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Il premio dell’ONU ad un progetto di «ecomateriali»

L'uragano Wilma del 2005 ha causato ingenti danni a Cuba Keystone

Un progetto cofinanziato dalla Svizzera, che promuove la produzione e la commercializzazione di materiale da costruzione ecologico a Cuba, ha ricevuto un prestigioso premio delle Nazioni Unite.

Oltre a consentire uno sviluppo edilizio sostenibile, il progetto ha permesso di creare nuovi impieghi, migliorando così il livello di vita in molte comunità locali.

«L’obiettivo del riconoscimento è di premiare gli strumenti che privati ed istituzioni utilizzano per migliorare le condizioni di vita nei centri urbani in tutto il mondo», spiega Anna Tibaijuka, direttrice esecutiva di UN Habitat, il Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani.

Quest’anno, ad essere selezionato per l’importante riconoscimento internazionale è stato il progetto cubano «Ecomaterials in Social Housing», cofinanziato dall’Agenzia svizzera per la cooperazione e lo sviluppo (DSC).

Il progetto ha permesso di sviluppare, a livello locale, un sistema innovativo di produzione e commercializzazione di materiali da costruzione ecologici. Lo scopo è di consentire agli abitanti di zone economicamente svantaggiate di riparare le loro abitazioni o di erigere nuove dimore.

«Siamo felici e orgogliosi che i nostri partner in questo progetto abbiano ricevuto un premio così prestigioso a livello mondiale», dice a swissinfo Béatrice Ferrari della DSC.

La DSC ha sostenuto il progetto con 300mila franchi. Altri contributi dalla Svizzera sono giunti dal Politecnico federale di Losanna e dall’organizzazione non governativa Sofonias.

Cemento al bambù

Alla fine degli anni Ottanta, in seguito al blocco delle forniture di petrolio sovvenzionate dall’ex URSS, lo Stato cubano non è più stato in grado di mantenere il sistema centralizzato di costruzioni edili basato su una prefabbricazione industriale.

L’istituto di ricerca CIDEM dell’Università cubana di Las Villas ha così cercato delle alternative per garantire la costruzione e la riparazione di abitazioni, soprattutto nelle regioni più remote e nelle aree soggette a disastri naturali.

La soluzione è stata individuata nella produzione locale di «ecomateriali», ovvero materiali da costruzione prodotti con un basso consumo di energia e dai contenuti costi di trasporto. Il sistema include ad esempio l’impiego di cenere vulcanica e di frammenti riciclati.

I principali ecomateriali sono dei blocchi forati di calcestruzzo, in cui il cemento tradizionale è stato sostituito da un agglomerato di fibre di bambù e cemento. Un accorgimento che riduce il peso complessivo, ma aumenta la solidità delle costruzioni.

Ecologia e lavoro

Il progetto si rivolge in particolare ai proprietari di abitazioni in cinque municipalità rurali, situate in zone a rischio di disastri naturali (inondazioni). In cinque anni sono state ristrutturate 2’300 abitazioni.

«L’interesse del progetto non risiede soltanto nella promozione di abitazioni ecologicamente sostenibili e di basso costo, ma pure nella creazione di nuovi posti di lavoro», sottolinea la DSC.

Complessivamente sono stati creati 200 impieghi e favorito lo sviluppo indiretto di altre attività. Entro il 2010, 17 comuni beneficeranno del sistema. Il modello è stato ora riconosciuto anche dal governo cubano.

La svolta energetica è possibile

Roderick Lawrence, del Centro di ecologia umana e Scienze ambientali dell’Università di Ginevra, è dell’avviso che tali progetti possano contribuire ad una svolta in ambito energetico.

«Se progetti di questo tipo diventassero l’esempio nel settore della costruzione di abitazioni, e il caso di Cuba dimostra che è possibile, si potrebbe assistere ad una riduzione significativa dell’uso di risorse non rinnovabili, della forte dipendenza ai prodotti derivanti dal petrolio e del volume di gas ad effetto serra emessi dall’edilizia», osserva a swissinfo.

In particolare, sottolinea Lawrence, il sistema applicato a Cuba è degno di nota per il coinvolgimento delle comunità locali.

«La creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di meccanismi che coinvolgono la comunità locale, consentono di rafforzare la coesione sociale e di migliorare la qualità di vita per tutta la collettività», conclude.

swissinfo

Ad inizio ottobre, in concomitanza con il World Habitat Day, il Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani ha pubblicato un rapporto sulla povertà urbana.

I poveri, rileva il rapporto, sono i più toccati dalla criminalità e dalla violenza urbana, dalla precarietà del diritto alla terra, dallo sfratto forzato e dai disastri naturali.

Circa il 60% dei residenti urbani nei paesi in via di sviluppo sono stati vittime del crimine negli ultimi cinque anni.

Per evitare un’esplosione a livello sociale (due terzi della popolazione mondiale vivranno nelle città entro il 2050), gli autori del rapporto chiamano i governi di tutto il mondo ad intensificare i loro sforzi nelle aree più sensibili.

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