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Svizzera caso particolare? Non più per molto

Appare il giorno di San Valentino: lo speciale che l'Economist dedica alla Svizzera swissinfo.ch

La democrazia diretta resta un unicum svizzero, ma in molti settori la Confederazione assomiglia sempre più agli altri paesi.

Lo afferma un inserto speciale della rivista «The Economist» dedicato al «caso particolare Svizzera».

Cosa fa la particolarità della Svizzera? È davvero così diversa da tutti gli altri paesi? Per rispondere a queste domande, Barbara Beck, responsabile degli inserti speciali dell’Economist, ha lavorato per mesi, parlando con personalità del mondo politico, accademico, economico e istituzionale elvetico.

La giornalista del prestigioso settimanale inglese si è accostata alla Svizzera senza condizionamenti. Non la conosceva prima e per questo ha potuto osservarla «con uno sguardo libero e da una prospettiva aerea».

Veri i cliché, ma…

«In sostanza tutti i cliché sulla Svizzera sono veri», dice a swissinfo Barbara Beck. «È proprio vero che in Svizzera funziona tutto. I mezzi di trasporto pubblici partono quando ci si aspetta che lo facciano e la gente è puntuale, gentile e diligente». Ma questo è solo un aspetto.

In un mondo strettamente interconnesso, un piccolo paese non può sottrarsi ai cambiamenti geopolitici e all’evoluzione di un’economia globale. La reputazione di modello di integrità e di probità della Svizzera è stata scalfita, le rivelazioni sulla vicenda dei fondi ebraici e sul comportamento durante la Seconda guerra mondiale hanno gettato un’ombra sulla sua immagine.

La Beck cita poi lo studio PISA, secondo il quale gli allievi svizzeri sono poco preparati, la disoccupazione al 4%, il grounding di Swissair, l’incendio nel tunnel del San Gottardo e l’incidente aereo di Überlingen.

Inoltre la Svizzera non è più il paese più ricco del mondo, le ingerenze statali nella vita pubblica stanno aumentando e questo porterà a tasse più alte. Tutti motivi per i quali la Svizzera non è più speciale come un tempo.

Democrazia diretta: il vero bene da esportazione

L’Economist, la cui ultima analisi sul paese di Guglielmo Tell risale al 1986, si chiede se il resto del mondo possa imparare qualcosa dalla Svizzera. La risposta del settimanale di tendenza liberale è positiva per quanto riguarda il sistema politico.

«La cosa che mi ha colpita di più è stato il sistema politico e il modo in cui questo influisce su tutti gli altri aspetti della vita», afferma Barbara Beck. «Mi piacerebbe che il sistema elvetico di democrazia diretta e federalismo venisse ripreso anche da altri stati».

Un’idea che piace anche all’editorialista Roger de Weck. «In Europa c’è sempre più interesse per la democrazia diretta», ha constato de Weck nel corso di una tavola rotonda dedicata all’inserto dell’Economist. «Non dovremmo però sviluppare un culto della particolarità, ogni stato ha qualcosa di speciale. L’identità è essere così come si è».

Lentezza, l’altra faccia della medaglia

La democrazia diretta ha anche i suoi rischi: troppo federalismo può nuocere alle imprese se interferisce sul mercato interno bloccandolo. Inoltre, un numero eccessivo di votazioni popolari suscitate da gruppi di interesse possono pesare sul morale della popolazione e condurre a una riduzione della partecipazione al voto.

La Svizzera ha un urgente bisogno di riforme, se vuole tornare tra i primi della classe, ma il sistema politico elvetico non è fatto per riforme veloci. «Comunque anche se le cose vanno avanti lentamente», ha relativizzato Barbara Beck, «alla fine riescono bene».

Un’isola in Europa

Particolare la Svizzera lo è anche per la sua non adesione all’Unione europea. «Sono arrivata qui pensando che fosse ridicolo che la Svizzera se ne stesse come un puntino solitario in mezzo all’Europa».

Nel frattempo Barbara Beck ha constatato che attualmente la Svizzera «da un punto di vista economico se la cava bene anche senza essere membro dell’Ue».

Da un punto di vista politico, poi, l’adesione all’Ue sarebbe oggi difficile. Per l’autrice dello studio, il federalismo e la democrazia diretta ne soffrirebbero troppo. «La Svizzera dovrebbe muoversi secondo le decisioni di Bruxelles e non è ancora pronta a farlo».

Tuttavia Barbara Beck ha notato l’evoluzione del dibattito politico, che negli ultimi anni è diventato sempre più duro e polarizzato. «Da questo punto di vista», conclude «l’omologazione all’Ue è cosa fatta».

swissinfo, Christian Raaflaub
(Traduzione e adattamento, Doris Lucini)

Da molti punti di vista la Svizzera non è più un caso particolare: questa la conclusione di uno studio pubblicato dal settimanale britannico The Economist.

Fondato 160 anni fa, l’Economist tira quasi un milione di copie vendute in tutto il mondo. Apertamente liberale, si definisce di «estremo centro». Il settimanale è uno dei media più influenti nel mondo degli affari internazionali, pur essendo rivolto anche al grande pubblico.

L’inserto speciale dedicato al «caso speciale Svizzera» segnala la perdita d’immagine della Confederazione e la sua difficoltà a seguire la rapida evoluzione politica ed economica del villaggio globale.

Lodi invece per la democrazia diretta e il federalismo, anche se a volte sono proprio questi a rallentare le riforme.

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