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C’è halal e halal

La disciplina alimentare, un aspetto importante dell'Islam Keystone

I musulmani devono rispettare norme precise in materia di cibo, ovvero mangiare unicamente alimenti "halal" (permessi). In Svizzera i consumatori possono scegliere tra diversi prodotti con questa etichetta, ma non esiste una certificazione unica.

Le persone di fede musulmana nel mondo sarebbero – secondo le stime – circa il 20% della popolazione del pianeta, ovvero oltre 1 miliardo e 300 milioni di individui. Bastano queste cifre per far capire quanto sia interessante, in termini economici, il mercato dei prodotti alimentari conformi alle norme del Corano.

A titolo di esempio, nel 2008 Nestlé ha realizzato una cifra d’affari pari a 5,3 miliardi di franchi proprio nel settore degli alimenti halal.

Per quanto concerne la Svizzera, dove vivono circa 400’000 musulmani, tale segmento fa gola a parecchi distributori: a partire dal mese di agosto del 2009 Coop offre cinque prodotti definiti halal. Pure Manor, da tempo, vende nei suoi negozi questo tipo di alimenti.

Tale varietà di offerta, a cui si aggiungono le macellerie indipendenti, dovrebbe costituire un indubbio vantaggio per il consumatore di fede musulmana. In realtà, però, la scelta è difficile poiché non esiste un marchio “halal” unico. Basti pensare che nel mondo vi sono un centinaio di diversi centri di certificazione, come l’Islamic Food Council of Europe.

Macellazione rituale

“Halal” è una parola araba che significa appunto “permesso”. Questo termine indica tutto ciò che è permesso secondo l’Islam. Il concetto include il comportamento, il modo di parlare, l’abbigliamento, la condotta e le norme in materia di alimentazione.

Mohammed Kaba, direttore del Centro islamico di Losanna, spiega: «Il problema si pone soprattutto per quanto concerne la carne. È fondamentale conoscerne la provenienza – il maiale è infatti proibito dal Corano – e la modalità di macellazione, ovvero se la bestia è stata sgozzata secondo il rito islamico, tagliando le due carotidi e senza essere precedentemente stordita».

La questione è però più complessa: «Vi sono altri tipi di carne a loro volta proibiti, ad esempio tutti quelli legati al maiale, come il cinghiale». Oltre agli alcolici, non sono poi ammessi i grassi di origine animale. Questo vale anche per i dolci.

Importazione permessa

In Svizzera la mattazione di mammiferi senza stordimento prima del dissanguamento è proibita in virtù della legge del 9 marzo 1978 sulla protezione degli animali.

Per tener conto della libertà di fede e di religione della comunità ebraica e di quella islamica prescritta dalla Costituzione federale, l’importazione di carne di animali macellati ritualmente è però consentita.

A questo proposito, in un comunicato stampa in merito alla propria gamma di prodotti halal, Coop ha precisato che «prima della macellazione gli animali vengono storditi» e di conseguenza non contravvengono in alcun modo alle norme di legge svizzere, che vietano la macellazione rituale. L’unica differenza rispetto alla macellazione normale «è la presenza di una persona di fede musulmana al momento della macellazione».

Una scelta che lascia perplessi parecchi musulmani, i quali faticano a considerare questi prodotti realmente halal. Inoltre, c’è chi non concepisce di acquistare prodotti halal da venditori che smerciano anche carne di maiale o alcolici.

Una questione di fede

«Vi sono persone per le quali qualsiasi carne diversa dal maiale è ammessa», osserva Mohammed Kaba. Questo, aggiunge, vale anche per molte macellerie e ristoranti, che assicurano di servire cibi halal i quali in realtà non sono tali.

Per garantire ai fedeli una scelta “certificata”, la moschea di Losanna indica alcune macellerie che vendono cibi conformi ai dettami del Corano, verificando mediante ispezioni il rispetto delle direttive e organizzando dei corsi di formazione per i collaboratori dei negozi in questione. Nella Svizzera italiana, la carne viene spesso acquistata in Italia, dove la macellazione rituale è consentita.

Secondo l’Imam Jelassi Radouan Samir, attivo proprio in Ticino, «il fatto che i musulmani possano trovare alimenti halal con maggiore facilità nella grande distribuzione è certamente positivo e necessario, a patto però che la denominazione rispecchi la realtà».

Infatti, conclude, «ogni musulmano realmente praticante deve osservare i dettami del Corano: si tratta di un principio di vita. Di conseguenza, è fondamentale istituire un meccanismo di controllo sul marchio halal, troppo sovente utilizzato a sproposito per fini commerciali. Un musulmano deve poter acquistare un vero prodotto halal, non solo una parola. È una questione di trasparenza e responsabilità».

Andrea Clementi, swissinfo.ch

Nella Confederazione vivono circa 400’000 musulmani.

Nel 2000 (ultimo censimento) rappresentavano il 4,26% della popolazione svizzera. Si tratta della principale comunità religiosa del paese dopo i cattolici e i protestanti.

Tra il 1990 e il 2000 la popolazione musulmana dall’ex Yugoslavia in Svizzera è triplicata. Con una proporzione del 56,4%, i musulmani provenienti dai Balcani costituiscono la comunità islamica più grande della Confederazione.

Nel 2000, il 20% dei musulmani in Svizzera proveniva dalla Turchia, l’11,7% aveva un passaporto rossocrociato e il 6% era di origini africane (principalmente Magreb).

La macellazione rituale in uso presso gli ebrei e i musulmani, cioè l’uccisione di animali con il taglio della gola senza un precedente stordimento, è vietata nella Confederazione dal 20 agosto 1893.

In quell’occasione, il 60% dei votanti approvò l’iniziativa popolare lanciata dalla Società svizzerotedesca per la protezione degli animali che chiedeva l’introduzione di tale divieto.

La legge sulla protezione degli animali del 1978 ha ripreso nell’art. 20 il divieto fino ad allora stabilito dall’art. 25bis della Costituzione federale:

È lecito infliggere dolori, sofferenze o lesioni all’animale o porlo in stato d’ansietà soltanto se inevitabile per lo scopo dell’esperimento.

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