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Conciliare punizione con riabilitazione

In Svizzera il diritto penale minorile mette l'accento sull'educazione dei giovani delinquenti Keystone

Notizie dei media su un programma di reinserimento di lusso per un giovane delinquente violento hanno recentemente scatenato un'ondata di indignazione pubblica e politica in Svizzera. Ma simili trattamenti, sarcasticamente definiti dalla stampa "coccole della giustizia", sembrano portare benefici agli individui e alla società.

Cosa si dovrebbe fare con gli adolescenti violenti: punirli o riabilitarli? Un po’ entrambi? In Svizzera, la priorità ufficiale è “proteggerli ed educarli”.

“Nel sistema svizzero, la riabilitazione e il reinserimento occupano una posizione molto elevata”, dice a swissinfo.ch Allan Guggenbühl , psicologo e fondatore dell’Istituto per la gestione dei conflitti di Zurigo.

“Rispetto ad altri paesi, come per esempio gli Stati Uniti, si pone maggiormente l’accento sul modo di reintegrare il giovane”, spiega, sottolineando che in Svizzera la percentuale di giovani delinquenti condannati che non recidivano è “molto alta”.

“Alcuni programmi prevedono sessioni regolari di gestione della rabbia. In altri, i giovani delinquenti vanno in campagna, in montagna. Altri ancora comprendono il lavoro”.

Benché l’istruzione sia considerata più importante della punizione, i giovani delinquenti seguono raramente una carriera accademica, perché di solito hanno alle spalle risultati scolastici scarsi. “L’obiettivo principale è che conseguano una formazione professionale”, precisa Guggenbühl.

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Il costo della riabilitazione di un giovane delinquente

Questo contenuto è stato pubblicato al Un servizio trasmesso a fine agosto dalla Televisione svizzera ha attirato l’attenzione sul suo caso. Dopo lo scalpore suscitato nei media e tra l’opinione pubblica, il giovane è stato trasferito in un penitenziario «per la sua protezione», ha comunicato la polizia. Per giustificare il costo del suo regime speciale, la società privata incaricata del programma…

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Recidiva

Lo scorso anno in Svizzera, 11’883 giovani tra i 10 e i 18 anni sono stati condannati per vari reati. L’80 per cento era di sesso maschile e il 68 per cento era di nazionalità svizzera.

Il tasso di recidiva – definito dall’Ufficio federale di statistica come una nuova condanna sull’arco dei tre anni seguenti la prima –si colloca da anni circa sul 35 per cento. A titolo di confronto, in Gran Bretagna, la statistica 2011/2012 indica un tasso di recidiva del 73 per cento dei giovani delinquenti nel primo anno dopo la fine della custodia.

Ciò significa che il sistema svizzero funziona? “In genere sì, perché la percentuale di giovani delinquenti che devono essere posti in prigione è più bassa che in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Inoltre il numero di reati è in calo”, afferma Guggenbühl .

Nel cantone di Zurigo, per esempio, il numero di condanne di giovani tra il 2009 e il 2012 è sceso da 4’047 a 3’417.

Sfide

Tuttavia, questo sistema non è privo di sfide. Tra queste figurano la difficoltà di trovare i collocamenti più adatti ai singoli delinquenti, la mancanza di coordinamento tra i cantoni, la carenza di regolamentazione (la maggior parte delle istituzioni sono private ) e costi elevati che sono politicamente difficili da far accettare a un pubblico scettico.

“Cerchiamo sempre di fornire la soluzione migliore, ma le istituzioni non accettano automaticamente chiunque senza previe informazioni”, osserva Beat Burkhardt, presidente del tribunale dei minorenni di Basilea. “Se ci presentiamo con un giovane che mostra un comportamento problematico e diciamo tutti i luoghi in cui è già stato, molte istituzioni lo rifiutano”.

Per Christian Perler, capo dell’unico reparto di psichiatria forense dell’infanzia e dell’adolescenza della Svizzera, fondato a Basilea nel 2011, una delle cose più difficili è trovare un equilibrio tra disciplina e flessibilità .

