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Il Ticino scommette sul polo biotecnologico

Il Ticino punta sul settore delle biotecnologie mettendo in rete diversi istituti swissinfo.ch

La ricerca in campo biologico e medico sarà in futuro un importantissimo tassello per lo sviluppo del canton Ticino, che già oggi può contare su centri di eccellenza di fama internazionale.

Facendo capo alle infrastrutture di punta del Centro svizzero di calcolo scientifico (CSCS), i principali istituti presenti sul territorio potranno così rafforzare la propria capacità progettuale.

Trovare nuove soluzioni per combattere il cancro, individuare dei sistemi in grado di sconfiggere virus micidiali, sviluppare le tecnologie che possono agire sulla malattia, rafforzare le competenze scientifiche al servizio della ricerca. Come fare per raggiungere nel modo migliore questi obiettivi?

Unire le forze e mettersi in rete con il Centro svizzero di calcolo scientifico, capace di elaborare una massa di calcoli complessi e contribuire così ad una migliore comprensione dei sistemi da studiare. L’iniziativa, che segna un passo molto importante verso la creazione di un vero e proprio polo biotecnologico, coinvolge alcuni dei maggiori protagonisti della ricerca scientifica nel cantone.

Il gruppo di ricerca sulle Scienze computazionali del professore. Michele Parrinello (Politecnico federale di Zurigo), l’Istituto oncologico della Svizzera Italiana (IOSI), l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) e l’Università della Svizzera italiana (USI), hanno recentemente creato una rete che fa capo al CSCS nel ruolo di fulcro.

Tra i partner di questa rete, l’IRB e lo IOSI sono impegnati direttamente in due progetti avanzati, tesi a contrastare nel primo caso il virus all’origine della febbre Dengue e, nel secondo caso, i tumori del sistema linfatico.

Una malattia che miete milioni di vittime

La febbre Dengue è una malattia devastante che colpisce circa 100 milioni di persone nell’area tropicale. Al momento non esistono medicine o vaccini efficaci contro questa malattia di scarso interesse per l’industria farmaceutica.

“I ricercatori dell’IRB –spiega il presidente dell’Istituto Giorgio Noseda – hanno sviluppato una tecnologia che permette di isolare anticorpi dal sangue di individui colpiti da malattie infettive come SARS, influenza aviaria, AIDS, febbre Dengue”.

Le competenze dell’IRB ed il supercomputer del CSCS renderanno possibile la visualizzazione delle interazioni molecolari tra questi anticorpi e i virus. “La comprensione del funzionamento degli anticorpi – aggiunge Noseda – è indispensabile per contribuire a neutralizzare il virus”.

“L’obiettivo è quello di testare un nuovo approccio interdisciplinare per identificare e sfruttare il punto debole, il tallone d’Achille, di un virus. L’esperienza ottenuta ed il metodo sviluppato in questo primo progetto – precisa ancora Noseda – potranno successivamente essere applicati ad altri virus: dall’HIV all’antrace, dall’influenza alla difterite”.

Per meglio sconfiggere i tumori

Il secondo progetto in fase avanzata è quello diretto dal professor Franco Cavalli presso il laboratorio di oncologia sperimentale dello IOSI. Si prefigge di approfondire ulteriormente l’analisi dell’intero patrimonio genetico delle cellule del sistema immunitario colpite da tumore.

“L’identificazione delle regioni del genoma che sono perse o aumentate nelle cellule tumorali – afferma Cavalli – può portarci a riconoscere i geni importanti per la cellula tumorale. Tali geni possono successivamente essere utilizzati per terapie mirate o per migliorare la diagnostica”.

“Abbiamo già analizzato oltre duecento campioni tumorali – provenienti anche dall’estero, principalmente dall’Italia e dagli Stati Uniti – con una metodologia che siamo i primi ad utilizzare in Svizzera. Essa permette di guardare l’intero patrimonio genetico della cellula tumorale e di individuare i singoli geni affetti”.

Grazie alla collaborazione con il CSCS in grado di elaborare un’elevatissima quantità di informazioni, lo IOSI punta ad avere sull’arco di un anno i dati raccolti da circa 500 campioni.

Un settore in ottima salute

Quello delle biotecnologie è dunque un settore su cui puntare, tanto più che nel confronto internazionale la Svizzera è competitiva e la ricerca gode di ottima salute. Lo conferma il rapporto «La biotecnologia in Svizzera: piano d’azione» approvato il luglio scorso dal Consiglio federale.

La qualità della ricerca svizzera in questo campo è del resto elevata. Lo dimostra la quota di progetti biotecnologici svizzeri approvati nell’ambito del Sesto programma quadro di ricerca dell’UE, che si situa chiaramente al di sopra della media europea.

Nelle quattro regioni universitarie di Ginevra/Losanna, Basilea, Zurigo e Ticino sono sorti veri e propri cluster (ossia gruppi) di imprese biotecnologiche. “Con oltre 200 imprese biotecnologiche – si legge in una nota del Dipartimento federale dell’interno – la Svizzera vanta la più alta densità di aziende di questo genere rispetto al numero totale di abitanti”.

Nel 2005 il settore delle biotecnologie ha conseguito un fatturato di circa 6 miliardi di franchi e dato lavoro ad oltre 14 mila persone. La Svizzera, dunque, non può che trarre benefici da un settore biotecnologico florido. Il successo dipende però da molti fattori, quali la formazione e la ricerca che devono continuare ad essere sostenuti.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Il progetto di messa in rete dei cinque istituti presenti sul territorio ticinese, va contestualizzato nel credito quadro generale stanziato dalla Confederazione per la ricerca scientifica: di questo credito, 2.5 milioni di franchi sono stati assegnati alla messa in rete del CSCS con il tessuto accademico locale.

Nel corso degli ultimi quattro anni si sono sviluppati in Svizzera quattro veri e propri poli d’eccellenza: Zurigo con il Politecnico federale (PFZ) e l’Università, l’arco lemanico con il Politecnico federale di Losanna (PFL) e le università di Losanna e Ginevra, Bellinzona con l’Istituto di ricerca in biomedicina e Basilea, capitale dell’industria farmaceutica, con il partenariato tra la locale università e il PFZ (SystemsX).

Nel 2005, il Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNS) ha concesso sussidi a progetti e persone per un totale di 466 milioni di franchi, di cui 187 milioni destinati al settore biologia e medicina.

Alla ricerca vera e propria (ricerca libera) sono stati assegnati 279 milioni di franchi, di cui 125 milioni (45 %) a progetti di biologia e medicina. Lo stesso anno, il FNS ha stanziato complessivamente 41 milioni di franchi per 112 progetti di ricerca fondamentale nel campo della biologia (senza la ricerca clinica).

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