerebbe rapidamente in una pasta molliccia”.
Fulmini sottoterra
Un inatteso insegnamento tratto dagli scienziati del Grimsel dalla loro esperienza riguarda gli effetti sotterranei dei fulmini: persino 400 metri al di sotto della superficie, gli esperimenti sono soggetti ad influenze da parte delle grandi scariche elettriche provenienti dai temporali.
“Quando un fulmine colpisce la montagna, milioni di volts si disperdono nella roccia e la discendono attraverso l’acqua che vi filtra. Se un violento fulmine si abbatte sulla cresta che ci sovrasta, può succedere che tutto l’equipaggiamento elettronico del laboratorio vada fuori uso. L’abbiamo appreso a nostre spese…”.
In Svizzera si stanno pianificando due depositi di scorie radioattive (prodotte principalmente dalle centrali nucleari e da certi materiali utilizzati in medicina, nell’industria e nella ricerca): uno per oggetti con bassa o media contaminazione; uno per materiale altamente radioattivo.
“Il sito ideale dispone di perturbazione geologica minima” rivela Frick. “Inoltre la conducibilità attraverso l’acqua deve essere bassa: in Svizzera tutta la roccia è satura d’acqua ma se quest’ultima non si muove, le particelle radioattive non vengono trasportate all’esterno del deposito”.
“Ritengo che una zona rocciosa sufficientemente ampia, indisturbata e veramente impermeabile possa fungere da deposito sicuro, anche a lungo termine. Ciò persino considerando possibili fissure o movimenti tettonici provocati da eventuali sismi. Sono altresì convinto che molti luoghi in Svizzera dispongano di queste caratteristiche” conclude il dottor Urs Frick.
swissinfo

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