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L’Ue respinge le condizioni della Svizzera

Svizzera e Unione europea di nuovo ai ferri corti swissinfo C Helmle

La Svizzera reagisce con stupore al rifiuto dei ministri delle finanze europei di legare fiscalità e sicurezza interna.

Riuniti martedì a Bruxelles, i ministri dell’Ecofin sostengono che è tempo che la Svizzera firmi separatamente il dossier sulla fiscalità del risparmio.

I ministri delle finanze dell’Unione europea hanno respinto martedì «all’unanimità» i legami che la Svizzera stabilisce tra il dossier della tassazione dei risparmi e quello di Schengen.

Adottato lo scorso giugno dai Quindici, l’accordo sulla fiscalità del risparmio, che permette alla Svizzera di conservare il segreto bancario, deve essere ancora firmato ufficialmente.

Ma la Svizzera si è detta disposta ad apporre la sua firma finale solo dopo il raggiungimento di un’intesa su Schengen, che riguarda la sicurezza interna e la libera circolazione delle persone.

La Svizzera ferma sulle sue posizioni

Fin dall’inizio dei bilaterali bis, Berna ha insistito sul parallelismo tra i vari dossier, posizione ribadita di recente dalla ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, durante una sua visita a Bruxelles il 2 febbraio.

Il presidente della Confederazione, Joseph Deiss si è detto « sorpreso » dalle conclusioni dell’ Ecofin, ma non vede ragione di cambiare la strategia dei negoziati.

Il ministro delle finanze elvetico, Hans-Rudolf Merz, rifiuta da parte sua di cedere alle pressioni dell’Ue. Anche se dice di comprendere alcune motivazioni di Bruxelles, Merz ribadisce che è alta anche la posta in gioco della Svizzera.

“Per il momento sarebbe sbagliato firmare l’accordo sulla fiscalità del risparmio” ha dichiarato Merz, che insiste sulla necessità di tenere insieme i nove dossier, al fine di ottenere un pacchetto di norme equilibrato.

Secondo il ministro delle finanze elvetico però un compromesso è ancora possibile e la Svizzera ha ancora dei mezzi per far pressione sull’Ue.

Tutti contro pochi

Hans Eichel, ministro tedesco, ha precisato che sarà inviato un messaggio «molto chiaro» a Berna. «È una posizione chiara, comune», ha ripetuto. «Non accettiamo legami tra questioni che non hanno rapporti».

Il ministro francese delle finanze Francis Mer ha da parte sua detto che gli altri paesi terzi – Monaco, Andorra, San Marino e Liechtenstein – con cui l’UE sta ancora negoziando «si nascondono» dietro la Svizzera.

Questi negoziati si sono dimostrati più difficili del previsto, arenati su di una lista di esigenze avanzata da questi paesi.

Ma non solo la Svizzera e i paesi terzi si sono rivelati un osso più duro del previsto. Anche dalla Gran Bretagna e dai Paesi Bassi l’Ue fatica infatti ad ottenere l’assicurazione che i loro territori della Manica e dei Caraibi adotteranno le stesse misure valide per l’Unione europea.

L’Austria nel coro

L’Austria, solitamente più conciliante, non si è mostrata più disposta degli altri ad accettare le richieste elvetiche di un pacchetto omogeneo di accordi bilaterali bis. Il ministro delle finanze Karl-Heinz Grasse si è però detto fiducioso circa la possibilità di trovare un’intesa con la Svizzera: «con o senza Schengen».

I ministri dell’UE desiderano decidere entro giugno in merito all’applicazione delle direttive interne sulla tassazione dei risparmi, che dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2005, e sugli accordi con Stati terzi.

swissinfo e agenzie

1992 il popolo svizzero rifiuta la proposta di adesione allo Spazio economico europeo
1994 Svizzera e Unione europea iniziano le trattative per la conclusione di 7 accordi settoriali
1999 firma del primo pacchetto di accordi bilaterali CH-UE
2000 il testo dei trattati è approvato dal popolo svizzero
2002 i 7 accordi bilaterali entrano in vigore
2002 CH e UE avviano un nuovo round di negoziati (bilaterali II o bilaterali bis)

Berna e Bruxelles hanno già raggiunto un accordo sulla fiscalità dei risparmi, ma la Confederazione esige che ogni minaccia al suo segreto bancario sia esclusa.

Ciò significa porre limitazioni all’interpretazione dell’articolo 51 di Schengen che potrebbe portare all’assistenza giudiziaria in caso di evasione fiscale.

Questo dossier, che riguarda asilo e migrazione (nel quadro dei trattati di Schengen e di Dublino) e la collaborazione in materia di giustizia e polizia è stato richiesto dalla Svizzera.

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