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Le reazioni di partiti e organizzazioni

Gioia o delusione. Sollievo o preoccupazione. I risultati di domenica suscitano sentimenti opposti.

Se il secco no agli OGM rende felici gli ambienti rosso-verdi, la liberalizzazione del lavoro domenicale nelle stazioni soddisfa invece il campo borghese.

MORATORIA SUGLI OGM

I vincitori

Comitato pro iniziativa: Il comitato, composto da organizzazioni ecologiste e associazioni di consumatori, di agricoltori e di aiuto allo sviluppo, esprime estrema soddisfazione ed ha già presentato richieste concrete alle autorità federali.

I vincitori domandano in particolare che nei prossimi cinque anni la Confederazione non concluda convenzioni internazionali contrarie ad un’agricoltura priva di Ogm.

Greenpeace: “Il risultato dà un po’ di respiro e di tempo all’agricoltura svizzera, ma i problemi non sono finiti”. Greenpeace, che accoglie con grande soddisfazione il risultato, invita a non abbassare la guardia.

In un comunicato cita l’impollinazione di culture biologiche da semi transgenici e l’aumento di piante estremamente resistenti agli erbicidi come le sfide più importanti. Il risultato è un segnale verso il parlamento elvetico, ma anche verso le autorità europee.

Partito socialista: “Se si pensa alla difficoltà di far passare un’iniziativa in Svizzera, quello di domenica è un trionfo”, ha dichiarato il presidente dei socialisti Hans-Jürg Fehr.

Non è una decisione conservatrice – ha affermato – perché il sì rafforza l’agricoltura ecologica. Il mercato elvetico deve confrontarsi con quello europeo, e in questo senso solo dei prodotti di nicchia potranno spuntarla, ha detto Fehr.

Verdi: Secondo Ruth Genner, presidente dei Verdi, i contadini svizzeri potranno posizionarsi chiaramente su un mercato “Ogm free”. Che cosa succederà fra cinque anni è ancora incerto – ha detto la Genner – ma il Consiglio federale non potrà più condurre una politica agricola senza tener conto dell’opinione dei consumatori

Bio Suisse: Gioia e sollievo. Per l’organizzazione dei contadini Bio bisognerà utilizzare i prossimi cinque anni per dare una risposta alle numerose domande ancora aperte relative alla coltivazione di piante Ogm.

Per questo l’associazione chiede al Consiglio federale di istituire un piano direttore di ricerca per i rischi legati all’ingegneria genetica.

Il sì è inoltre un chiaro segnale del popolo in favore di un’agricoltura ecologista e vicina alla natura.

Gli sconfitti

Unione democratica di centro: Ci aspettavamo questo risultato, ha detto il presidente dell’UDC Ueli Maurer, secondo cui gli iniziativisti “non sono stati molto onesti” nelle loro argomentazioni.

La moratoria – sostiene – non ha alcuna utilità e i fautori dell’iniziativa avrebbero dovuto dire se passati i cinque anni vorranno ancora un paese senza organismi geneticamente modificati. Ma sarà il mercato a decidere se gli Ogm la spunteranno o meno.

Partito liberale radicale: Il presidente Fulvio Pelli è convinto che l’esito della votazione avrà due conseguenze principali: da una parte l’agricoltura elvetica perde un’opzione, dall’altra la Svizzera quale piazza di ricerca subisce un grande smacco a livello d’immagine. La moratoria – afferma Pelli – non fa che rimandare la soluzione dei problemi.

Partito popolare democratico: “Gli iniziativisti sono riusciti ad attivare la popolazione facendo leva sulla paura”. È la prima reazione del PPD, che si dichiara molto deluso della mancanza di fiducia di fronte agli organismi modificati geneticamente.

Ora, aggiunge il PPD, è importante rassicurare la ricerca dicendo chiaramente che la moratoria è solo temporanea e non significa un rifiuto degli studi in questo campo

Gen Suisse: l’organizzazione deplora il voto favorevole che interpreta come un segnale di cattivo auspicio per la ricerca agrobiotecnologica, sia a livello nazionale che internazionale.

È un verdetto contrario allo spirito elvetico, di solito molto liberale e favorevole alla ricerca.

APERTURA DOMENICALE DEI NEGOZI

I vincitori

Comitato interpartito favorevole all’apertura domenicale: Secondo il comitato, che raggruppa oltre 130 parlamentari borghesi, il sì permette di adattare la legge a una pratica già esistente.

Il verdetto impedisce che stazioni e aeroporti diventino di domenica una sorta di “deserto”. Si tratta di un sì a 2 mila posti di lavoro e un piccolo contributo all’economia elvetica.

Unione democratica di centro: Secondo l’UDC chiese e sinistra non sono riuscite a far accettare al popolo la loro “tattica del salame”: dopo le stazioni e gli aeroporti, queste forze politiche avrebbero domandato la restrizione degli orari di apertura dei negozi situati nei distributori di benzina, o di quelli di souvenir nei centri turistici. Da ultimo sarebbero state prese di mira le vendite serali organizzate una volta la settimana.

Partito liberale radicale: i radicali si rallegrano per il sì. Con questa scelta, i cittadini hanno dimostrato di non volersi far mettere sotto tutela.

Anche la domenica le persone hanno il diritto di decidere liberamente. Il sì non fa che rispecchiare la realtà sociale del paese. Molte persone vogliono lavorare e fare acquisti di domenica.

Partito popolare democratico: per il PPD la bocciatura del referendum dei sindacati significa che la maggioranza degli svizzeri è favorevole al mantenimento di migliaia di posti di lavoro.

Il sì dà sicurezza giuridica senza intaccare il riposo domenicale. Il PPD rifiuta un’estensione della liberalizzazione del lavoro domenicale. Secondo i democristiani, sindacati e socialisti si sono dimostrate forze conservatrici.

Gli sconfitti

Unione sindacale svizzera: Per l’USS è particolarmente deludente perdere una votazione per così poco. Ad ogni modo i sindacati sperano che la mozione sulla liberalizzazione degli orari lavorativi di domenica venga bocciata dal Consiglio nazionale.

L’USS ha buone speranze di vedere deputati del PPD e del PLR cambiare idea e respingere la mozione del Consiglio degli Stati.

Per l’USS, il voto dei cantoni dimostra che per molte persone la domenica ha ancora un significato particolare.

Partito socialista: Secondo il PS, il sì risicato dimostra che la maggioranza della popolazione non vuole che la domenica diventi un giorno lavorativo come un altro.

Per questo il PS attende al varco coloro che, favorevoli alla modifica della legge, hanno sostenuto che non si trattava di una liberalizzazione generalizzata. La prova del nove si avrà mercoledì, quando il Nazionale dovrà pronunciarsi su una mozione in tal senso.

Verdi: stessa argomentazione per i Verdi, che attendono al varco mercoledi i fautori della revisione legislativa.

Comitato ecumenico: Il comitato, che riunisce cattolici e protestanti, ha preso nota del sì risicato alla revisione della legge sul lavoro, nonostante la massiccia campagna a favore.

Un chiaro segnale a suo avviso contro ulteriori liberalizzazioni del lavoro domenicale. I piani, pendenti in parlamento, per estendere il numero di domeniche lavorative non potranno raccogliere una maggioranza.

swissinfo e agenzie

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