“Sfidare il mondo degli adulti, così come testare regole e limiti fa parte dell’essere giovane”, ricorda lo specialista. “Dobbiamo trovare l’equilibrio tra l’avere regole chiare e il tollerare che i ragazzi devono testare in una certa misura queste stesse regole”.

In Svizzera per i ragazzi tra i 10 e i 18 anni vige il diritto penale minorile, che pone l’accento sulla protezione e l’educazione.

Dal 1° gennaio 2011, la procedura penale minorile è disciplinata in modo uniforme in tutta la Confederazione.

La responsabilità penale inizia a 10 anni. La legge sulla tutela della gioventù prevede due tipi di sanzioni: le misure protettive e le pene.

Le prime comprendono la sorveglianza e il sostegno esterno, il trattamento ambulatoriale, il collocamento presso privati o in istituti educativi o di cura.

Le pene vanno dall’ammonizione, alla prestazione personale, alla multa fino alla privazione della libertà. Quest’ultima può raggiungere un massimo di un anno per i minori tra i 15 e i 18 anni e di quattro anni per gli autori di gravi reati in età tra i 16 e i 18 anni.

(Fonte: ch.ch)

“Esorbitante”

Ma ciò che scandalizza opinione pubblica e politici è il prezzo. Il programma di reinserimento a Zurigo di un 17enne pluripregiudicato violento, soprannominato “Carlos” dai media, salito recentemente alla ribalta delle cronache, costava ai contribuenti 29’200 franchi al mese, compresi mille franchi di paghetta e lezioni quotidiane di boxe thailandese. In seguito al putiferio sollevato dal caso rivelato dalla stampa, il programma è stato interrotto e “Carlos” è stato rimandato in carcere.

Ma anche i programmi meno estremi non sono a buon mercato. Il costo medio di una persona in detenzione è di 20’000 franchi al mese, indica Marcel Riesen, capo procuratore dei minorenni del cantone di Zurigo. La tariffa di una terapia intensiva nel reparto di psichiatria forense giovanile a Basilea, che offre una decina di posti, è di 1’450 franchi al giorno. Nella struttura basilese spesso sono accolti ragazzi espulsi o rifiutati da tutte le altre istituzioni.

Guggenbühl ammette che convincere i contribuenti che tali programmi valgono la pena è “un po’ un problema”. “La somma spesa per Carlos era esorbitante, assolutamente eccezionale”, commenta. “Ho a che fare con tanti programmi e costano molto, molto meno. La maggior parte dei tribunali dei minorenni non avrebbe mai permesso che fossero pagate lezioni di boxe. Questo è assurdo. C’è stato più di un giovane delinquente che voleva farsi pagare lezioni di boxe, ma [le autorità ] non lo hanno permesso. Quindi, con Carlos qualcosa è sfuggito completamente di mano”.

Tuttavia, Hansueli Gürber, capo procuratore dei minorenni della città di Zurigo, che dopo l’esplosione del caso Carlos ha ricevuto minacce di morte e che attualmente lavora ad orario ridotto a causa di problemi cardiaci, è convinto che il programma per il 17enne è stato un successo.

“Siamo finalmente riusciti a convincerlo a vivere per 24 mesi senza delinquere, dopo cinque anni durante i quali ha infranto la legge 34 volte. Questo metodo avrebbe funzionato”, sostiene.

Investimenti

Contrariamente a Guggenbühl che è critico sul denaro sborsato nel caso Carlos, Gürber ritiene che in linea di massima questi programmi siano validi investimenti a breve e lungo termine.

“Nel breve termine fanno risparmiare denaro, perché i delinquenti non sono in prigione. Un giorno in carcere è molto caro. In California, adesso si stanno rendendo conto che non possono pagare per tutti quei giovani che hanno incarcerato”, afferma.

Per quanto riguarda il lungo termine, “dobbiamo evitare che questi giovani finiscano in reti criminali. In qualche modo si devono portare sulla strada giusta, nel senso che trovino un lavoro, abbiano un reddito regolare e siano integrati in un ambiente sociale”.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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