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Lingue: passaporto, prego!

Keystone

Uno strumento per paragonare i livelli di competenza linguistica e favorire l'apprendimento. I direttori cantonali dell'educazione hanno lanciato la versione svizzera del Passaporto europeo delle lingue.

In seguito alla crescente mobilità nella formazione e nel mondo della lavoro, si fa sempre più urgente la ricerca di standard comuni per i diversi attestati e diplomi di lingua rilasciati in tutta Europa. A questo problema intende fornire una soluzione il Passaporto europeo delle lingue (PEL), un documento personale che riporti le conoscenze linguistiche del suo titolare e che agevoli un ulteriore apprendimento.

La versione elvetica è stata presentata giovedì dalla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) e rappresenta una delle iniziative della Svizzera all’Anno europeo delle lingue 2001 organizzato dal Consiglio d’Europa e dall’Unione europea per celebrare la diversità linguistica e favorire l’apprendimento.

Destinato ai giovani a partire dal nono anno di scolarità e agli adulti, il PEL, grazie ad una scala di riferimento europea, descrive il grado di competenza del suo possessore nei diversi idiomi in maniera tale che le informazioni siano trasparenti e paragonabili a livello nazionale e internazionale.

I primi tentativi di introdurre un documento simile risalgono ad una decina di anni fa per merito soprattutto del Consiglio d’Europa e in particolare agli impulsi elvetici. “Nelle questioni linguistiche la Svizzera è sempre stata la locomotiva”, ha sottolineato Johanna Pahthier, della Sezione lingue vive del Consiglio d’Europa.

Un ruolo da pioniere a livello nazionale l’ha svolto il Ticino, cantone che per vocazione e per necessità presta una grande attenzione alle lingue straniere, ha spiegato il Consigliere di Stato Gabriele Gendotti. Dopo aver utilizzato il Passaporto già nel 1998 in alcuni istituti del cantone come strumento pedagogico, quest’anno verrà il PEL verrà introdotto in tutte le scuole di tipo professionale.

Il direttore della CDPE, Hans Ulrich Stöckling, ha sottolineato la grande opportunità offerta da questo strumento, ossia la possibilità di fissare livelli di conoscenze a cui tutti i cantoni possano riferirsi. Un fatto ben più importante della scelta sulla prima lingua straniera da insegnare nelle scuole dell’obbligo, ha aggiunto Stöckling alludendo alle roventi polemiche all’interno della CDPE in seguito alla decisione del canton Zurigo di privilegiare l’inglese al posto di una delle lingue nazionali.

Ma l’importanza del PEL risiede anche nella sua utilità per il mondo del lavoro. Il documento permetterà al datore di lavoro di farsi un’idea precisa delle capacità linguistiche dei collaboratori e a questi ultimi di vedersi retribuire in maniera adeguata. Non è quindi un caso che al lancio del PEL una dichiarazione comune sia stata sottoscritta oltre che dal presidente della CDPE e da rappresentanti degli ambienti dell’educazione anche dai rappresentanti del padronato e dei sindacati.

Luca Hoderas

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